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Immagino una società in cui si lavora meno…

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di Annalisa Borghese

Meno ore sui banchi, meno ore in azienda. E là dove è necessaria una presenza costante e continua, turnare in modo meno massacrante. Perché se è vero che il lavoro nobilita l’uomo, non deve essere massacrante. Almeno per l’orario.
Invece il nostro sistema è fondato sul presenzialismo. Di certo non sul benessere all’interno delle organizzazioni.

E se senso di appartenenza e soddisfazione professionale vanno di pari passo, essere tutti i giorni sul posto di lavoro non è una condizione indispensabile (in questi mesi lo abbiamo verificato). Lo è invece valorizzare i talenti di ciascuno così come creare rapporti di fiducia.

E come fa una donna a fidarsi quando ancora oggi il messaggio implicito che riceve da chi sta ai piani alti è “Ti darò fiducia quando mi dimostrerai di meritartela e intanto, già che ci sei, fai le fotocopie e portami un caffè e bada bene a non restare incinta almeno in questi primi tre anni…”.

Difficile essere se stesse in un mondo così organizzato. Difficile chiedere di stare a casa perché una volta al mese hai un mal di pancia da non stare in piedi.
E poi c’è la maternità. Già, il “problema maternità”.

Quanti dirigenti d’azienda sanno che questa profonda esperienza aumenta nelle donne competenze utilissime come velocità di apprendimento ed esecuzione, flessibilità, empatia, capacità di memorizzare, percettività?

Certo che se il paradigma con cui si soppesa il valore di un lavoratore è il presenzialismo, la dimensione personale all’interno di un modello organizzativo viene azzerata. E sappiamo bene che cosa significa per una donna, per di più se è anche madre.

Il conflitto che ci ritroviamo a vivere fra lavoro e famiglia è una costruzione della società così come lo è il complesso della “cattiva madre”e come tali devono essere affrontati in un’ottica sistemica. Le donne invece ancora oggi si ritrovano per lo più sole. I padri possono richiedere il congedo parentale, è vero. Ma non basta.

L’idea di fondo è che una madre non sia una risorsa per un’azienda. E questa cultura ricade sulle spalle della donna che tanto, essendo multitasking, può tenere insieme il tutto. Ma siamo sicure di essere sempre multitasking, in ogni momento del mese? Ed è giusto fare i salti mortali per tenere tutto insieme rischiando di non goderci nulla di quello che viviamo perché sempre di corsa? Presenzialismo e profitto impongono questi ritmi disumani, ma a voi, donne e uomini, va davvero bene così?

 

Per approfondire alcuni temi della vita aziendale potete leggere “Microsoluzioni” di Isabella Covili Faggioli, Guerini e Associati, 2010. E riprendiamo il rito della tisana domenicale con un infuso ai frutti di bosco che sa ancora di estate…

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