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Natale a NordEst, Vescovo Muser: “Cittadinanza non divida”, Tisi: “Timore parola senza realtà”, Moraglia: “Non togliere umanità a nessuno”

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Accoglienza, cittadinanza e apertura al dialogo, al centro dell’attenzione

Il vescovo Ivo Muser ha celebrato la veglia di Natale nel Duomo di Bressanone

NordEst –  “In questa festa di Natale chiedo come cittadino, cristiano e vescovo della diocesi che la discussione in merito alla doppia cittadinanza per i sudtirolesi non divida la nostra società, non apra antiche ferite e pregiudizi e crei un clima politico e umano avvelenato che speravamo di avere superato.” Lo dice il vescovo di Bolzano e Bressanone Ivo Muser che ha presieduto la Veglia di Natale nel Duomo di Bressanone e ha celebrato celebrato la Messa di Natale nel Duomo di Bolzano.

In questa festa Muser desidera “parole aperte e sincere e non quelle che feriscono e distruggono i ponti”. Concretamente il presule si è riferito ad una discussione politica attuale in Alto Adige, quella del passaporto austriaco. Monsignor Muser ha proseguito poi dicendo “che non si può ridurre il Natale a un bel ricordo, a qualche pio sentimento, o alla celebrazione di alcuni giorni di festa.” “Cristo è la nostra pace”, il motto del vescovo Karl Golser deceduto un anno fa, è l’augurio del vescovo Muser per la Diocesi.

Fare Natale è accogliere l’Emmanuele

“C’è il pericolo concreto – sottolinea l’Arcivescovo Lauro Tisi nel solenne pontificale di Natale, in cattedrale a Trento – che esistano le parole e non la realtà. Il timore che la parola, da forza creatrice, si spenga e divenga suono sordo, vuoto, senz’anima, è forte.

Possono fare questa fine anche gli auguri di Natale”. “Questo Dio profondamente umano, che si fa carne nelle donne e negli uomini che sanno essere casa gli uni per gli altri, spesso – argomenta l’Arcivescovo – vorremmo relegarlo in cielo e impedirgli di frequentare l’umano, per poi scaricare su di lui le nostre responsabilità, chiamandolo a intervenire al bisogno, o imputandogli i mali del mondo. Fare Natale, invece, è accogliere l’Emmanuele, il Dio con noi. È sapere che abbiamo la possibilità di incidere nella storia, e farla diventare terreno di comunione. Egli – conclude – è la Parola che si è fatta carne, per trasformare la carne della nostra storia, in Parola di vita. A noi, accogliere o rifiutare”.

Nessuno può essere dimenticato

Ogni uomo, per quanto dimenticato, povero e discriminato, “non può però esser espropriato della propria umanità. Potrà esser umiliato e potrà essere violato nel modo più disumano, ma l’uomo rimane sempre tale”. Lo ha detto il Patriarca di Venezia, Francesco Moraglia, nell’omelia della messa di Natale celebrata nella Basilica di San Marco.

 

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