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Monte Cauriol 1916 – 2016 A Cento Anni dalla Conquista, il Trentino non dimentica (EVENTI)

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Il Gruppo Alpini di Caoria, la sezione Ana Trento e la sezione di Feltre presentano un importante fine settimana di eventi dal 27 al 28 agosto, per non dimenticare la storia. Ecco l’approfondimento dedicato a quel lontano mese di agosto 1916

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La copertina del numero del 10 settembre 1916 della Domenica del Corriere dedicata alla conquista del Monte Cauriol nel mese di agosto del 1916: a 100 anni dalla conquista, una serie di eventi a Caoria

di Ervino Filippi Gilli

Caoria – Valle del Vanoi (Trento) – “Comando supremo 29 agosto. Nella zona di Fassa (Avisio) dopo lotta accanita gli alpini conquistarono l’aspra cima del Cauriol ergentesi su ripide rocce a quota 2495 metri. La posizione fu subito rafforzata ed è in nostro saldo possesso. Furono presi al nemico una trentina di prigionieri tra i quali un ufficiale.

Comando supremo 30 agosto. Nella zona di Fassa i nostri alpini ampliarono il possesso della cresta Nord-est del Cauriol. Presero al nemico altri 21 prigionieri, un cannone, molti fucili ed un lanciabombe. L’artiglieria nemica aprì un violento fuoco sul Cauriol energicamente controbattuta dalla nostra.”

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Il monte Cauriol visto da Fossernica. Dalla freccia è indicata la valanga del 2014, evento del tutto simile a quello del 1916 citata da Paolo Monelli in ‘Le Scarpe al Sole’.

Con questi due comunicati, pubblicati da Il Resto del Carlino di mercoledì 30 e giovedì 31 agosto 1916, il generale Cadorna informava della riuscita dell’operazione di conquista da parte dell’esercito italiano della cima del Monte Cauriol (guardandosi bene dallo specificare quante vite umane era costata!).

Il Cauriol, assieme al Colbricon, sono probabilmente le due più conosciute montagne della catena del Lagorai orientale nel settore compreso, grosso modo, tra Caoria e Passo Rolle e sono state due fra le cime più contese di tutta la catena montuosa.

Come scrive Adone Bettega in Soldati contro montagne, “l’operazione contro il Cauriol era stata concepita come azione sussidiaria agli esiti dell’attacco contro il fronte avversario fra cima Vallon e cima Valmaggiore”.

Questa operazione, sanguinosissima, non modificò dal punto di vista strategico gli equilibri in campo in quanto i comandi italiani attuavano una tattica estremamente prudente (ma non per questo meno costosa in termini di vite umane): più che cercare di sfondare il fronte e penetrare in profondità nel territorio nemico, si voleva conquistare ad una ad una le cime e, solo dopo aver consolidato le posizioni, si sarebbe pensato ad avanzare nei fondovalle.

Una tattica così prudente aveva già facilitato nel 1915 il mantenimento ed il rafforzamento delle linee austriache: nei primi giorni di guerra si sarebbe probabilmente potuto subito sfondare il fronte sfruttando il momento di debolezza del nemico le cui truppe erano concentrate sul fronte orientale, invece si preferì avanzare a piccoli passi. La tattica prudente (quasi attendista) aveva sì permesso alle truppe di Cadorna di occupare le valli di Primiero e del Vanoi praticamente senza colpo ferire, ma anche a quelle del generale Konrad di posizionarsi e fortificarsi sulla linea del Lagorai.

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Il Cauriol visto da Canal San Bovo. In primo piano un militare italiano

Trincerarsi sul Lagorai equivaleva ad occupare una linea di difesa quasi perfetta nella logica della guerra di posizione in montagna in quanto la catena montuosa ha il versante Sud formato da pareti quasi verticali, mentre quello a Nord è più dolce.

Attaccare le pareti strapiombanti verso la Valle del Vanoi,  voleva dire far sì che i difensori fossero in una posizione di assoluto vantaggio: molto più logico (come insegnò in seguito Caporetto e la stessa Blitz Krig attuata dalla Wermacht nella Seconda Guerra Mondiale) sarebbe stato sfondare il fronte nel fondovalle (magari in Val Travignolo) e scendere poi verso Predazzo e la Val d’Adige. Ma questo come sappiamo non avvenne mai.

Tornando a fine agosto di cent’anni fa, bisogna dire che non tutte le montagne hanno però l’assetto morfologico precedentemente descritto: proprio il Cauriol risultava speculare alla forma delineata (è scosceso a nord, più dolce a sud) ed è qui che avvenne tra il 24 ed il 27 agosto lo scontro sanguinoso tra i fanti del III/49° “Barone von Hess” e gli alpini dei battaglioni Feltre e Monrosa.

Le forze in campo erano nettamente a favore dell’esercito italiano: 2-3000 alpini contro un centinaio di austriaci. La sottovalutazione dell’attacco da parte degli austriaci, contemporaneamente pressati dal Nucleo Ferrari nel settore tra le Cime Vallon e Valmaggiore, fece si che solo quando le truppe italiane iniziarono la salita verso la vetta del Cauriol, gli austriaci capirono quelle che erano le intenzioni del nemico.

La strenua resistenza del III/49° “Barone von Hess” comandato dal tenente Oskar Schmilauer fece in modo che per tutto il 24 ed il 25 agosto gli Alpini rimanessero bloccati sul pendio meridionale della montagna; il mattino del 26 però, anche grazie all’appoggio della quinta batteria da montagna, riprese l’avanzata delle truppe italiane che, conquistata quella che verrà denominata “Selletta Carteri” dal nome dell’ufficiale deceduto nell’attacco, tagliarono i rifornimenti alla cima del Cauriol e costrinsero in questo modo gli austriaci ad abbandonare verso le 19.50 del 27 agosto le posizioni così lungamente difese.

Se dal punto di vista italiano questa era una vittoria estremamente significativa, tanto che la Domenica del Corriere le dedicherà una copertina, per l’esercito austroungarico era comunque una importante perdita e si cercò pertanto, dopo un intenso cannoneggiamento, di riconquistarne la vetta. Ma invano.

Questo spargimento di sangue comunque risulterà del tutto inutile: con la rotta di Caporetto l’Esercito italiano sarà costretto a ritirarsi il 4 novembre del 1917 sulla linea del Grappa abbandonando le posizioni così faticosamente raggiunte e la linea del fronte non tornerà più sul Lagorai.

Prima di concludere queste poche righe, voglio consigliare a chi interessasse approfondire l’argomento, tra i tanti lavori, il libro di Adone Bettega “Soldati contro montagne” che narra le vicende di quel periodo.

Il programma delle manifestazioni

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