I carcerati sono prevalentemente uomini, giovani e con un’istruzione medio-bassa
Venezia – Nel 2013, gli istituti penitenziali italiani, progettati per una capienza massima di 47.709 posti, ospitavano 62.536 detenuti, circa 131 ogni 100 posti letto previsti (media europea 98). In Veneto i detenuti erano 2.969, quasi il 50% in più dei posti disponibili, con punte di sovraffollamento più alte a Vicenza e a Treviso. La situazione delle carceri è uno degli aspetti presi in esame nell’ultimo numero di “Statistiche Flash”, la pubblicazione periodica curata dalla Sezione Sistema Statistico della Regione, dedicato ai temi della giustizia.
I carcerati sono prevalentemente uomini, giovani e con un’istruzione medio-bassa. Gli stranieri nelle carceri venete sono il 58%, una percentuale importante, ma che in parte si spiega considerando che, rispetto agli italiani, gli stranieri riescono a usufruire meno delle misure alternative al carcere (a livello nazionale il 13% contro il 31% degli italiani), perché spesso sprovvisti dei requisiti per poterle chiedere, come un ambiente familiare idoneo, un alloggio e un lavoro adeguato. Circa il 68% di chi è in carcere è condannato in maniera definitiva, tra questi il 29% deve scontare una pena complessiva inferiore ai 3 anni, il 22% dai 3 ai 5 anni.
Il lavoro svolge un ruolo fondamentale per il recupero e il reinserimento del detenuto. In Veneto lavora il 41% dei reclusi, il valore più alto a livello nazionale, preferibilmente alle dipendenze di un datore esterno all’Amministrazione penitenziaria (28,5%). Proprio il lavoro presso imprese, cooperative o altri soggetti, di solito più specializzato e simile a ciò che richiede il mercato, può più facilmente trasformarsi in opportunità lavorative concrete al termine della pena. Una delle esperienze meglio riuscite – rileva “Statistiche Flash” – è l’attività di pasticceria del carcere di Padova: i detenuti, guidati da abili maestri pasticceri, sfornano prodotti artigianali di riconosciuta qualità.