È lo studio Campomarzio di Trento il progetto vincitore del concorso per la ristrutturazione del rifugio Graffer al Grostè elaborato attraverso un bando di concorso sulla piattaforma Concorrimi
Trento – Progetto e vincitori sono stati presentati da SAT, assieme agli Ordini professionali degli Architetti e degli Ingegneri. Presenti alla conferenza stampa la presidente di SAT, Anna Facchini; Alberto Cristofolini per dell’Ordine degli Architetti, Gilberto Gozzer per l’Ordine degli Ingegneri; Luca Beltrami coordinatore del concorso; il gestore del rifugio Graffer, Roberto Manni e naturalmente lo studio Campomarzio, vincitore del bando.
Anna Facchini si è soffermata sull’importanza della progettazione funzionale degli spazi dei rifugi. “La SAT è proprietaria di 35 rifugi e ha avviato da anni una proficua collaborazione con l’Ordine degli Architetti e con l’Ordine degli Ingegneri finalizzata a ottimizzare i processi di progettazione dei rifugi. Serve ragionare non solo sulle linee architettoniche, su quello che vediamo dall’esterno, ma anche proporre spazi finalizzati ad assicurare funzionalità per chi ci lavora e per chi ci vive”. Ad intervenire anche Alberto Cristofolini e Gilberto Gozzer che hanno evidenziato il senso della progettazione in quota. “Progettare in quota – ha detto Cristofolini – intercetta due aspetti: il primo è contribuire alla valorizzazione del paesaggio alpino e alla promozione di una forma di turismo più consapevole e il secondo è contribuire alla diffusione del concorso di progettazione, per la selezione del progetto più idoneo alle aspettative della comunità”.
A partecipare al bando sono stati ben 93 elaborati. Nelle motivazioni generali sui progetti pervenuti la commissione giudicatrice – costituita dal presidente arch. Carlo Calderan e dai Commissari ing. Emiliano Leoni e arch. Alessio Trentini – ha evidenziato che “il tema progettuale è stato sviluppato secondo diverse strategie compositive. “Alcune hanno collocato il volume dell’ampliamento sul lato nord-est, con sviluppo parallelo all’asse longitudinale dell’edificio, altre sul lato sud-est, mediante addizioni sulla testa dell’edificio, altre ancora sul lato sud-ovest con corpi di mediazione tra la quota del terreno e l’attuale ingresso del rifugio. Altre opzioni hanno adottato un approccio ‘avvolgente’ su tutti e tre i fronti. In generale, solo pochi progetti hanno affrontato in maniera coerente il tema del rapporto tra l’edificio esistente e la topografia degli spazi pertinenziali esterni, tentando di raccordare la quota del piano rialzato con il terreno circostante con soluzioni che talvolta si sono rivelate poco pertinenti rispetto al contesto di intervento e ai limiti di fattibilità economica dell’intervento”.
A vincere è stato il progetto presentato dallo studio Campomarzio di Trento, gruppo di progettazione composto dal legale rappresentante Michele Andreatta, dall’architetta Beatrice Pedrotti e dallo studio Moser Associati. “Il progetto di ristrutturazione del Graffer – ha spiegato Andreatta – lo abbiamo concepito come un ampliamento in grado di armonizzarsi con l’edificio esistente. Verrà riqualificata la sala, cercando di rievocare l’atmosfera e la storia del rifugio, recuperando nei materiali e nelle forme quello che era l’edificio originale realizzato nel ‘47 e poi demolito alla fine degli anni 80. Verrà riqualificato, per renderlo più funzionale, anche l’accesso all’edificio”.
Soddisfatto il gestore del Graffer
Questo il giudizio della commissione sul progetto vincitore. “Il progetto vincitore riesce a restituire al rifugio parte della sua immagine originaria, quella degli anni 40’. Allora era stato concepito come una sorta di chalet modernista in cui i piani orizzontali dei tre livelli, il basamento e i due piani abitati slittavano tra loro per creare spazi aperti accoglienti che corrispondevano alle esigenze di chi nelle diverse stagioni va per le montagne. Un esempio di quella che potremmo chiamare la via trentina alla modernità nelle Alpi che è stato sfortunatamente demolito negli anni 80’ e sostituito con la costruzione attuale, con una architettura vernacolare che appare oggi del tutto incongrua nel bel mezzo del comprensorio sciistico di Madonna di Campiglio. I progettisti e le progettiste – prosegue la commissione – attraverso espliciti riferimenti compositivi al progetto originario e la continuità materica con l’edificio esistente, aprono un’interessante lettura diacronica tra le diverse epoche di costruzione, con un effetto di equilibrata armonia che conferma la pertinenza, in alta quota, di un linguaggio sobrio e contemporaneo.
La scala esterna attuale e superfetazioni recenti vengono rimosse. Il corpo originario riassume la sua spiccata verticalità cui fa da contrappunto il basamento allungato verso sud ad accogliere la nuova sala da pranzo che sarà uno spazio unico, omogeneamente rivolto al panorama. Al di sopra del basamento il nuovo volume in legno isola il nuovo intervento dalla preesistenza con il quale costituisce però un’unità compositiva, definendo la migliore integrazione tra gli spazi del rifugio esistente e il nuovo ampliamento previsto dal Bando di concorso. Il corpo del vecchio rifugio viene impercettibilmente allungato ad ovest per contenere la nuova scala di accesso ai piani superiori. Conseguentemente il progetto sposta l’ingresso in questa direzione impedendo così che i flussi dei frequentatori del ristorante incrociano quelli degli ospiti del rifugio. La lunga scala sul fronte rende naturale l’accesso al piano rialzato mentre la terrazza coperta protegge la sala vetrata dall’irraggiamento diretto del sole e aggiunge spazi di mediazione tra interno e la maestosa vista sul Gruppo dell’Adamello.
La giuria apprezza la misura e la sostenibilità economica del progetto, ed al contempo la potenza evocativa dell’architettura proposta, vista la volontà di connettere, invece che di contrapporre, il vecchio con il nuovo. Auspica altresì che in fase di elaborazione del progetto sia prestata più attenzione, come è ovvio che sia, alla tessitura dei materiali, alle trame dei rivestimenti lapidei forse troppo meccanicamente riproposti nelle nuove addizioni e, al fine di un riordino generale dell’edificio esistente, all’ottimizzazione funzionale del piano terra, migliorando la collocazione del punto vendita e dei bagni accessibili dall’esterno. Si augura inoltre che committenza e progettisti e progettiste includano nel nuovo rifugio le definizioni degli spazi antistanti, il raccordo con il terreno e la relazione con le terrazze in legno esterne, trovando i modi per farle diventare parte del nuovo complesso”.
- La documentazione completa relativa al bando di concorso: https://www.satrifugiograffer.concorrimi.it/