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Alto Adige: salute delle api e possibili inteventi

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Istituito tavolo tecnico permanente per tutela salute delle api

api

Bolzano – La normativa provinciale stabilisce il divieto di impiegare fitofarmaci dannosi alle api durante la fioritura e i coltivatori si attengono alle norme, come ha riferito l’assessore provinciale all’agricoltura Arnold Schuler, ricordando come nei frutteti in Alto Adige sia evidente la biodiversità. L’attività di monitoring negli ultimi anni ha evidenziato qualche problema, ma congiuntamente possono essere individuate soluzioni sostenibili a tutela della salute delle api.

Da parte sua Georg Kössler, presidente del Consorzio delle mele “Südtiroler Apfel”, ha sottolineato l’impegno a mantenere un buon rapporto con l’apicoltura in melicoltura, e a trovare soluzioni con spirito positivo per la convivenza delle varie attività, nell’interesse di tutti.

Con una convenzione siglata da tutte le parti interessate è stato istituzionalizzato un tavolo di lavoro tecnico con l’intento di collaborare in sinergia a garanzia della salute delle api. Il documento è stato sottoscritto il 24 gennaio 2017 fra la Provincia, l’associazione dei contadini “Südtiroler Bauernbund”, il consorzio delle mele “Südtiroler Apfel”, quello dei “Vini Alto Adige”, l’associazione provinciale degli apicoltori “Südtiroler Imkerbund”, il Centro sperimentale Laimburg, Bring Consulenza per l’agricoltura montana, e il “Beratungsring”.

Per evitare morie di api nei frutteti, in particolar modo nei meleti, secondo quanto indicato dallo studio di ricerca Apistox condotto dal Centro di sperimentazione Laimburg (finanziato da Provincia e Consorzio delle mele), nel documento è stato sottoscritto l’impegno a implementare alcune misure di tutela della salute delle api. Da un lato si dovrà giungere alla riduzione dell’uso di prodotti fitosanitari, all’eliminazione di certi tipi di fitosanitari, alla rimodulazione dei tempi dell’uso (ad esempio durante le ore del giorno dove le api non sono in volo), dall’altro si dovrà implementare azioni per indurre un miglioramento dell’habitat delle api al di fuori delle aree frutticole e prevedere lo sfalcio dei solchi fra i filari nei meleti.

Nell’ambito del progetto di ricerca Apistox è stata presa in esame la situazione delle popolazioni di api in Alto Adige, in particolar modo all’interno dei meleti, al fine di indicare le misure per la loro tutela. Gli esperti del Centro di sperimentazione Laimburg hanno indagato in particolare gli effetti degli interventi fitosanitari in melicoltura sulle colonie di api nel periodo vicino alla fioritura.

Gli esiti dello studio di ricerca e la convenzione sono stati al centro della conferenza stampa nel pomeriggio, 6 febbraio, a Palazzo Widmann a Bolzano con l’assessore provinciale all’agricoltura Arnold Schuler, il direttore del Centro di sperimentazione Laimburg, Michael Oberhuber, i ricercatori autori dello studio, Manfred Wolf e Benjamin Mair (Laimburg), il presidente del Consorzio delle mele “Südtiroler Apfel”, Georg Kössler, il presidente del Gruppo di lavoro per la frutticoltura integrata dell’Alto Adige Agrios, Harald Weis, e il presidente dell’associazione provinciale degli apicoltori “Südtiroler Imkerbund”, Engelbert Pohl.

L’assessore Schuler ha ricordato che con i fondi che si liberano grazie alla riorganizzazione del Centro Laimburg, circa 800mila Euro, nel 2017 e negli anni successivi sarà proseguita l’attività di ricerca nel settore della salute delle piante e il monitoring sulla salute delle api estendendolo alle coltivazioni di drupacee e bio, anche se la presenza di nuovi parassiti invasivi costituisce una sfida in agricoltura.

Come ha spiegato Manfred Wolf, responsabile di progetto, dai rilevamenti esguiti nell’ambito di Apistox è emerso che a fronte della scarsa possibilità di nutrirsi al di fuori dei meleti, le api bottinatrici volano negli impianti anche dopo la fioritura dei meli e, quindi, in periodi dove è ripresa l’irrorazione con fitofarmaci pericolosi per loro, dopo la sospensione del divieto. È stata evidenziata una maggiore mortalità in momenti con maggior uso di prodotti fitosanitari pericolosi e uno sviluppo delle colonie sotto le aspettative. In questo fenomeno non è stata rilevata alcuna differenza fra le zone osservate per quanto attiene le colonie (9 postazioni nel Burgraviato in zone con elevata diffusione della malattia degli scopazzi e quindi n numero maggiore di trattamenti, e 4 postazioni nell’Oltradige-Bassa Atesina con ridotta diffusione della medesima, e quindi minor numero di trattamenti- per un totale di 65/67 colonie indagate, fornite dai membri dell’Associazione apicoltori “Imkerbund Südtirol”).

Molta importanza riveste l’attività di informazione e formazione degli agricoltori, come ha affermato Harald Weis di Agrios, in rappresentanza di vari enti di consulenza. Soddisfazione per l’attivazione del tavolo tecnico permanente è stata espressa da Engelbert Pohl, dell’Associazione apicoltori “Imkerbund Südtirol”, perché in tal modo è possibile individuare soluzioni condivise.

Le api, tramite l’impollinazione, forniscono un contributo imprescindibile per il mantenimento dell’ecosistema e della biodiversità. Le popolazioni di api ormai da anni, però, sono interessate a livello mondiale da fenomeni di recesso. In Alto Adige, come ha detto Georg Kössler, presidente del Consorzio delle mele “Südtiroler Apfel”, l’apicoltura costituisce un fattore tradizionale nell’ambito dell’agricoltura ed anche un valore aggiunto. Oltre 3mila gli apicoltori per i quali l’apicoltura costituisce una fonte di reddito aggiuntiva.
In provincia di Bolzano vivono circa 37mila colonie di api. Le specie di api selvatiche sono circa 460. Uno studio di ricerca ha rilevato la presenza di ben 110 specie differenti di api selvatiche solo nei Giardini di Castel Trauttmansdorff. Tra le 14mila e le 22 colonie di api stazionano su circa 24mila ettari di terreni coltivati (a mele 18.500 ettari e uva 5.400 ettari). La coltivazione delle mele costituisce uno spazio vitale di rilievo per le api. In Alto Adige la densità delle colonie a livello territoriale è di 5 colonie per chilometro quadrato (in Germania 1,9 colonie per chilometro quadrato e in Austria di 3,8 colonie per chilometro quadrato) e persino di 10 colonie per chilometro quadrato in frutticoltura.

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