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L’Orso nel Vanoi come in British Columbia: a Trento si proietta il capolavoro di Annaud del 1988 e tornano i ricordi (VIDEO)

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Martedì 7 febbraio, alle 21, al cinema Astra, in collaborazione con il “Laboratorio alpino delle Dolomiti Bene Unesco” proiezione del film di Annaud girato al lago di Calaita, nel Primiero Vanoi e in altre vallate dolomitiche. Impossibile non ricordare la produzione internazionale, che trasformò una piccola valle trentina in un set a cielo aperto

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Piccoli e grandi orsi nella Valle del Vanoi. Nelle foto i preparativi con gli addestratori francesi e americani, al lavoro durante le riprese al lago di Calaita. Molti però erano anche i momenti di svago con i piccoli orsi, ospitati in vari paesi – Clicca per ingrandire

 

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Dolomiti (Trento) – Le Pale di San Martino si specchiano nel lago di Calaita, in un giorno di caldo sole estivo. L’aria è frizzante, la troupe diretta dal regista francese, Jean Jacques Annaud è al lavoro fin dal mattino, tra un ciak e l’altro, divertita dai dispetti dell’orso che richiede mille attenzioni.

Quel periodo, rivive ancora oggi negli articoli scritti sul set del film, dall’allora corrispondente locale del quotidiano L’Adige, Riccardo Orsingher.  Ma chi scrive, non dimentica nemmeno gli scatti con una vecchia polaroid al regista del film, Annaud, da inviare “fuori sacco” al giornale trentino.

Era il lontano 1988: la produzione, il set cinematografico, i sassi, gli insetti chiusi in una stanza e le rocce di scena in ‘polistirolo’. Per pochi mesi la verde Valle del Vanoi si trasformò in un set a cielo aperto. Tedeschi, svizzeri, inglesi, americani insieme, per accudire piccoli e grandi orsi. Dopo la prima diffidenza, la comunità locale imparò a conoscere questo mondo così speciale e ne diventò quasi parte, mobilitandosi per ogni emergenza, come da copione.

Tanto che qualcuno si unì anche al gruppo di lavoro, trasferendosi poi con la produzione in altre zone. Il film “L’Orso” viene ricordato ancora oggi in valle come una grande opportunità per l’intero territorio. Molto prima della nascita della Film Commission, si intuirono le potenzialità e le ricadute – già ben note in quel periodo in Alto Adige – di una simile produzione locale con importanti ricadute turistiche.

L’orso fu completamente girato nelle Dolomiti, a parte alcune sequenze girate in uno zoo belga, all’inizio del 1988. Inizialmente il film prevedeva come ambientazione il Parco naturale Fanes-Sennes-Braies, ma i politici e tecnici dell’assessorato alla tutela dell’ambiente e dell’ufficio Parchi naturali indussero la produzione a rinunciare a girare all’interno del parco. Il programma di riprese prevedeva un’attività di 8 settimane con la presenza di circa 80 persone, 30 orsi e 40 autocarri, usati per trasportare tutti gli animali. Numerosi erano gli addestratori, tra cui quattro per l’orso Bart (compreso il suo proprietario Doug Seus e sua moglie), tre per i cani, tre per i cavalli e undici per i cuccioli.

Ai membri della troupe fu chiesto di non mangiare durante le riprese, per evitare eventuali problemi con gli animali, in particolare con gli orsi. Annaud raccomandò, prima dell’inizio delle riprese, di non agitarsi e non invadere il territorio degli animali, non fare confusione, non gridare e soprattutto non correre, perché gli orsi, benché addestrati, rimangono pur sempre imprevedibili.

L’auspicio è che presto, il film possa essere nuovamente proiettato anche nel Primiero Vanoi – dove è stato girato – , ricordando con i protagonisti dell’epoca, le avventure di un periodo indimenticabile per tutti coloro che lo hanno vissuto.  

La proiezione a Trento

Nell’ambito delle attività del “Laboratorio alpino delle Dolomiti Bene Unesco”, martedì 7 febbraio, al cinema Astra, alle 21, il Trento Film Festival proietterà il film L’orso, di Jean Jacques Annaud (Francia, USA, 1988, 94′) considerato dalla critica e dagli appassionati naturalisti un vero e proprio capolavoro sul plantigrado e il suo rapporto con l’uomo.

L’orso, candidato al tempo al premio Oscar per il miglior montaggio e vincitore di due Premi César, assegnati al regista e alla montatrice, Noëlle Boisson, è ambientato nel 1885, nella Columbia Britannica, nello stesso periodo in cui nei nostri territori la caccia all’orso bruno era premiata addirittura con delle generose ricompense in denaro.

Da questo punto vista l’opera di Jean Jacques Annaud rappresenta l’occasione per ripercorrere la storia della convivenza uomo-orso anche nella nostra provincia, un tema, questo, soprattutto oggi, di grande attualità alla luce della popolazione di orsi bruni che vive in Trentino, grazie alla loro reintroduzione attuata con il progetto Life Ursus e che più in generale s’inquadra nel problema del ritorno nelle Alpi dei grandi predatori, tra i quali, oltre all’orso bruno, il lupo (che sta tornando in modo spontaneo), la lince e lo sciacallo dorato.

L’orso, il lago di Calaita e le Dolomiti trentine

La trama della pellicola, affascinante e avvincente, con una serie inaspettata di colpi di scena, narra la storia di un piccolo d’orso che vive il trauma della morte accidentale della madre. Costretto ad arrangiarsi, il piccolo si sforza di trovare cibo e rifugio fino a quando s’imbatte in un enorme orso grizzly maschio, braccato a sua volta da due cacciatori di trofei, di cui il più giovane, avventato e ingenuo, appena ne ha l’occasione, spara all’animale, riuscendo, però, solo a ferirlo. L’orso, infuriato, fugge, uccidendo uno dei due cavalli dei cacciatori.

Poco dopo, il cucciolo, trovatosi di fronte all’orso grizzly e vedendo in lui una figura paterna, tenta di farselo amico, ma l’altro, leso e innervosito, lo respinge. Il piccolo orso, tuttavia, non si arrende, riuscendo ad avvicinarsi al plantigrado e a leccargli in modo rasserenante la ferita: si forma così l’amicizia tra i due animali, con il grande che prende l’orfano sotto la propria protezione, insegnandogli a pescare e cacciare.

Determinati a trovare il grizzly, i due cacciatori si uniscono a un terzo uomo, accorso con dei cani. Inizia così un drammatico inseguimento, con i cacciatori che riescono a catturare il piccolo orso, legandolo a un albero del proprio accampamento. Ma è proprio lì che accade un evento inaspettato: il cacciatore più giovane si ritrova, la mattina presto, solo e senza il suo fucile di fronte al potente grizzly che, dopo averlo terrorizzato ringhiandogli ferocemente, decide alla fine di risparmiargli la vita e di recedere.

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Una scena importante del film, questa, che riflette nella realtà l’indole dell’orso che normalmente nei confronti dell’uomo non arriva all’atto estremo. Il cacciatore però approfitta dell’occasione per recuperare l’arma e sparare all’animale, ma al momento di premere il grilletto, sentendosi in debito nei suoi confronti, sceglie di mettere fine all’estenuante caccia, abbassando il fucile. Decide così di andare via con i compagni, liberando il piccolo orso che, rimasto solo e indifeso, viene inseguito e ferito da un puma; quando il felino sembra avere la meglio, improvvisamente, arriva il grizzly che con dei poderosi ringhi lo intimidisce costringendolo a fuggire via. I due orsi ritornano nuovamente insieme e, con l’avvicinarsi dell’inverno, si ritirano in una grotta per il loro periodo di semi letargo.

Il film anticipò la nascita della Film Commission

Il film, girato nel 1988, sarà introdotto dal giornalista Rosario Fichera, autore di un romanzo sull’orso bruno. Ospite della serata sarà il presidente della Trentino Film Commission, Giampaolo Pedrotti che porterà la sua testimonianza su come le grandi produzioni girate nei nostri territori, come nel caso de L’orso, creino delle importanti ricadute locali a livello economico, culturale e di know-how.

Attiva dal 2011, la Trentino Film Commission promuove e sostiene le produzioni cinematografiche, televisive e documentaristiche, sia italiane che estere, in grado di valorizzare e diffondere il patrimonio culturale, ambientale e storico del territorio trentino.

Il Trento Film Festival collabora attivamente con la Trentino Film Commission, nell’ambito del programma cinematografico, la sezione “Orizzonti vicini”, uno spazio interamente dedicato ai film prodotti o girati in Trentino-Alto Adige, agli autori, case di produzione e scuole di cinema della regione.

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