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Dopo la Marmolada, nuova polemica sulla Fradusta: la Lega Nord bellunese rivendica il ghiacciaio sulle Pale

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Prosegue senza esclusione di colpi la battaglia sui confini della Marmolada tra Trentino e Veneto

Belluno – Dopo la battaglia sui confini della Marmolada e il Consiglio regionale straordinario del Veneto in quota, ecco che la Lega Nord di Belluno rilancia, con carte geografiche alla mano e documenti storici, reclamando anche lo storico ghiacciao della Fradusta sulle Pale di San Martino, confinante con l’Agordino.

Il ghiacciaio della Fradusta sulle Pale

Tra gli esempi citati in conferenza stampa dal consigliere regionale veneto, Franco Gidoni, spunta anche la vicenda del ghiacciaio della Fradusta sulle Pale di San Martino, caso risalente agli anni ’60.

“In quel periodo – spiega il consigliere veneto – pare si sia fatta un’operazione simile a quella della Marmolada, ovvero il Trentino si è inglobato il ghiacciaio nei propri catasti impossessandosi di un terreno che non era suo”.

L’intervista a TeleBelluno sulla Fradusta

La Lega Nord chiama a raccolta i Comuni

Per fare squadra in difesa della Marmolada. Lo farà inviando a tutti un ordine del giorno in cui rivendicare il confine, portandolo magari anche in Parlamento.

Con il consigliere regionale Gidoni, il consigliere provinciale Bortoluzzi, il segretario della sezione cittadina Luciani, i capigruppo del Carroccio a Belluno Da Pian e a Feltre Vettoretto schierati a fianco del sindaco di Rocca Pietore De Bernardin, la Lega intraprende una nuova iniziativa e guarda con interesse alle elezioni provinciali di Trento di domenica 21 ottobre.

Il ghiacciaio della Fradusta è un ghiacciaio a 2.939 metri, che scende nel versante nord della Fradusta (sulle Pale di San Martino, in provincia di Trento). Si tratta di un ghiacciaio dalla superficie ampia e aperta, delimitato da pareti rocciose soltanto per un breve tratto nel settore più a monte. Il fronte è piuttosto largo e nel settore più a valle (quota 2.650 metri) termina a falesia in un piccolo lago proglaciale dalle dimensioni che cambiano di anno in anno, con la presenza di notevoli morene frontali. Queste sono determinate sia dall’erodibilità delle rocce dolomitiche a contatto con i materiali di fondo, sia dalla scarsa inclinazione della superficie (11 gradi in media). Il ghiacciaio è alimentato esclusivamente dalle precipitazioni nevose dirette e per questo motivo si è spesso trovato negli ultimi anni completamente privo di innevamento residuo e quindi di alimentazione. Il ghiacciaio era considerato il più importante delle Pale ed era il secondo delle Dolomiti, per estensione, dopo il Ghiacciaio della Marmolada: negli ultimi anni, a causa dei cambiamenti climatici, l’estensione del ghiacciaio si è ridotta notevolmente. La calda estate del 2003 ha portato inoltre alla rottura in due parti del ghiacciaio, già ritiratosi come ricordato in maniera consistente negli ultimi decenni (agli inizi del 1900 superava abbondantemente i 200 ettari d’estensione, oggi l’estensione è inferiore ai 10 ettari). Il decremento di superficie, l’arretramento della fronte e la riduzione dello spessore permettono di presupporre che fra pochi anni l’intero ghiacciaio sarà scomparso. A seguito della continua fusione attualmente il ghiacciaio non è più il maggiore delle Pale, in quanto ha raggiunto una dimensione minore rispetto al Ghiacciaio del Travignolo.

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