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Il NordEst in tempo di crisi è “glocale”: ecco il Rapporto sulla società e l’economia

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L’indagine vuole studiare evoluzioni e cambiamenti in corso

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Nordest – Incertezza, molteplicità e selettività dei fenomeni che avvolgono il sistema produttivo (e sociale) richiedono, quindi, un approccio diverso, un nuovo orizzonte culturale all’interno del quale operare le scelte da parte dei diversi attori economici, sociali e istituzionali.

Nordest come “Giano bifronte”

Alla fine, volendo individuare una rappresentazione di sintesi, potremmo sostenere che il Nord Est è come un Giano bifronte il cui sguardo, da un lato, volge al futuro, al domani, di cui possiamo già scorgere oggi la sua presenza nel mondo della produzione, così come del sociale.

Imprese già proiettate nella globalizzazione, aperte ai mercati esteri, con professionalità elevate; esperienze di welfare avanzato sia nel pubblico che nel privato, così come nella contrattazione fra aziende, sindacati e lavoratori; sviluppo di reti culturali e di eventi diffusi sul territorio: gli esempi in questi campi poterebbero essere molti ed è sufficiente seguire le cronache dei giornali per rendersene conto.

Dall’altro, c’è uno sguardo del Nord Est fermo a rimirare il passato, un passato che non tornerà, ma è rassicurante, che segue i percorsi e i canoni finora seguiti: imprese che non innovano e chiuse alla contaminazione con altre risorse finanziarie e manageriali; visioni localistiche dello sviluppo economico, istituzionale e associativo; resistenza alle forme dell’integrazione nella logica di una maggiore funzionalità sia dell’impresa e delle istituzioni che nella governance del territorio; vischiosità nell’accettazione e nel governo dell’integrazione culturale.

Anche in questo caso, non mancano le note di cronaca a suggellare simili orientamenti. Ma è nell’equilibrio di queste due vision che si gioca il futuro dell’area.

Performance a Nordest

L’anno che volge al termine, dopo quello che sembrava un abbrivio di risalita, si caratterizza ancora per indicatori di sofferenza e di modifica del sistema economico e sociale. Vediamone in sintesi gli aspetti principali che emergono dai diversi saggi che compongono questo volume.

All’interno del SISTEMA PRODUTTIVO, i primi cinque settori del manifatturiero nordestino generano più del 63% del valore della produzione e impiegano circa 445 mila addetti (ovvero il 63,1% degli occupati complessivi del manifatturiero dell’area). Tali settori sono tutti sovradimensionati rispetto alla media nazionale, ma sono in particolare il mobile e gli elettrodomestici a essere i comparti con un peso relativo particolarmente accentuato. Dunque, il Nord Est conferma la sua vocazione manifatturiera nella produzione di beni di consumo tradizionale e nella filiera della metalmeccanica.

Com’è noto, la crisi ha colpito in modo più pesante proprio le imprese più piccole della subfornitura, poco specializzate e operanti in ambito domestico. Ciò non di meno, come sembrano confermare anche le prime elaborazioni dell’ultimo Censimento Istat, l’importanza della manifattura artigiana nordestina (67,5%) continua a essere elevata e ancora in misura leggermente superiore alla media italiana (66,6%).

Viceversa, sono i settori a più elevato contenuto tecnologico a costituire un peso meno rilevante rispetto alla media nazionale e, in particolare, al Nord Ovest.

Il futuro

Secondo quanto emerge dal rapporto, il NordEst può tornare a creare ricchezza, trainando l’economia del Paese, se riuscirà a giocare la carta di un nuovo manifatturiero ad alto valore aggiunto. Risulta strategico rivalorizzare la vocazione industriale integrata ai servizi, centrando il concetto di made in Italy sul peso della qualità, mettendo a sistema il manifatturiero con i comparti trainanti che sono del made of Italy quali l’agro-alimentare, l’artigianato artistico, il turismo, la cultura, i trasporti.

La sintesi del Rapporto

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