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Infermieri da Tirana per strutture socio-sanitarie trentine

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Progetto della cooperazione, domenica attesi 7 neolaureati

[©lavocedelne]

Trento – Domenica 13 febbraio arriveranno in Trentino sette infermieri laureati presso l’Università cattolica Nostra Signora del Buon Consiglio di Tirana. L’iniziativa – informa una nota – si inserisce in una collaborazione tra le cooperative sociali della provincia di Trento e l’istituto universitario albanese, per rispondere alla carenza cronica di personale infermieristico nelle strutture sanitarie e socio-sanitarie trentine.

Gli infermieri professionali che arriveranno in Trentino avranno l’opportunità di lavorare, dopo un periodo di tirocinio, nelle sedi di Trento o Bolzano della cooperativa Vales, a Trento presso la Spes, Curia trentina e Opera Barelli, o a Padova con la cooperativa Solidarietà. I primi sette saranno impiegati all’interno delle strutture della cooperativa Spes.

“L’incontro con l’università di Tirana ci ha permesso di conoscere una realtà molto qualificata che potrebbe essere interessata ad una collaborazione con la Provincia autonoma”, ha detto Paolo Fellin, referente del progetto (Coop Vales).
“Abbiamo chiesto all’assessore provinciale Mattia Gottardi di ripristinare canali di collaborazione con Tirana per sviluppare ulteriormente il progetto e farlo diventare sistema”.

Alla presentazione del progetto, avvenuta presso la sede della Federazione della cooperazione trentina, era presente anche il rettore dell’università di Tirana, Jerome Ndo Mih che ha incontrato l’assessore alla cooperazione internazionale Mattia Gottardi. L’Università di Tirana, istituita nel 2004, ha attivato corsi di laurea di medicina e infermieristica in collaborazione con l’Università Tor Vergata. I titoli sono riconosciuti dallo Stato italiano.


In breve

Inchiesta ‘ndrangheta in Trentino: prima condanna per mafia. Prime sentenze per “Perfido”, l’inchiesta sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta nel settore del porfido in val di Cembra. A Trento, di fronte al gup, era in programma l’udienza per i quattro imputati che hanno scelto il rito alternativo. La condanna più pesante, ha riconosciuto l’associazione mafiosa oltre al reato di riduzione in schiavitù.

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