Aumenta a livello mondiale il consumo di pesce, che raggiunge il record di 20,5 chilogrammi pro capite l’anno
NordEst – Aumenta a livello mondiale il consumo di pesce, che raggiunge il record di 20,5 chilogrammi procapite l’anno. I dati di settore parlano chiaro: dal 1961 al 2017 si è passati infatti da un consumo di 9 a 20,3 chilogrammi pro capite.
Prendendo in considerazione i dati più recenti, relativi agli ultimi trent’anni (precisamente dal 1990 al 2018), il consumo di prodotti ittici risulta essere aumentato del 122%. Le previsioni per il futuro non si discostano dall’andamento attuale: gli esperti stimano infatti che entro il 2030 queste cifre continueranno a crescere, arrivando a superare i 21 chilogrammi pro capite annui e con una produzione ittica maggiore del 15% rispetto al 2018.
L’impatto del Covid sul settore
La pandemia che ha interessato e continua a interessare purtroppo moltissimi Paesi del mondo ha avuto delle ripercussioni inevitabili anche sull’andamento di questo settore. A causa dei provvedimenti presi dalle singole nazioni per contenere la pandemia, moltissime attività di produzione hanno subito un calo netto, dovuto principalmente alla minore manodopera.
Anche la necessità dei consumatori di poter disporre di prodotti a lunga durata di conservazione ha inevitabilmente colpito la vendita del “fresco”, facendo registrare un calo di vendite di questo tipo di prodotti, compensato però da un’impennata dei prodotti ittici surgelati (+16,5% nel primo quadrimestre dell’anno). I consumatori infatti sembrano essere sempre più indirizzati all’acquisto online di pesce surgelato messo in vendita su e-commerce specializzati, in quanto consentono di riceverlo a casa tramite consegna, una modalità che evita dunque di esporsi a un probabile contagio. Le abitudini degli italiani appaiono quindi profondamente cambiate dagli ultimi mesi di lockdown e restrizioni, e il settore non potrà che cercare di andare loro incontro, per soddisfarne i bisogni in questo anno complicato.
Sostenibilità: un aspetto da non sottovalutare
La sostenibilità è uno degli aspetti che al giorno d’oggi pesa di più sulla scelta dei consumatori, sempre più attenti alla tutela dell’ambiente, e che non deve quindi essere sottovalutato per nessun motivo al mondo. A questo proposito, il direttore generale della FAO ha dichiarato: “Il pesce e i prodotti ittici sono considerati non solo tra gli alimenti più sani del pianeta, ma anche tra quelli con minor impatto sull’ambiente naturale”. Tuttavia, i dati rivelano che circa il 34,2% del prodotto ittico viene pescato a livelli biologicamente non sostenibili. Le principali cause sono il sovrasfruttamento, generato specialmente dalla pesca intensiva e illegale, e l’inquinamento dei mari, il quale potrebbe portare all’estinzione di molte specie ittiche.
Per questo motivo diventa fondamentale, anche da parte del consumatore stesso, conoscere quali specie ittiche sono più sostenibili; si tratta di pesci meno ricercati e meno considerati rispetto ai “classici”, come ad esempio lo sgombro, la spigola, l’orata, la lampuga e le sarde. In fase di acquisto, inoltre, è consigliabile preferire sempre pesce di stagione, in modo da rispettare il ciclo vitale di ogni specie e, soprattutto, prediligere come luogo di provenienza un mare a noi vicino. Per i mesi di novembre e dicembre le specie ittiche più consigliate sono alici, spigole, triglie, lampuga, sarago, polpo, gallinella, seppie e sardine.