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Spettacolo transgender nelle scuole venete, i chiarimenti delle istituzioni

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Assessora Donazzan “Vigilerò sull’obbligo delle scuole di informare i genitori sulle attività proposte agli studenti”

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Venezia – “Il ministro Valeria Fedeli ci informa che il Miur non è stato coinvolto in alcun modo nella realizzazione dello spettacolo sul bambino transgender ‘Fa’afafine’ e non ha avuto alcun ruolo nella promozione nelle istituzioni scolastiche della medesima iniziativa”. Ne dà notizia l’assessore alla scuola della Regione Veneto, Elena Donazzan, che nei giorni scorsi aveva scritto al ministro chiedendo di non proporre questo spettacolo. “Nella lettera di risposta il ministro Fedeli – prosegue Donazzan – chiarisce che, ‘nel rispetto delle norme dell’autonomia scolastica, soltanto le singole scuole possono stabilire l’opportunità di partecipare agli spettacoli teatrali che, rientrando nelle attività extracurricolari inserite nel PTOF, la partecipazione degli studenti agli stessi è considerata facoltativa e prevede il consenso dei genitori che possono astenere i propri figli in caso di non accettazione’”.

“Ringrazio la titolare del ministero per l’istruzione Valeria Fedeli della correttezza istituzionale mai riscontrata prima nel suo predecessore Stefania Giannini – prosegue Donazzan – per aver risposto alla missiva che le avevo inviato per chiederle di non autorizzare le scuole a proporre agli alunni lo spettacolo “Fa’afafine-Michiamo Alex e sono un dinosauro”, in scena in queste settimane in tutta Italia e anche in Veneto il 7 marzo al teatro Astra di Vicenza e l’8 marzo a Villa dei Leoni di Mira”.

“A fronte delle parole del ministro Fedeli – sottolinea la referente regionale all’Istruzione – ritengo necessario accendere i riflettori sull’obbligatorietà degli istituti scolastici di informare i genitori sui contenuti di tutte le attività extracurricolari, e a mio avviso non solo, a cui prendono parte i loro figli”.

“Sono infatti certa che se molti papà e mamme fossero pienamente al corrente della portata dell’iniziativa, non autorizzerebbero i docenti a condurre i loro bambini ad uno spettacolo che ha l’intento dichiarato di mettere in crisi la loro identità sessuale e la loro stabilità psicoaffettiva, uno spettacolo che veicola e legittima l’ideologia gender, quella per cui nascere biologicamente maschi e femmine non avrebbe niente a che vedere con la nostra “vera” sessualità, che invece può essere scelta, cambiata, modellata e riformulata a piacimento senza alcun punto di riferimento oggettivo. Uno spettacolo, come ho già ribadito in più occasioni, che rischia di rivelarsi una vera e propria violenza psicologica nel periodo di particolare fragilità e confusione dei nostri ragazzi”.

“Metterò in campo, sulla base delle mie competenze – annuncia Elena Donazzan –  tutte le azioni necessarie per monitorare l’obbligo secondo cui le scuole devono informare i genitori sui contenuti delle attività a cui partecipano gli studenti. Vigilare non è soltanto un’azione da intraprendere, ma un atteggiamento da coltivare per evitare che a rimetterci siano i più giovani, vittime inconsapevoli di distorti disegni altrui”.

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