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Il presidente Dorigatti in visita all’azienda Casearia Monti Trentini di Grigno

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Un fiume di latte – 130 mila litri al giorno – scorre in fondo alla Valsugana, all’altezza di Grigno, e si trasforma in formaggio rigorosamente d.o.p. e a filiera corta

Il presidente del Consiglio provinciale trentino, Bruno Dorigatti in visita all’azienda di Grigno

Grigno (Trento) – La Casearia Monti Trentini spa – realtà industriale davvero ragguardevole, ai confini del Trentino – ha invitato il presidente Bruno Dorigatti a visitarne i reparti. Ieri c’è stato dunque l’incontro con Fiorenzo e Fabio Finco, due dei cinque fratelli che gestiscono l’azienda, originariamente avviata dal nonno a Enego, sull’altopiano di Asiago. Un’azienda modello, questa attiva dal 1989 a Grigno, che dà lavoro a 80 addetti (molte donne, molti gli albanesi ed extracomunitari, peraltro perfettamente integrati), cui si aggiungono altri 10 dipendenti nella sede staccata, rimasta in territorio Veneto.

Conferimenti da 165 allevatori

La materia prima, arriva da ben 165 allevatori diversi, per tre quarti operanti appunto in provincia. Qui la Monti Trentini versa anche le imposte derivanti dai 40 milioni di euro di fatturato annuo, da qui i variegati prodotti caseari partono invece alla volta della grande distribuzione alimentare in Italia (tutti i grandi marchi) e – per circa un terzo – sui mercati esteri di tutti i continenti. L’azienda ha scelto di presidiare una fascia alta del mercato dei formaggi, suddividendo la produzione in diversi opifici concatenati, da cui escono rispettivamente l’Asiago, il Grana Padano, il Provolone Valpadana e una serie di prodotti tradizionali nostrani come Lagorai, Monti Trentini, Fior
Valsugana, Vezzena e altri.

Ogni passaggio produttivo – in quest’area industriale di 60 mila metri quadri – gode delle massime certificazioni di qualità, compresa l’ambita Sa-8000. Percorrendo gli stabilimenti, si incontrano anzitutto le vasche polivalenti in cui latte, caglio e fermenti lattici interagiscono e danno vita al formaggio; si passa poi alle vasche dove viene tolto il siero, più in là c’è la salatura; ancora oltre trovi il personale intento a confezionare, imballare, immagazzinare. La “stanza del tesoro” è sicuramente il grande magazzino – con raffinato sistema di areazione interna – in cui sono stoccate in altissimi scaffali le preziose forme di grana destinate a undici mesi di stagionatura.

Una macchina ai raggi x per l’espertizzazione del prodotto

Viene quindi venduto nei Paesi più lontani accompagnato da una “carta d’identità” capace di garantirne la qualità fin dentro la forma. La Monti Trentini investe, ci crede, sta bene. Ed ha accolto con soddisfazione la recente scelta del governo provinciale di aprire anche ai produttori privati l’accesso ai fondi del Programma di sviluppo rurale (Psr). I Finco spiegano che l’anno prossimo si metterà mano a un nuovo sistema di trigenerazione, che con un investimento di 1,3 milioni di euro consentirà poi di abbattere la produzione di biossido di carbonio per 1 milione di chili all’anno. Un altro milione di euro è stato appena impiegato per mettere in linea un nuovo, moderno macchinario automatizzato per grattugiare il grana e venderlo anche in questo formato già pronto per la tavola.

Il presidente Dorigatti si è complimentato con i Finco e li ha incoraggiato a proseguire, soddisfatto di aver potuto toccare con mano – lungo la serie di visite cui si sta dedicando negli ultimi mesi – un’altra realtà industriale trentina al passo con i tempi e capace di produrre lavoro, qualità e valore, dando un prezioso sbocco all’attività agricola di tanti operatori del nostro territorio.

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