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Pasqua: per 1 italiano su 2 venerdì di pesce. I consigli

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Il venerdì Santo il pesce è protagonista sulle tavole di piu’ un italiano su due nel rispetto della tradizione culturale e religiosa

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NordEst – Si stima per il solo venerdì – sottolinea la Coldiretti Impresapesca – un consumo complessivo di circa 15 milioni di chili di pesce e una spesa di 140 milioni di euro. Il 39 per cento degli italiani si orienta su pesce italiano, il 12 per cento è indifferente alla provenienza mentre appena l’uno per cento ricerca prodotti ittici provenienti dall’estero, secondo l’indagine Coldiretti/Ixè. Ad essere preferito è dunque in questa occasione – precisa la Coldiretti – è soprattutto il pesce azzurro, dalle alici alle sardine fino agli sgombri venduti a prezzi contenuti secondo i criteri di sobrietà richiesti dalla ricorrenza, senza tuttavia rinunciare al gusto e alla salute per l’elevato contenuto di grassi insaturi e in particolare del tipo omega tre.

La “legge” dell’astinenza dalle carni non proibisce, infatti, di consumare pesce, uova e latticini, ma mette al bando cibi e bevande come particolarmente ricercati o costosi. I menu del venerdì Santo saranno quelli tipici delle tradizioni locali cucinati secondo ricette semplici nel rispetto della giornata di riflessione come la pasta con le sarde in Sicilia, le tradizionali zuppe di pesce che assumono nomi differenti a seconda delle regioni, e che nel nord Adriatico si consumano assieme alla polenta, fino alle ricette tipiche regionali come le alici scottadito con o senza pan grattato, o sarde in saor con cipolla (tipica ricetta Veneta), le seppie con i piselli, fagioli e cozze (ricetta pugliese), vongole e ceci (ricetta marchigiana), la ministra di pesce con gallinelle e ghiozzi, le uova sode col tonno o gli spaghetti al ragù di mare.

Per effettuare acquisti di qualità al giusto prezzo il consiglio di Coldiretti è, laddove possibile, di acquistare direttamente dal pescatore, o se da un attività commerciale verificare sul bancone l’etichetta, che per legge deve prevedere la zona di pesca, e scegliere la “zona Fao 37” se si vuole acquistare prodotto pescato del Mediterraneo, controllare che la carne del pesce abbia una consistenza soda ed elastica, che la pelle sia lucida, che le branchie abbiano un colore rosso o rosato e che siano umide e gli occhi non siano secchi o opachi o concavi, mentre l’odore non deve essere forte, sgradevole o con richiami all’odore dell’ammoniaca.

Se si è in grado di conoscere bene le specie e la qualità è infine meglio non scegliere i pesci già mutilati della testa e delle pinne. Altrimenti appare meglio affidarsi ad un pescatore o ad una pescheria di fiducia.

Secondo elaborazioni Coldiretti su dati ISMEA, il consumo domestico di pesce fresco naturale è calato del 5 per cento nel 2013 con riduzione degli acquisti familiari piu’ rilevanti per alici (-11,1 per cento), calamari (-9,5 per cento), spigole (-7 per cento) e cozze o mitili (-5,4 per cento) mentre è da registrare il boom del baccalà (merluzzo salato proveniente dal nord Europa), in aumento del 19,6 per cento.

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