Primo Piano NordEst Trentino Alto Adige

Governo, Incarico a Letta: ”Il governo non nascerà a tutti i costi”

Share Button

Le consultazioni per il Governo

quirinale

Roma (Adnkronos) –  Il vicesegretario del Pd ha accettato l’incarico con riserva (Diretta). Amato: ”Assolutamente soddisfatto”. Da ministro più giovane a premier, Enrico Letta ‘torna’ a Palazzo Chigi (VIDEO). Concluse le consultazioni, il presidente della Repubblica ha sentito, per telefono, Ciampi. Il vice del Pd: ”Pronti su lavoro e riforme” (VIDEO). Alfano avverte: ”Se governicchio noi non ci stiamo”. Resa dei conti nel Pd, Bersani lascia e si sfoga: “Partiti missili a testata multipla”. Grillo: “Italia verso la bancarotta”. Quirinarie, per Rodotà 4.677 voti. Lunedì il discorso di insediamento di Napolitano: ”Basta tatticismi, ora il governo” (VIDEO – FOTO). Sabato scorso la rielezione, il primo mandato il 15 maggio 2006 (FOTO). Le consultazioni della Prima Repubblica (FOTO).

Il giuramento di Napolitano

Discorso di insediamento davanti alle Camere riunite: ”Per quanto mi costi non potevo declinare l’appello”. Sabato scorso la rielezione, il primo mandato il 15 maggio 2006 (Foto). D’Alema: ”Non ho affossato Prodi”. Alla direzione del Pd, ci sarà anche RenziCivati attacca i sabotatori di Prodi e Rodotà. Per il governo in pole Giuliano Amato ed Enrico Letta, ma Bindi boccia Letta premier: ”La nostra gente non vuole larghe intese”. Marini a ‘In mezz’ora’: ”Vittima di un partito allo sbando”. Grillo: ”E’ stato un golpettino furbo”. E insiste: ”La Repubblica è morta”. Pd sotto choc, Bersani si dimette: ”Uno su quattro è un traditore”. Stampa straniera: con la crisi del Pd elezioni più vicine.

Giorgio Napolitano ha giurato fedeltà alla Repubblica, mentre suonava la campana di Montecitorio. Commosso il Presidente della Repubblica. Prima di entrare in aula il Capo dello Stato ha salutato i componenti dell’ufficio di presidenza dei due rami del Parlamento. Poi si è intrattenuto per un breve colloquio con i presidenti di Camera e Senato. All’ingresso del Presidente della Repubblica in aula tutta l’assemblea si è alzata in piedi e ha applaudito l’arrivo del Capo dello Stato. Anche i grillini si sono alzati, ma senza applaudire.

Guarda il Video

Napolitano ha espresso al Parlamento la sua gratitudine per essere stato rieletto con “così largo suffragio”. “E’ un segno – ha detto iniziando il suo discorso di insediamento il Capo dello Stato – di rinnovata fiducia che raccolgo comprendendone il senso, anche se sottopone a seria prova le mie forze: e apprezzo in modo particolare che mi sia venuto da tante e tanti nuovi eletti in Parlamento, che appartengono a una generazione così distante, e non solo anagraficamente, dalla mia”.

“Per quanto potesse costarmi, ho ritenuto di non poter declinare l’appello, mosso da un senso antico e radicato di identificazione con le sorti del Paese” ha detto Napolitano, spiegando le ragioni che lo hanno indotto ad accettare un secondo mandato al Quirinale. Negli incontri al Quirinale, dopo i cinque tentativi andati a vuoto per l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica, ha sottolineato Napolitano, “è emerso un drammatico allarme per il rischio ormai incombente di un avvitarsi del Parlamento in seduta comune nell’inconcludenza, nell’impotenza ad adempiere al supremo compito costituzionale dell’elezione del Capo dello Stato”.

“A 56 giorni dalle elezioni del 24-25 febbraio – dopo che ci si è dovuti dedicare all’elezione del Capo dello Stato – si deve senza indugio procedere alla formazione dell’esecutivo” ha sottolineato il Presidente della Repubblica nel suo discorso di insediamento. “Non corriamo dietro alle formule o alle definizioni di cui si chiacchiera. Al Presidente – ha sottolineato il Capo dello Stato – non tocca dare mandati, per la formazione del governo, che siano vincolati a qualsiasi prescrizione se non quella voluta dall’articolo 94 della Costituzione: un governo che abbia la fiducia delle due Camere. Ad esso spetta darsi un programma, secondo le priorità e la prospettiva temporale che riterrà opportune”. “E la condizione è dunque una sola: fare i conti con la realtà delle forze in campo nel Parlamento da poco eletto, sapendo quali prove aspettino il governo e quali siano le esigenze e l’interesse generale del Paese. Sulla base dei risultati elettorali – di cui non si può non prendere atto, piacciano oppur no – non c’è partito o coalizione (omogenea o presunta tale) che abbia chiesto voti per governare e ne abbia avuti a sufficienza per poterlo fare con le sole sue forze”.

”Qualunque prospettiva si sia presentata agli elettori, o qualunque patto – se si preferisce questa espressione – si sia stretto con i propri elettori, non si possono non fare i conti con i risultati complessivi delle elezioni. Essi indicano tassativamente la necessità di intese tra forze diverse per far nascere e per far vivere un governo oggi in Italia, non trascurando, su un altro piano, la esigenza di intese più ampie, e cioè anche tra maggioranza e opposizione, per dare soluzioni condivise a problemi di comune responsabilità istituzionale”.

“Il fatto che in Italia si sia diffusa una sorta di orrore per ogni ipotesi di intese, alleanze, mediazioni, convergenze tra forze politiche diverse, è segno – ha ammonito Napolitano – di una regressione, di un diffondersi dell’idea che si possa fare politica senza conoscere o riconoscere le complesse problematiche del governare la cosa pubblica e le implicazioni che ne discendono in termini, appunto, di mediazioni, intese, alleanze politiche”.

“O forse tutto questo – ha detto ancora il Capo dello Stato – è più concretamente il riflesso di un paio di decenni di contrapposizione – fino allo smarrimento dell’idea stessa di convivenza civile – come non mai faziosa e aggressiva, di totale incomunicabilità tra schieramenti politici concorrenti”.

“Lo dicevo già sette anni fa in quest’Aula, nella medesima occasione di oggi, auspicando che fosse finalmente vicino ‘il tempo della maturità per la democrazia dell’alternanza’: che significa anche il tempo della maturità per la ricerca di soluzioni di governo condivise quando se ne imponga la necessità. Altrimenti, si dovrebbe prendere atto dell’ingovernabilità, almeno nella legislatura appena iniziata”.

Per Napolitano “imperdonabile resta la mancata riforma della legge elettorale del 2005” ed ha sottolineato criticamente come sia “rimasta ignorata la raccomandazione della Corte costituzionale a rivedere in particolare la norma relativa all’attribuzione di un premio di maggioranza senza che sia raggiunta una soglia minima di voti o di seggi”.

“La mancata revisione di quella legge – ha aggiunto Napolitano – ha prodotto una gara accanita per la conquista, sul filo del rasoio, di quell’abnorme premio, il cui vincitore ha finito per non riuscire a governare una simile sovra-rappresentanza in Parlamento. Ed è un fatto, non certo imprevedibile, che quella legge ha provocato un risultato elettorale di difficile governabilità, e suscitato nuovamente frustrazione tra i cittadini per non aver potuto scegliere gli eletti”.

E se non aver riformato la legge elettorale è un grave errore che Napolitano imputa alle forze politiche, “non meno imperdonabile resta il nulla di fatto in materia di sia pur limitate e mirate riforme della seconda parte della Costituzione, faticosamente concordate e poi affossate, e peraltro mai giunte a infrangere il tabù del bicameralismo paritario”. ”Non si può più, in nessun campo, sottrarsi al dovere della proposta, alla ricerca della soluzione praticabile, alla decisione netta e tempestiva per le riforme di cui hanno bisogno improrogabile per sopravvivere e progredire la democrazia e la società italiana”.

Napolitano ha poi sottolineato che del lavoro dei saggi scelti per offrire un contributo programmatico al confronto politico e all’azione del governo “non si può negare, se non per gusto di polemica intellettuale, la serietà e la concretezza”. Se si nota che, specie in materia istituzionale, sono state lasciate aperte diverse opzioni su vari temi, vuol dire che è tempo di fare delle scelte conclusive. E si può, naturalmente, andare anche oltre, se si vuole, con il contributo di tutti”, ha aggiunto il Capo dello Stato.

“Ho accolto l’invito a prestare di nuovo giuramento come Presidente della Repubblica anche perché l’Italia si desse nei prossimi giorni il governo di cui ha bisogno. E farò a tal fine ciò che mi compete: non andando oltre i limiti del mio ruolo costituzionale, fungendo tutt’al più, per usare un’espressione di scuola, ‘da fattore di coagulazione’. Ma tutte le forze politiche si prendano con realismo le loro responsabilità: era questa la posta implicita dell’appello rivoltomi due giorni or sono”.

“Mi accingo al mio secondo mandato, senza illusioni e tanto meno pretese di amplificazione ‘salvifica’ delle mie funzioni – ha detto Napolitano – eserciterò piuttosto con accresciuto senso del limite, oltre che con immutata imparzialità, quelle che la Costituzione mi attribuisce. E lo farò fino a quando la situazione del Paese e delle Istituzioni me lo suggerirà e comunque le forze me lo consentiranno”.

“Inizia oggi per me questo non previsto ulteriore impegno pubblico in una fase di vita già molto avanzata; inizia per voi un lungo cammino da percorrere, con passione, con rigore, con umiltà. Non vi mancherà – ha concluso il Capo dello Stato – il mio incitamento e il mio augurio”. Napolitano ha sottoscritto questa mattina l’atto di dimissioni dalla carica di Presidente della Repubblica da lui assunta il 15 maggio del 2006.

Ora dovrà mettersi subito al lavoro, in vista della formazione di un nuovo governo. Anche se i nodi da sciogliere sono ancora molti: una delle ipotesi è la nascita di un esecutivo del presidente, con in pole Giuliano Amato ed Enrico Letta. Ma Rosy Bindi boccia Letta premier: ”La nostra gente non vuole le larghe intese”.

Share Button

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *