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AF447, La famiglia di Luigi Zortea:”Vogliamo chiarezza”

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L’appello dopo mesi di silenzio  – E’ la famiglia del Sindaco di Canal San Bovo, Luigi Zortea a far sentire la propria voce a tre mesi di distanza dalla sciagura aerea in Brasile, nella quale hanno perso la vita anche altri due trentini (il consigliere provinciale trentino Giovanni Battista Lenzi e il direttore della Trentini nel mondo, Zandonai).

Mentre il piccolo Comune di Canal San Bovo si  prepara alle prossime elezioni amministrative, che dovranno decidere il successore di Zortea, ad oggi, quella tragedia è ancora avvolta nel mistero più assoluto. Per quale motivo si è inabissato l’Airbus A330, il velivolo Air France partito da Rio de Janeiro diretto a Parigi e precipitato nell’Atlantico nella notte fra il 31 maggio e il primo giugno con 228 passeggeri a bordo, tra cui 10 italiani?

La sospensione delle ricerche dei resti dell’aereo, decisa pochi giorni fa dalle autorità francesi, non è certo messaggio di speranza per i tanti familiari delle vittime che ancora attendono di sapere come e perché i loro cari sono morti e, per la maggior parte, che fine hanno fatto i loro corpi. Solo 50 a oggi le vittime recuperate in mare, insieme a circa 640 rottami del velivolo.

Nessuna notizia invece, della scatola nera. Sicuro pare solo il fatto che l’aereo non sia esploso in volo, come ribadito dal rapporto ufficiale del Bea, l’organismo governativo francese che conduce l’inchiesta, reso noto lo scorso 2 luglio. Per il resto è tutto da chiarire.

Parla Michela Zortea –
«Le autorità francesi sostengono che l’aereo si sia disintegrato a causa dell’impatto con l’acqua», spiega Michela Zortea, figlia di Luigi, sindaco di Canal San Bovo (Trento), tra le vittime della sciagura. «Questa tesi però fa a pugni con i relitti trovati – aggiunge – di dimensioni notevoli e recuperati in un’area molto vasta. Se l’aereo si fosse disintegrato per impatto, si sarebbe ridotto in frantumi. I resti invece sono grandi e persino il timone dell’aereo, ritrovato l’otto giugno, è intatto». Secondo i familiari «l’aereo deve essersi disintegrato in volo. Se non vogliamo usare il termine "esplosione", quanto meno si è "disgregato", continua Michela.

"L’ipotesi? Una falla che poi, per depressurizzazione, ha disgregato tutto. Potrebbe aver ceduto qualche elemento strutturale in cabina di pilotaggio. Da lì la morte dei piloti e la tragedia. Altrimenti non si spiega come non sia stato lanciato il mayday». Ci sono stati infatti 24 messaggi automatici di anomalie inviati dall’Airbus, tra le 4.04 e le 4.14, «ma nessun contatto vocale diretto da uomo a uomo dopo le 3.33».

C’è poi il mistero dei tubi di Pitot, le sonde di misurazione della velocità. Inizialmente si era fatta strada l’idea che a causare la strage fossero stati modelli di sonde difettosi. Anche per i tecnici del Bea il problema maggiore è stato un’anomalia nella velocità, ma secondo loro «il malfunzionamento dei tubi di Pitot è un elemento dell’incidente, non la causa principale». «Le sonde saranno state una concausa – commenta Michela – ma il problema va cercato in un cedimento fisico, meccanico nell’apparecchio. Anche i controlli sarebbero stati carenti. Pare che, dei vari livelli di verifica previsti prima della partenza, ne siano stati rispettati solo uno o due».

La sfiducia dei famigliari di Zortea –
«Troppe le contraddizioni nelle dichiarazioni ufficiali del Bea. Per me hanno dovuto dire ciò che qualcun altro ha voluto che si dicesse. Le ricerche sono state all’insegna della leggerezza sin dal principio. Sono partite verso le 8 e mezza del mattino, dopo cinque ore dall’ultima comunicazione. Un blackout non da poco. Tutti poi si sono concentrati quasi esclusivamente sulla ricerca dei corpi, anziché della scatola nera. Perfetto, ma il sospetto è che abbiano preferito lasciar passare del tempo per poi poter dire, come è accaduto, che ormai si era perso il segnale e che per la scatola nera era tardi. Una volta un’imbarcazione ha captato un debole segnale, ma le autorità hanno subito smentito, senza nemmeno verificare. Chi ci dice che non fosse il segnale giusto?».

E ancora: «Quanto ai corpi, chi ci assicura che siano davvero 50 e che non ne sia stato occultato nessuno? E le autopsie? Neppure ai familiari delle vittime brasiliane è stato concesso di entrare nell’istituto dove sono state realizzate. Noi da qui non abbiamo alcun controllo». Che volutamente non siano state fatte tutte le ricerche del caso? Che qualcuno preferisca ormai lasciar divenire impossibile accertare l’accaduto? «Il dubbio c’è – afferma Michela – Se la scatola nera dovesse appurare effettivi problemi strutturali nell’aereo, la situazione per Air France si complicherebbe. Sembra che tengano solo a difendere l’immagine. E non vorrei che l’immagine oggi contasse più di tante vite umane».

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  • FAMIGLIARI DELLE VITTIME INCONTRANO MINISTRO
Estadão – ‎02/set/2009‎
De Paris para a BBC Brasil – O Sindicato dos Pilotos da Air France (Spaf) acusa os investigadores do acidente do voo AF 447 de minimizar as falhas nos

G1.com.br – Jornale Curitiba

Berhasil Identifikasi 11 Penumpang AF 447

Radar Jogja – ‎04/set/2009‎
RIO DE JANEIRO – Tim investigasi pencarian Air France 447 yang hilang di Samudera Atlantik sukses mengindentifikasi 11 dari 50 jenazah yang ditemukan.

Familiares das vítimas do AF 447 se reunirão com ministros em Brasília

Correio do Brasil – ‎04/set/2009‎
Na próxima terça-feira, a direção da Associação dos Familiares das Vìtimas do Vôo AF 447(AFVV 447) , que partiu do Rio de Janeiro no dia 31 de maio em
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