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Primiero, Val Pradidali: riaperto il sentiero del cacciatore

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Sono terminati i lavori di ripristino del sentiero che hanno impegnato la squadra della locale sezione SAT per alcuni giorni

Uno dei volontari durante le operazioni di ripristino di questa primavera
Uno dei volontari durante le operazioni di ripristino di questa primavera

di Ervino Filippi Gilli

Primiero San Martino di Castrozza (Trento) – Tutto nasce il 19 dicembre 2012 quando, secondo il racconto di Giampaolo Depaoli, verso le 8.15, si è sentito un boato ma, causa la fitta nebbia, non è stato possibile capire cosa stesse succedendo.

Una volta alzatesi le nuvole basse ci si è accorti che una fetta di circa 30.000 metri quadrati del Sass Maor era crollata compromettendo di fatto l’attacco di alcune vie alpinistiche famose coma la Supermatita di Manolo o la Direttissima; il distacco aveva anche danneggiato un lungo tratto del Sentiero del Cacciatore che collega la Val Pradidali con il Cimerlo, la Cima della Stanga ed il rifugio Al Velo rendendone di fatto impossibile il transito.

Una volta sufficientemente stabilizzatasi la parete rocciosa, con il contributo della Sede centrale della SAT (su finanziamento della Provincia), il Parco Paneveggio Pale di San Martino ha provveduto a recuperare il tracciato realizzandone numerosi tratti ex-novo su uno sviluppo di circa un chilometro.

Toccava ora alla sezione locale della Società degli Alpinisti Tridentini ripristinare la segnaletica: in alcune giornate di lavoro il gruppo di volontari che si dedica alla sentieristica hanno provveduto a segnare nuovamente in bianco e rosso il tracciato e ad apporre le nuove tabelle segnaletiche. Ora il sentiero è perfettamente transitabile e si spera che il crollo del Sass Maor si sia assestato.

Mi riallaccio a questa vicenda per spendere due parole sulla nuova frana, tuttora in fase evolutiva, che questa volta ha interessato la zona del Vallon dei Colombi, laterale al Vallon delle Lede. Anche in questo caso lo scongelamento del permafrost ha causato un notevole crollo in roccia: il materiale franato non ha ancora raggiunto il sentiero 711 che sale dalla Val Canali al Bivacco Minazio ma si è in gran parte depositato verso quota 2400 dove esiste una zona a minor pendenza. Stante questa situazione, ma soprattutto la notevole attività della parete, appare sconsigliato risalire il Vallone ed andare ad arrampicare nell’anfiteatro compreso tra la Pala dei Colombi e la Cima del Conte.

Questo dei crolli in roccia sta diventando un fenomeno veramente preoccupante: senza andare a cercare eventi come quello del Civetta presso Alleghe o dell’Antelao a San Vito di Cadore, deve essere ricordato che tra grandi e piccoli crolli, dal 2000 quasi ogni anno le nostre montagne sono state interessate da questo tipo di fenomeni. Considerando solo le Val Canali e Pradidali si ritrovano frane nel 2004 sulla Cima Pradidali, nel 2007 sul Campanile Giovanna, nel 2008 sulla Cima Canali, nel 2011 sul Sass Maor ed oggi nel Vallon dei Colombi.

Come ho scritto più volte siamo in presenza di una accentuarsi nel numero e dimensioni dei fenomeni: questo dovrebbe farci chiedere se per caso non abbiamo talmente modificato il clima (e da qui lo scioglimento del permafrost) da accelerare fenomeni che un tempo esistevano si, ma erano molto più rari.

La zona del distacco sul Sass Maor nel del 2011
La zona del distacco sul Sass Maor nel del 2011
Il crollo che ha interessato il Valon dei Colombi (foto tratta dal sito PAT - Protezione Civile)
Il crollo che ha interessato il Valon dei Colombi (foto tratta dal sito PAT – Protezione Civile)

La Frana su Cima Lastei

Il giorno 11 luglio alle ore 05.53 è avvenuto un crollo sul versante sud-occidentale di Cima Lastei nel Comune di Primiero San Martino di Castrozza. Il giorno 8 agosto i tecnici del Servizio Geologico, hanno effettuato un sopralluogo sui luoghi interessati dall’evento con l’ausilio dell’elicottero dei Vigili del Fuoco per valutare le condizioni morfologiche e di potenziale pericolo insistenti nell’area del crollo.

Il dissesto, costituito da una grossa frana di materiale roccioso, è avvenuto in realtà il giorno 11 luglio 2016 alle ore 6 nella zona del Rifugio Treviso. Il crollo è avvenuto a quota 2500 m.s.l.m., lungo una parete rocciosa di circa 150 metri di altezza ed ha interessato un intero pilastro causando un accumulo detritico del volume di circa 80.000 metri cubi al piede della parete stessa. L’evento è stato registrato anche dalla Rete Sismica Provinciale della PAT che ha consentito di collocare temporalmente il crollo (si veda articolo “Grandi frane in roccia e stazioni sismiche”). 

 

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