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Le più antiche scritte dei pastori della Val di Fiemme e Fassa retrodatate di un secolo

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Ritrovate dai ricercatori del Museo di San Michele alcune scritte che risalgono al 1558

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 NordEst – È di questi giorni la notizia del ritrovamento, tra la miriade di foto scattate tra il 2007 e il 2012 dai ricercatori del Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina nel gruppo del Latemar-Cornón, di alcune scritte datate al 1558. Da un punto di vista cronologico l’attività scrittoria dei pastori sulle pareti rocciose del Cornón era stata finora documentata a partire dalla seconda metà del ‘600 e continua fino ad oltre la metà del secolo scorso, ovvero fino al tramonto della società tradizionale. Le scritte, eseguite con il ból (ematite ferrosa), sono state rinvenute sull’attuale territorio di Panchià: siamo ancora lontani dal 1780, quando Panchià e Ziano si separarono dalla Regola di Tesero.

Dell’autore delle scritte, che lascia ben cinque testimonianze del suo passaggio, conosciamo solo le iniziali del nome: BA, e del cognome: T. Nient’altro sappiamo di lui, se non che volle delimitare due delle sue cinque scritte con una cornice lineare e arricchire lo spazio scrittorio in un caso con una decorazione a puntini, una sorta di sfondo sul quale far risaltare al meglio la sua identità, e nell’altro caso sormontando la cornice della scritta con una croce racchiusa in un cerchio e decorata con un punto al di sopra e al di sotto delle due braccia della croce. Nelle scritte le iniziali del nome e cognome dell’autore sono seguite dall’abbreviazione FL che sta per fece l’anno.
Si tratta di immagini che risentono dei corso del tempo: la gelivazione, staccando qua e là delle piccole porzioni del supporto roccioso, ha infatti compromesso la lettura delle scritte.
Non è da escludere che il proseguimento della catalogazione porterà a confermare questo più antico inquadramento cronologico dell’attività scrittoria dei pastori.
Sono ben 2681 le pareti istoriate individuate nel gruppo del Latemar-Cornón e di queste a oggi ne sono state schedate e catalogate ormai oltre 1500, tutte collocate nella fascia altimetrica compresa tra i 1200 e i 2000 metri: al di sotto dei pascoli di quota destinati tradizionalmente allo sfalcio e al di sopra dei terreni coltivati collocati appena fuori dagli abitati. Era in quest’area che i pastori potevano pascolare i greggi comunitari di caprovini, avendo cura di non intaccare i terreni destinati comunitariamente a altre attività di sussistenza. Tale organizzazione spaziale rifletteva un uso del territorio decisamente intenso e una rigida regolamentazione della fruizione delle risorse comunitarie.

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