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Coronavirus: prosegue obbligo mascherina nei luoghi chiusi in Trentino

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Quarto giorno senza contagi in Trentino. I pazienti ricoverati scendono da due a uno. Torna a salire anche il numero dei tamponi: ieri ne sono stati analizzati 1.138, di cui 573 in APSS e 565 dalla FEM. Il presidente della Provincia, Maurizio Fugatti ha firmato una nuova ordinanza che introduce alcune novità. tra queste, la possibilità di giocare a carte nei bar dove tornano anche riviste e quotidiani

 

 

Trento – Obbligo di usare la mascherina nei luoghi chiusi accessibili al pubblico e comunque in tutte le occasioni in cui non sia possibile garantire continuativamente il mantenimento della distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro. È quindi obbligatorio indossare la mascherina per accedere a tutte le attività di vendita e negli spazi aperti al pubblico delle banche e degli uffici postali, sui mezzi pubblici.

Dovranno indossarla anche gli avventori che accedono ai mercati comunali e ad ogni altra area di vendita all’aperto. Non sono soggetti all’obbligo di indossare la mascherina i bambini al di sotto dei sei anni, nonché i soggetti con forme di disabilità non compatibili con l’uso continuativo. Lo prevede la nuova ordinanza firmata dal presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti.

Nel provvedimento viene confermato l’obbligo di rispettare la distanza interpersonale di almeno un metro, anche se il rispetto di tale distanza non è obbligatorio per le persone conviventi, cioè anche persone che abbiano tra loro rapporti di frequentazione abituale e non siano necessariamente coabitanti.

Un concetto che – prevede il documento – si applica anche nell’ambito dei protocolli e delle linee guida predisposte per la riapertura delle attività economiche, produttive, ricreative e sociali.

“Laddove il documento provinciale di sicurezza per le attività dei servizi di ristorazione parla di ‘conviventi’ quali clienti per i quali non sia necessario applicare il rispetto del distanziamento tra loro, vanno considerati tali non soltanto le persone tra loro coabitanti, ma anche quelli che abbiano rapporti di frequentazione abituale”, si legge ancora nel provvedimento.

In breve

Il rettore dell’Università di Verona, Pier Francesco Nocini, e Paolo Collini, rettore di Trento, hanno siglato l’accordo che sancisce ufficialmente la nascita della prima Scuola di Medicina interateneo italiana. Il documento sottoscritto dai due rettori fornisce la cornice istituzionale per avviare la costruzione della Scuola e del dipartimento di Medicina con sede all’Università di Trento, necessario passaggio per la gestione e lo sviluppo del corso di laurea interateneo in Medicina e Chirurgia. Si porta così a compimento un percorso iniziato alla fine dell’anno scorso, che vede il rafforzamento della storica collaborazione tra i due Atenei e che si concretizzerà con il primo test di ammissione a Medicina, a Trento, per i 60 posti previsti dal Miur per il prossimo anno accademico. L’istituzione della Scuola e del Dipartimento di Medicina a Trento, a cui afferiranno in prima istanza docenti delle due Università con il meccanismo della doppia appartenenza, consentirà di realizzare la piena integrazione delle attività assistenziali, formative e di ricerca in collaborazione con il Servizio sanitario nazionale e provinciale.

Punti nascita: un parto al giorno a Cles, uno ogni due giorni a Cavalese.  I dati dei primi sei mesi dell’anno confermano – pur tenendo conto della chiusura per Covid – i molti giorni di inattività dei due reparti di valle. A Cles nasce in media un bambino al giorno; al punto nascite di Cavalese c’è in media un parto ogni due giorni. Il dato – in linea con il 2019 – emerge dal report dell’Azienda Sanitaria sulle nascite in Trentino nei primi sei mesi dell’anno. Sono 1878 i bambini nati fino al 30 giugno in tutta la provincia, 84 in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. I più (1164 ) sono nati al Santa Chiara di Trento, poco più di 500 a Rovereto. Nei punti nascita: 67 parti a Cavalese, 113 a Cles; ma va detto che – causa Covid – Cavalese ha chiuso nei mesi di aprile e maggio; Cles per oltre due mesi.

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