NordEst

Liberalizzazioni: taxi, commercio, benzinai e farmacisti in rivolta

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Taxi – "Non siamo una lobby, una corporazione o una categoria di privilegiati – dice Loreno Bittarelli, presidente nazionale Uritaxi – siamo contrari a ogni forma di liberalizzazione dei taxi perché l’esperienza di altri Paesi dimostra che ovunque si é liberalizzato il servizio si è puntualmente verificato un accaparramento delle licenze da parte di chi ha maggiori disponibilità di capitali, creando così una sorta di oligopolio che ha condizionato il mercato, e non liberalizzato".

Secondo Bittarelli neanche la posizione dell’Antitrust, cioè ‘aprire’ il settore ma concedere a ogni tassista una nuova licenza, è condivisibile perché "i margini economici della nostra attività sono molto ridotti" e "se raddoppiassimo il numero delle licenze in circolazione otterremmo un dimezzamento del numero di corse pro-capite per ogni tassista". Serve invece "una vera riforma del servizio", basata su una "maggiore fluidità di circolazione dei mezzi pubblici". In mancanza della quale – conclude il leader dei tassisti – se il Governo dovesse cedere alle pressioni e operare le liberalizzazioni ventilate – la categoria si unirebbe "a tutte le categorie ingiustamente colpite e lotterà duramente e ad oltranza".

Commercio –
Un vero e proprio grido d’allarme invece, viene dai commercianti di Confesercenti. Dopo che il presidente della confederazione Marco Venturi aveva parlato di "101.163 negozi in meno", come saldo tra nuove imprese e quelle che hanno chiuso i battenti negli ultimi 6 anni, di un calo medio delle vendite dal 2006 al 2011 del 18% e di una perdita di oltre 300 mila posti di lavoro, dall’associazione arrivano anche oggi numeri preoccupanti. Per effetto delle liberalizzazioni e della crisi nei prossimi tre anni "chiuderanno 80 mila esercizi commerciali e si perderanno 240 mila posti di lavoro". L’organizzazione dei negozi medio piccoli è contraria a un’ulteriore liberalizzazione del settore perché "sarebbe un vantaggio solo per la grande distribuzione e non darebbe alcun beneficio ai cittadini".

 
Il cantiere delle liberalizzazioni è ancora aperto – Il lavoro del governo per le prime misure proseguirà anche la prossima settimana. Sarebbe questo lo stato dell’arte del difficile provvedimento (probabilmente un decreto legge, ma non per tutto), che dovrebbe approdare sul tavolo del Consiglio dei ministri del 20 gennaio. Gli ostacoli messi su questo cammino da lobby e corporazioni sono tanti. Del resto, ricorda il presidente dell’Antitrust, Giovanni Pitruzzella, è necessario "togliere i tappi all’economia, oppure la crisi sarà irreversibile". Ed è stata proprio l’Antitrust, un paio di giorni fa, a stilare l’elenco dei settori sui quali intervenire, dalla benzina alle banche, dalle poste ai trasporti. Per alcuni di questi la decisione sarebbe abbastanza matura, mentre per altri ci vorrà forse più tempo.
Carburanti –  Si tratta, secondo molte indiscrezioni, del comparto che verrà aggredito per primo, anche perché la riforma è sul tavolo del ministero dello Sviluppo economico da anni.
Servizi Pubblici locali – L’Antitrust ha invitato a liberalizzare e privatizzare, sottolineando in particolare la necessità di prevedere l’obbligo per gli enti locali di verificare la possibilità di una gestione concorrenziale con procedure aperte di manifestazione di interesse degli operatori del settore.

Servizi postali – L’Antitrust vorrebbe scorporare il Banco Posta e delimitare il perimetro del servizio universale limitandolo esclusivamente a servizi ‘veramente’ essenziali. Chiede inoltre che sia ridotta la durata dell’affidamento del servizio a Poste (ora a 15 anni).
 
 
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