Una tragedia che aveva sconvolto la piccola comunità di Sagron Mis e l’intero Primiero, ma anche il vicino Bellunese. In un primo momento sembrava un malore o un infortunio nei boschi, mentre diverse ore dopo i militari hanno ricostruito la vicenda
Trento – Il corpo senza vita del giovane boscaiolo Vitali Mardari, 28 anni, residente a Belluno, era stato trovato a quasi seicento metri di distanza dalla sua auto, in un punto dove non c’era alcuna pianta tagliata.
Un particolare che insospettito subito i carabinieri giunti sul posto. Il corpo di Mardari era stato infatti spostato. Solo dopo settimane di indagini i militari erano riusciti a fare chiarezza.
L’obiettivo era quello di nascondere un infortunio sul lavoro, perché Mardari lavorava in nero. Ma l’accusa di frode processuale ipotizzata dai carabinieri nel corso delle indagini è caduta.
L’unico che dovrà difendersi davanti a un giudice per la morte del giovane ventottenne di origini moldave, è il datore di lavoro, R. S. 42 anni, di Rocca Pietore (in provincia di Belluno).
Il pm Giovanni Benelli nei giorni scorsi ha firmato la richiesta di rinvio a giudizio per omicidio colposo a carico dell’uomo. Si dovrà difendere davanti a giudice delle udienze preliminari.
La tragica morte del boscaiolo
L’impresa bellunese, stava effettuando dei lavori di disbosco in località “Val delle Moneghe” e aveva ingaggiato anche il giovane moldavo, ma senza alcun contratto di lavoro.
Secondo quanto ricostruito l’imprenditore veneto insieme a Mardari e altri due boscaioli (anche loro in nero) avrebbe allestito una linea teleferica per l’esbosco.
Il titolare era a bordo di un escavatore per posizionare un cavo metallico, mentre Mardari si trovava vicino all’ancoraggio a monte della teleferica. Durante le operazioni, il cavo si sarebbe spezzato, colpendo violentemente il giovane moldavo che è stato sbalzato una ventina di metri più a valle. Il boscaiolo è morto sul colpo. È stato allora che, forse per coprire l’infortunio, sarebbe stato spostato il corpo.
Secondo la Procura, il datore di lavoro, oltre ad aver violato le norme sulla sicurezza nei luoghi di lavoro avrebbe effettuato “una valutazione errata delle forze applicate che sono risultate otto volte superiori alla resistenza del cavo metallico” che è costato la vita al giovane boscaiolo.