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La “concreta utopia” di Bruno Kessler: un politico con il Trentino nel cuore

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Uomo di grandi intuizioni, legato in maniera viscerale alla sua terra, Bruno Kessler gettò le basi per costruire un Trentino moderno e autonomo, inserito nel mondo, che oggi è unanimemente riconosciuto come un modello di sistema territoriale virtuoso, in cui convivono tradizione e modernità. La sua figura è stata ricordata al Castello del Buonconsiglio a Trento 

rossi

Bruno Kessler.jpgTrento – “Parlare di Bruno Kessler (nella foto) – ha ribadito il presidente Ugo Rossi – significa parlare di ciò che il Trentino ha saputo fare e di ciò che vuole fare. Coloro che lo hanno conosciuto me lo hanno sempre descritto come un uomo capace di guardare lontano, ma anche di non mollare mai l’attaccamento alle cose di tutti i giorni. Ci ha lasciato un territorio con le carte in regola per affrontare le sfide del futuro e diventare uno dei territori in cui si vive meglio in Europa.

Da presidente della Provincia – ha aggiunto Rossi – ho apprezzato la lungimiranza di quelle scelte e facendo l’assessore all’istruzione ho capito la concretezza dell’utopia di Bruno Kessler, ovvero la sua volontà di costruire una società competitiva, ma che sappia anche dare attenzione a chi rimane indietro. Il seme piantato da Bruno Kessler ha dato i suoi frutti, se pensiamo che la Provincia – ha detto Rossi – investe circa il 20% del suo bilancio in istruzione e formazione e l’Università, con oltre il 60% di studenti provenienti da fuori regione, offre un prezioso servizio al Paese. Stiamo investendo sulla scuola in modo straordinario – ha detto Rossi – in particolar modo sulle stabilizzazioni degli organici e siamo impegnati a garantire un’offerta formativa sempre più qualificata, immaginando che il Trentino potrà guardare con fiducia al futuro solo se saprà costruire rapporti con il mondo globale, orgoglioso di ciò che è, ma consapevole del suo ruolo nel Paese, capace di valorizzare la specialità come laboratorio positivo e aperto. Se Kessler fosse vivo – ha concluso Rossi – ci direbbe di non avere paura e di accettare la sfida del futuro fino in fondo”.

“Bruno Kessler ha lasciato lo stigma genetico di ciò che il Trentino sarebbe diventato nel panorama nazionale – ha detto la ministra Giannini – a partire dagli investimenti in ricerca e capitale umano. Il germe politico e culturale di Bruno Kessler – ha detto – è diventato oggi la base di un’agenda politica ineludibile, che il Governo sta portando avanti, basata su quattro punti: tornare ad investire sulla ricerca di base e sulla formazione professionale, valorizzare il merito e l’eccellenza delle Università e fare in modo che il mondo della conoscenza sia aperto e accessibile a tutti”.

“Noi giovani – ha ricordato l’assessore provinciale all’urbanistica Carlo Daldoss che ha conosciuto Kessler – vedevamo in lui la capacità di riscatto che la nostra terra aveva saputo mettere in campo. Era capace di grandi vedute, ma anche di calarsi nei problemi concreti di cittadini. Con il primo piano urbanistico provinciale ha saputo mantenere vive le valli, secondo un concetto di città diffusa. Ci ha insegnato che una piccola luce in lontananza – ha concluso Daldoss – poteva diventare un faro che illuminava la sua utopia concreta”.

Kessler, politico con il Trentino nel cuore

Bruno Kessler (Peio, 17 febbraio 1924 – Trento, 19 marzo 1991) è stato presidente della Provincia autonoma di Trento dal 1960 al 1974. Ha ottenuto nel 1943 a Rovereto la maturità classica e nel 1950 si è laureato in giurisprudenza all’Università di Padova.

Nel 1956 è stato eletto la prima volta al Consiglio della Provincia autonoma di Trento con la Democrazia Cristiana (rimarrà in Consiglio fino al 1976).

È stato presidente della Provincia autonoma di Trento dal 1960 al 1974. Nel 1962 ha fondato l’Istituto trentino di cultura, primo nucleo dell’Università di Trento. La facoltà di sociologia è la prima d’Italia. Ha sostenuto lo Statuto d’Autonomia del 1972 e il piano urbanistico provinciale. È stato deputato nella VII e nell’VIII legislatura (1976 – 1983) e sottosegretario all’Interno nel Governo Cossiga I (1979 – 1980).

Eletto in Senato nel 1983 e nel 1987. Morì nel 1991 durante la X legislatura, venne sostituito da Alberto Robol. Nel 2007 l’Istituto trentino di cultura è diventato la Fondazione Bruno Kessler.

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