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Belluno chiede il referendum per Autonomia dal Veneto, Cisl: “Quale tipo di autonomia vogliamo?”

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Referendum per l’autonomia a Belluno, Roffaré: “Il Veneto deve comprendere le necessità del bellunese, ma le forze economiche e sociali del territorio devono avere una visione condivisa”

Belluno – Il Bellunese chiede con forza l’autonomia della Provincia rispetto alla Regione, che già è pronta a votare per una sua consultazione a ottobre, chiedendo l’indipendenza da Roma.

La Provincia di Belluno ha dato il via libera con la  maggioranza di Palazzo Piloni, all’idea della presidente Daniela Larese Filon (nella foto) con il sostegno degli otto consiglieri (su 10 totali) della maggioranza (Ezio Lise, Jacopo Massaro, Mirco Costa, Serenella Bogana, Pierluigi Svaluto Ferro, Paolo Vendramini, Matteo Trinceri e Silvia Tormen).

Il prossimo 23 maggio arriverà in consiglio provinciale a Belluno il testo del quesito referendario che sarà simile e semplice come quello della Regione Veneto per l’autonomia. E se i due terzi dei presenti voterà a favore il quesito passerà. Subito dopo, ci sarà il passaggio nell’assemblea dei sindaci.

La Cisl chiede chiarezza sul progetto

“Se il Veneto rivendica attenzione e autonomia per se stesso, allo stesso tempo deve definitivamente comprendere, fino in fondo, le necessità non più procrastinabili del territorio bellunese, ponendo fine a giochi di parte tra governo regionale e locale e a strumentalizzazioni politiche”. Il Segretario generale aggiunto della Cisl Belluno Treviso, Rudy Roffarè interviene sulla proposta di referendum sull’autonomia della Provincia di Belluno lanciata dalla presidente Larese Filon.

“Il vero nodo – spiega Roffarè -, come per l’autonomia del Veneto, tema su cui verte l’appuntamento referendario del 22 ottobre, è quale tipo di autonomia vogliamo e soprattutto quale progetto di Belluno pensiamo per i prossimi anni”. In questo senso si inserisce anche il ragionamento che la Cisl di Belluno Treviso fa, contribuendo al dibattito sulla autonomia della nostra provincia lanciata in queste ore dal presidente Larese Filon.

“Sì al referendum – sottolinea Roffarè – ma serve una visione condivisa e programmatica per governare i processi e muoversi in maniera coordinata: questo è il momento di fare proposte e di progettare il futuro. E chiediamo che lo si faccia tutti insieme: lo abbiamo detto agli stati generali e continuiamo a ribadirlo. Solo così potremo avere l’autorevolezza e la forza di chiedere autonomia e risorse.

Dobbiamo avere la capacita che il territorio abbia una unica voce e attraverso questa, trasmettere la nostra idea di autonomie e la nostra idea di progetto bellunese, definire insieme quale politica per l’ambiente e l’agricoltura di montagna, per la economia nell’era dell’industria 4.0, per lo sviluppo turistico, per arginare lo spopolamento dei paesi delle zone periferiche, per l’uso delle nostre risorse e per il sistema scolastico. Riteniamo positivo e importante, l’istituzione del tavolo sulle infrastrutture messo in campo da tutte le associazioni economiche insieme alle organizzazioni sindacali. Finalmente si discute di cose da progettare e da fare”.

“La Regione – spiega Roffarè – deve comprendere che i parametri usati a livello regionale e nazionale per servizi fondamentali come scuola, infrastrutture, sanità, trasporti, dissesto idrogeologico, finanziamenti alle piccole attività turistiche e agricole, non possono considerare solo la popolazione in un territorio così vasto e sempre meno popolato.

Dare opportunità ai bellunesi, ai sui anziani, ai suoi giovani e alle potenzialità turistiche, significa che le risorse da destinare a questo territorio devono essere per forza di cose proporzionalmente più onerose per la Regione. Basti pensare che se gli abitanti sono pochi, si tagliano i servizi. Ma con pochi servizi, la gente se ne va e chiudono altre attività. E ulteriori giovani se ne vanno. Perché in altre provincie di montagna come Sondrio, Trento e Bolzano la popolazione aumenta?”.

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