NordEst

Bracconaggio, Sorpreso dai forestali con i bocconi avvelenati

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L'uomo, un agricoltore settantenne, in possesso di regolare licenza di caccia, è stato sorpreso mercoledì mattina in flagrante, in località Boschetti di Folgaria, nella zona ovest del paese, mentre posava a terra pezzetti di salsiccia avvelenata. Dopo avere ammesso le sue responsabilità, l'uomo ha spontaneamente indicato ai forestali i punti dove aveva nascosto una decina di bocconi avvelenati, che sono stati quindi tutti recuperati. In casa sua i forestali hanno poi trovato i resti dell'insaccato utilizzato per le micidiali esche ed il veleno, un diserbante altamente tossico.

Veleno, una pratica molto diffusa

La pratica di seminare bocconi avvelenati in boschi e prati anche frequentati da escursionisti è una "piaga" che ha purtroppo preso piede, ormai da anni, anche in Trentino. Per molto tempo si è utilizzata la stricnina, ma da quando ne è vietata la vendita, ad essere usati sono in particolare fitofarmaci (anche miscelati tra loro) impiegati in agricoltura.

A farne le spese sono, molto spesso, cani e gatti, ma non è raro che a rimanere uccisi (tra l'altro dopo atroci sofferenze) siano anche animali selvatici, quella selvaggina cioè che sedicenti "cacciatori" vedono minacciata dalla presenza delle volpi, alle quali i bocconi avvelenati sono principalmente destinati.

L'obiettivo era di eliminare le volpi

Anche nel caso di Folgaria l'obiettivo era questo: eliminare le volpi. Nonostante sia questo il peggiore periodo per la specie, decimata da una tremenda epidemia di cimurro che ha provocato la morte di decine di esemplari. "Si tratta di una caccia – avverte il vice questore aggiunto Giorgio Zattoni, capo dell'Ufficio distrettuale forestale di Rovereto – che, contrariamente a quanto possa credere chi la pratica, non è affatto selettiva e che finisce con il colpire tutte le specie, dai canidi ai mustelidi, arrecando un grave danno ad una fauna che ha un alto valore ambientale, giacché è essenziale al mantenimento dell'equilibrio tra le specie".

Mai fino ad ora si era riusciti a cogliere sul fatto chi fa ricorso a simili, incivili metodi di "caccia", e frustrati dalla difficoltà di risalire ai responsabili di questi atti sono stati fino ad ora gli sforzi di forestali ed altre forze di polizia. Per una volta le cose sono andate diversamente, ma se anche la fortuna ha avuto la sua parte – come ammette lo stesso capo dei forestali di Rovereto – molto lo si deve alla costante opera di controllo e sorveglianza, intensificata in questo periodo caratterizzato dall'uscita allo scoperto di molti animali selvatici in cerca di cibo, messa in campo dal Corpo Forestale Provinciale.

Intensificata l'attività antibracconaggio

Proprio nell'ambito di tale attività antibracconaggio, i forestali di Rovereto sono riusciti a sorprendere, poco dopo le 8 di mercoledì mattina a Folgaria, il cacciatore. L'uomo, residente a Folgaria, è stato notato per il fare sospetto, mentre sceglieva con cura i luoghi dove depositare le esche avvelenate: alla base di un albero, vicino ad un ramo secco o sotto una corteccia. Nello zainetto che portava con sé i pezzetti, già tagliati, di salsiccia imbevuta nel diserbante, guanti nelle mani per non contaminarsi con il veleno, ciaspole ai piedi per muoversi più agevolmente nella neve.

Alla vista dei forestali l'uomo ha cercato inizialmente di negare, poi di allontanarsi dalla zona. L'intervento di altri forestali, tra i quali l'ispettore capo Bruno Sordo, comandante della stazione di Folgaria, e dell'ispettore superiore Claudio Anesi dell'Ufficio distrettuale di Rovereto, è valso a bloccare il cacciatore ed a convincerlo a collaborare, indicando le altre esche già precedentemente depositate nel bosco. La zona "Boschetti", tra l'altro, è una di quelle che i forestali stavano già tenendo d'occhio e dove in passato sono stati segnalati casi di avvelenamento di cani.

Ora l'uomo è stato denunciato dai forestali alla magistratura per esercizio della caccia in periodi di divieto, con l'aggravante dell'utilizzo di mezzi proibiti (i bocconi avvelenati, appunto) e naturalmente segnalato al Servizio Foreste e Fauna della Provincia che valuterà l'eventuale sospensione della licenza di caccia. La stessa magistratura potrebbe, per altro, ravvisare nella sua condotta altre e più gravi ipotesi di reato quali il danno ambientale e l'attentato alla salute pubblica.

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