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M49 e carnivori, Coldiretti Trentino: “Tutelare gestori malghe”. Preoccupano anche lupi nel Bellunese

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“Occorre garantire la sicurezza dei gestori delle malghe ormai ridotti a difensori degli allevamenti dagli attacchi dei grandi carnivori”

Trento – Questa la posizione di Coldiretti Trentino Alto Adige dopo la notizia di un nuovo attacco del plantigrado in val di Fiemme ai danni di capre e pecore. Se non si trova presto una soluzione ci saranno risvolti drammatici per la montagna e per gli alpeggi”, avverte il presidente di Coldiretti Gianluca Barbacovi, che aggiunge: Ormai i gestori delle malghe sono ridotti a controllori di grandi carnivori, la situazione è inaccettabile. Vogliamo continuare a registrare incursioni di orsi e lupi nelle baite, nei rifugi, nelle malghe, con decine di animali sbranati negli allevamenti?

Non chiediamo una misura drastica, ma una soluzione efficace poiché dobbiamo tutelare chi dovrebbe lavorare per gestire un alpeggio e si ritrova a dover difendere la malga da attacchi sempre più frequenti. L’incapacità di assicurare un equilibrio tra la presenza delle aziende e quella della fauna ormai fuori controllo rischia inoltre di determinare uno stravolgimento degli habitat naturali e l’abbandono delle zone interne e montane, con evidenti effetti sull’assetto idrogeologico del territorio che andrebbero a ripercuotersi sull’intera collettività, tanto più considerati i sempre più evidenti sfasamenti climatici. Per non parlare dei risvolti turistici e sociali.

Non dimentichiamo che siamo stati proprio noi di Coldiretti, un anno fa, ad organizzare una grande manifestazione a Trento a cui hanno preso parte oltre 1500 persone chiedendo azioni concrete per la gestione dei grandi carnivori in Trentino: una mobilitazione massiccia che già allora aveva mandato un messaggio chiaro: la situazione è diventata ormai insostenibile”

Sul territorio trentino il proliferare dei grandi predatori rappresenta un grave rischio non solo per l’incolumità delle persone ma anche per le attività economiche, dall’agricoltura al turismo, alle prese con una difficile ripartenza dopo l’emergenza coronavirus.

Negli ultimi anni si è reso così necessario un continuo vigilare su greggi e mandrie, al fine di proteggerle dagli attacchi poiché recinzioni e cani da pastori spesso non sono sufficienti per scongiurare il pericolo. “Agli animali uccisi si aggiungono i danni indotti dallo spavento e dallo stato di stress provocato dagli assalti – precisa la Coldiretti– con ridotta produzione di latte e aborti nei capi sopravvissuti. Sono necessarie misure di contenimento per non lasciar morire i pascoli e costringere alla fuga migliaia di famiglie che da generazioni popolano le montagne ma anche i tanti giovani che faticosamente sono tornati per tutelare la biodiversità con il recupero delle storiche razze italiane. Serve dunque responsabilità nella difesa degli allevamenti, dei pastori e allevatori che con coraggio continuano a presidiare i territori e a garantire la bellezza del paesaggio, contro degrado, frane e alluvioni che minacciano anche le città”.​

In breve

Lupi in Valbelluna, Bond (FI): «Problema sociale non solo agricolo: intervenga il ministro Costa con un piano di gestione». «Il ministro Costa predisponga un piano nazionale di gestione del lupo, tarato sulle esigenze specifiche dei singoli territori. A Belluno non possiamo più andare avanti così». È la richiesta del deputato di Forza Italia Dario Bond, che sta raccogliendo segnalazioni da parte degli allevatori della montagna, ma non solo. «È necessario che tutti i parlamentari bellunesi si impegnino a sollecitare il ministro Costa. Serve una gestione specifica del lupo, con un controllo selettivo, come già succede in altri Paesi europei. In Spagna e in Francia il problema è considerato seriamente e si adottano misure anche drastiche a difesa del mondo agricolo e delle attività rurali, con abbattimenti selettivi mirati» prosegue Dario Bond. «In provincia di Belluno il problema è ormai arrivato a un punto di non ritorno: abbiamo la necessità di tenere sotto controllo l’aumento dei branchi di lupo. Anche perché abbiamo visto che l’animale si avvicina sempre di più ai centri abitati e alle case. Questo significa che ormai non è più solamente una questione che riguarda gli allevatori e il mondo agricolo, bensì un problema sociale. Il ministro Costa non vuole attivare le misure che altri Paesi hanno attivato? Benissimo, ma sappia quali possono essere le conseguenze. Bambini e anziani potrebbero diventare le prossime prede. Mi attiverò subito per un’interpretazione urgente. E chiedo che anche il ministro D’Incà, conoscitore delle problematiche del territorio, si faccia voce attiva nell’Esecutivo».

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