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Trento, Grisenti processo da rifare

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Cassazione rinvia giudizio alla Corte d’appello

silvanogrisenti

Trento – La Cassazione ha ridimensionato le condanne inflitte nel 2011 a Silvano Grisenti, ex presidente dell’Autostrada del Brennero ed ex assessore provinciale trentino.

Confermata la condanna per truffa, la Corte ha invece annullato quella per corruzione impropria e annullato con rinvio alla Corte d’Appello di Bolzano quella per corruzione e tentata concussione. Ha inoltre revocato l’interdizione ai pubblici uffici.

Il giudizio di colpevolezza per tentata concussione e corruzione relative all’appalto da 10 milioni di euro del casello di San Michele di cui era stato accusato l’ex presidente dell’Autobrennero, al termine dell’inchiesta “Giano Bifronte”, sono tutte da rivedere.

La Cassazione rinvia il giudizio alla Corte d’appello e cambia notevolmente la situazione giudiziaria e politica per l’ex potente assessore della Giunta Dellai.

Annullata la condanna di Leonesi

Rigettato invece il ricorso per la parte che riguardava la truffa all’A22 per le cene. Annullata anche la condanna di Dino Leonesi e della società A22. Annullata senza rinvio la condanna nei confronti di Grisenti per corruzione impropria in relazione alle sponsorizzazioni della pallamano Mezzocorona e dei “Pattinatori Trento”.

La sentenza della Cassazione

La notizia è arrivata in Trentino intorno alle 21 – dalla Sesta sezione penale della Corte di Cassazione – si tratta di una sentenza che riapre certamente la strada politica dell’ax assessore in vista delle prossime provinciali in Trentino.

La difesa, con gli avvocati Vanni Ceola e Alessandro Melchionda, si dice soddisfatta dopo la pesante condanna della Corte d’appello di Trento  (1 anno e 6 mesi). ora la questione si riapre.

Il dispositivo scritto dai giudici della Suprema corte e, con maggior precisione, sarà consultabile con le motivazioni, tra 2-3 mesi. Il processo d’appello non si terrà prima di 10-12 mesi.

L’accusa per truffa si riferisce ad un pasto consumato insieme ad alcuni amici al ristorante «Campanella» al Cimirlo (per poche centinaia di euro, tre pasti), pagato con carta dell’A22.

La Suprema corte ha cassato senza rinvio – e ha quindi assolto l’imputato in via definitiva – gli unici capi di imputazione per cui era arrivata una condanna sia in primo che in secondo grado: le sponsorizzazioni.

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