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Fidel Castro, l’addio che divide il mondo

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Malato da tempo, aveva lasciato le redini del potere al fratello Raul già da alcuni anni

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di Ervino Filippi Gilli

Nordest – L’uomo è senza dubbio una personalità complessa: rivoluzionario che ha saputo contrastare lo strapotere statunitense nell’America Centrale, è stato un Comunista con la C maiuscola che ha cercato di esportare nel Terzo mondo (basti solo ricordare le truppe cubane che combattevano in Angola) un sistema socialista duro.

Il nome di Fidel Alejandro Castro Ruz, abbreviato in Fidel Castro, sorge agli onori della cronaca quando , assieme al fratello Raul, a Camilo Cienfuegos e, soprattutto, a Ernesto Guevara detto il Che, rovesciarono il regime dittatoriale di Fulgencio Batista istituendo la Repubblica Cubana, stato socialista in cui la dissidenza era ben poco tollerata. Con l’avvento della dittatura castrista 250.000 cubani scapparono allora negli USA perdendo ogni loro bene.

Tra le varie azioni che portarono a rapporti tesi con gli Stati Uniti d’America vi fu la nazionalizzazione delle banche americane presenti sull’isola (First National City Bank of New York della famiglia Rockefeller, la First National Bank e la Chase Manhattan Bank) e delle raffinerie della Esso di proprietà della famiglia Rockefeller, della Shell e della Texaco.

Contemporaneamente lo stato socialista, dopo aver risarcito le imprese al valore dichiarato al Catasto, nazionalizzò il sistema agricolo (oltre 270.000 ettari di proprietà della famiglia Rokefeller e dell’allora direttore della CIA Allen Dules) privando numerose imprese americane delle terre coltivate quasi esclusivamente a canna da zucchero. Assieme a queste attività agro/industriali il regime fece chiudere il sistema dei casinò gestiti dalla mafia statunitense (di proprietà di Lucky Luciano e Franck Costello).

Oltre ad aver subito un affronto economico gli Stati Uniti erano timorosi che la “Democrazia cubana” potesse venir esportata negli altri paesi che si affacciano sul Golfo del Messico destabilizzando tutta la parte centro meridionale del continente americano.

I rapporti tra Cuba e gli USA

Diventano sempre più tesi fino al punto estremo in cui il Presidente Kennedy proclama l’embargo totale sulle esportazioni verso Cuba; il regime reagisce in maniera altrettanto dura allacciando rapporti ancora più stretti con il regime sovietico ed i suoi stati satellite.

Queste sono le ragioni per cui la Cia preparò un piano di invasione dell’isola nel quale, alcuni esuli cubani appoggiati indirettamente dal Governo degli USA, avrebbero dovuto rovesciare il regime castrista. Il 16 aprile 1961, senza un appoggio diretto del Presidente Kennedy ma con la protezione della Marina statunitense, si diede il via all’operazione conosciuta come lo sbarco alla Plaja del Giron (o della Baia dei Porci) che, pensata per “liberare” paese dal giogo comunista, si trasformò in un boomerang per l’amministrazione americana.

Con la sconfitta americana, la figura di Castro, se ancora ce ne fosse stato bisogno, entrò quasi nel mito: nei mesi successivi Castro decise di dotarsi di missili difensivi contro possibili altri attacchi, decisione che portò il mondo sull’orlo della prima guerra nucleare mondiale. Ottenuta tramite il presidente Chruščëv la rassicurazione che Cuba non sarebbe stata invasa, la situazione si risolse con l’allontanamento dei missili sovietici dall’isola.

Se dal punto di vista generale non possiamo che considerare Fidel Castro come un dittatore, bisogna riconoscergli alcuni meriti quale l’alfabetizzazione della popolazione (che passò da un grado di analfabetismo del 20% a meno del 4%), il fatto che contrariamente alla situazione riscontrabile in molte altre nazioni latino-americane e caraibiche, nessun bambino cubano vive per la strada, che i tassi di mortalità infantile sono i più bassi della regione (perfino più bassi di nazioni come gli Stati Uniti), che il livello della sanità è elevato e viene anche generalmente riconosciuto che Cuba ha fatto sostanziali progressi nello sviluppo farmaceutico detenendo numerosi importanti brevetti.

Come evolverà la situazione ora?

Difficile a dirsi: già con l’avvento al potere di Raul l’approccio verso il mondo capitalista è cambiato e forse con il tempo la democrazia prenderà veramente piede anche a Cuba. Dispiacerebbe però che alcune conquiste sociali che interessano tutti gli abitanti venissero barattate per logiche di mercato a solo favore di pochi e che Cuba diventi una nova provincia americana il cui il denaro conta più delle persone.

Fidel Castro su Wikipedia

Fidel Alejandro Castro Ruz è stato un rivoluzionario e politico cubano. È stato primo ministro di Cuba dal 16 febbraio 1959 all’abolizione della carica, avvenuta il 2 dicembre 1976, ed è stato, dal … Wikipedia
Data di nascita: 13 agosto 1926, Birán, Cuba
Altezza: 1,91 m

La scomparsa sui media internazionali

Particolarmente interessante è notare come i diversi giornali internazionali, danno la notizia della scomparsa del “lider maximo” cubano: dal Messico alla Russia, dall’America all’Europa, le testate si dividono.

– Leggi i titoli dei giornali internazionali (PRIME PAGINE)

– Guarda su YouTube le sue interviste (VIDEO)

– #FidelCastro su twitter

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One Reply to “Fidel Castro, l’addio che divide il mondo

  1. Le dittature sono apparentemente più ordinate, nessun clamore si leva da esse. Ma è il silenzio delle galere e dei cimiteri.

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