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Gamberi? No grazie. Un peso per ambiente e lavoratori

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Meglio trovare un’alternativa più ecologica e solidale per i cenoni delle feste

gamberoni

NordEst – Scegliere di portare a tavola gamberi di origine tropicale significa contribuire alla condanna di un intero ecosistema. Oltre all’ambiente, questi crostacei rappresentano un grosso problema anche per le popolazioni locali.
Che siano da allevamento o selvaggi, interi o sgusciati, la sostanza non cambia. Quando si acquistano gamberi non esiste una scelta etica, né lontanamente sostenibile, visto che le maggiori aziende attive nel settore stanno solo ora compiendo i primi passi verso la responsabilità sociale. La nostra inchiesta dimostra come, dietro questi piccoli crostacei, si celino disastri ambientali che è difficile immaginare. E i dati parlano chiaro: i gamberetti sono uno dei prodotti della pesca più richiesti, tanto da rappresentare da soli il 20% in valore del mercato ittico internazionale. Gli allevamenti sono per lo più in Cina, Thailandia, Indonesia, India, Vietnam, Brasile, Ecuador e Bangladesh.

Una condanna per l’ecosistema 

Gli allevamenti costituiscono la principale causa di distruzione delle foreste di mangrovie lungo le coste tropicali. Si stima che, per far posto alle vasche per l’acquacoltura di questi crostacei, si sia perso il 38% della superficie di mangrovie a livello mondiale. Queste foreste non sono solo ambienti ricchissimi di vita vegetale e animale, ma anche un argine contro uragani e maremoti, oltre che una risorsa per la sussistenza delle popolazioni indigene. L’inquinamento a cui viene sottoposto l’ambiente acquatico intorno agli impianti di lavorazione dei gamberi è incalcolabile. Sia perché questi depositano sui fondali enormi quantità di rifiuti organici (escrementi, scarti di lavorazione, mangimi non consumati), sia perché rilasciano massicce quantità di sostanze chimiche (tra cui antibiotici).

La piaga del lavoro minorile

L’industria dei gamberi non rappresenta neanche una risorsa per gli abitanti del posto perché utilizza immigrati, spesso trattati alla stregua di schiavi. Secondo i dati diffusi dal Labour Rights Promotion Network (LPN) gran parte dei lavoratori è minorenne: il 19% ha meno di 15 anni e il 22% ha un’età compresa tra i 15 e i 17 anni. Lavorano in capannoni sporchi e malsani, esposti a sostanze chimiche aggressive e senza cure mediche in caso di necessità. Sono costretti a sgusciare gamberetti anche per dodici ore al giorno. Tutte le volte che magiamo gamberi di origine tropicale, tanto più se sono sgusciati, accettiamo tutto questo.

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