NordEst

Mestre, bandiera S.Marco su feretro: parroco la fa togliere

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 Aveva chiesto di essere seppellito avvolto nella bandiera della Repubblica Serenissima di San Marco, in ossequio alla sua militanza nella Lega Nord, ma la sua ultima volontà si è scontrata con quella del prete chiamato a celebrare le esequie.
Il sacerdote di Mestre ha preteso che il vessillo venisse tolto.
"I simboli politici debbono restare fuori dalla chiesa" avrebbe detto il sacerdote, per giustificare la decisione.
 
“Da veneto e da Presidente della Regione, voglio manifestare alla famiglia di Luigi Sartorelli la mia piena solidarietà, innanzitutto per la morte di una persona cara, poi per l’umiliazione recatagli da un sacerdote che ha impedito il soddisfarsi di un’estrema volontà. Luigi avrebbe voluto lasciare questo mondo avvolto dalla cristiana bandiera della Repubblica Serenissima, quella bandiera che sventolava a Lepanto per difendere la civiltà nella quale ci riconosciamo”. Con queste parole il presidente veneto Luca Zaia commenta l’episodio del prete mestrino che ha fatto togliere dalla bara di un militante della Lega, prima della celebrazione delle esequie, la bandiera della Repubblica Serenissima.
“Non tocca a me entrare nel merito dei regolamenti ecclesiastici – prosegue il presidente –  dietro i quali si è manifestata l’evidente volontà punitiva e ideologica di un uomo di Chiesa, che, invece, dovrebbe conoscere i fondamenti della pietà cristiana. La sostanza è che per alcuni burocrati la bandiera che per milleedieci anni ha difeso e sostenuto il mondo cristiano non può entrare in chiesa”.
“Eravamo rimasti commossi – ricorda Zaia – per la decisione del Presidente Francesco Cossiga di dare l’estremo saluto avvolto nella gloriosa bandiera della Nazione Sarda: ora a quella commozione dobbiamo anche aggiungere la gratitudine per la Chiesa di Sardegna che, senza dubbi, non ha trovato nulla di anticristiano in quell’estremo gesto di appartenenza a un popolo sentito come nucleo essenziale dell’esistenza. E’ lo stesso sentimento di quei carabinieri che chiedono di esporre gli alamari della divisa che hanno servito; di chi ha militato in associazioni combattentistiche e d’arma che vuole esporre i propri vessilli; di quei volontari che vogliono esibire i propri stendardi. E, magari, di quei tifosi che vogliono farci partecipi di un sentimento evidentemente profondo”.
“Il rammarico oggi è grande – conclude Zaia –. Mi rendo conto della richiesta inusuale, ma mi auguro, anche come semplice battezzato, che le gerarchie trovino i tempi e i modi per dare un segnale a tutti noi che siamo rimasti evangelicamente scandalizzati da tanta arroganza. Trovo infine sorprendente che un uomo di Chiesa sia così ignorante dei fatti del passato e della storia del popolo che dovrebbe guidare. Un altro buon motivo per chiedere  ai suoi Pastori una parola che chiarifichi”.
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