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EXPO: Coldiretti, chiudono 60 aziende agricole al giorno

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L’agricoltura italiana si presenta all’Expo con 155mila imprese in meno rispetto all’inizio della crisi nel 2007

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NordEst – E’ quanto ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nell’annunciare che, dopo la protesta del latte, si estende la mobilitazione della Coldiretti per difendere l’economia e il lavoro delle campagne dalle importazioni di bassa qualità che varcano ogni giorno i confini per essere spacciate come italiane, in occasione “Le idee di Expo 2015 – verso la carta di Milano” organizzata dal Ministero delle Politiche Agricole.

L’Expo – ha sottolineato Moncalvo – rappresenta una occasione imperdibile per cambiare definitivamente verso al sistema agroalimentare in una situazione in cui dall’inizio della crisi è crollato il numero di imprese agricole con l’aumento della dipendenza dai prodotti agricoli che arrivano dall’estero. “La chiusura di un’azienda agricola significa maggiori rischi sulla qualità degli alimenti che si portano a tavola e minor presidio del territorio, lasciato all’incuria e alla cementificazione”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “l’appuntamento di Milano è .una occasione per combattere concretamente i due furti ai quali è sottoposta giornalmente l’agricoltura: da una parte il furto di identità e di immagine che vede sfacciatamente immesso in commercio cibo proveniente da chissà quale parte del mondo come italiano; dall’altra il furto di valore aggiunto che vede sottopagati i prodotti agricoli senza alcun beneficio per i consumatori per colpa di una filiera inefficiente”. Per questo è necessario avviare un percorso di collaborazione con tutti i soggetti che hanno a cuore il patrimonio agroalimentare italiano come complesso di prodotti che ne costituiscono la massima espressione qualitativa e dei valori immateriali, a partire dalle associazioni dei consumatori, dell’ambiente e della società civile.

Contiene materie prime straniere circa un terzo (33 per cento) della produzione complessiva dei prodotti agroalimentari venduti in Italia ed esportati con il marchio Made in Italy, all’insaputa dei consumatori e a danno delle aziende agricole. Gli inganni del finto Made in Italy sugli scaffali – sottolinea la Coldiretti – riguardano due prosciutti su tre venduti come italiani, ma provenienti da maiali allevati all’estero, ma anche tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro che sono stranieri senza indicazione in etichetta, oltre un terzo della pasta ottenuta da grano che non è stato coltivato in Italia all’insaputa dei consumatori, e la metà delle mozzarelle che sono fatte con latte o addirittura cagliate straniere”. Con l’Expo dobbiamo portare – continua il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo – il valore aggiunto della trasparenza con l’obbligo di indicare in etichetta l’origine degli alimenti. Ma è necessario che siano anche resi trasparenti i flussi commerciali con il superamento del segreto sulle aziende che importano materie prime dall’estero.

L’appello di Papa Francesco a ripensare “a fondo il sistema di produzione e di distribuzione del cibo” ci conforta nel nostro impegno per dare un adeguato riconoscimento economico e sociale del lavoro nei campi dove – ha sottolineato Moncalvo – pesano gli effetti di una globalizzazione senza regole che favorisce lo sfruttamento, la speculazione sul cibo e sottopaga i nostri prodotti”. Il risultato – ha precisato Moncalvo – è che per ogni euro speso dai consumatori italiani per acquistare alimenti appena 15 centesimi arrivano nelle tasche agli agricoltori.

L’Italia ha perso negli ultimi venti anni il 15 per cento delle campagne per effetto della cementificazione e dell’abbandono provocati da un modello di sviluppo sbagliato che ha ridotto di 2,15 milioni di ettari la terra coltivata. Ogni giorno viene sottratta terra agricola per un equivalente di circa 400 campi da calcio ( 288 ettari) con il risultato che in Italia – sottolinea la Coldiretti – oltre 5 milioni di cittadini si trovano in zone esposte al pericolo di frane e alluvioni che riguardano ben il 9,8 per cento dell’intero territorio nazionale. Per proteggere il territorio ed i cittadini che vi vivono l’Italia – sostiene la Coldiretti – deve difendere il proprio patrimonio agricolo e la propria disponibilità di terra fertile dalla cementificazione nelle città e dall’abbandono nelle aree marginali con un adeguato riconoscimento dell’attività agricola che ha visto chiudere 1,2 milioni di aziende negli ultimi venti anni.

Nei cittadini come nella classe dirigente sta pero’ crescendo finalmente la cultura del valore dell’agroalimentare, della salvaguardia del territorio e del cibo che è una delle poche leve per tornare a crescere e lo dimostra anche – continua la Coldiretti – la decisione di mantenere in Italia il divieto di coltivare Ogm come chiedono quasi otto italiani su dieci è un ottimo biglietto da visita per il Made in Italy alimentare in vista dell’Expo ha concluso Moncalvo in riferimento alla sentenza del Tar e alla recente firma da parte del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, del Ministro delle politiche agricole Maurizio Martina e di quello dell’Ambiente, Gian Luca Galletti del decreto che sancisce il divieto di coltivazione di mais Ogm MON810 per un periodo di 18 mesi in attesa del via libera finale alla direttiva Europea.

In questo senso – ha precisato Moncalvo – abbiamo accolto con grande favore anche la decisione del Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina di avviare una consultazione pubblica on line per sostenere l’indicazione di origine negli alimenti e spingere a livello europeo per rendere le etichette più trasparenti. Una opportunità – ha concluso Moncalvo – per accelerare un percorso dal quale dipende la sopravvivenza dell’agricoltura italiana.

Oggi in Italia la metà della spesa è anonima, anche se il nuovo regolamento comunitario entrato in vigore il 13 dicembre prevede che a partire dal prossimo 1 aprile 2015 dovranno essere indicate in etichetta luogo di allevamento e di macellazione di carni suine e ovi-caprine. Ad oggi, quindi, in Europa è in vigore l’obbligo di indicare l’origine della carne bovina dopo l’emergenza mucca pazza mentre dal 2003 è d’obbligo indicare varietà, qualità e provenienza nell’ortofrutta fresca, dal primo gennaio 2004 c’è il codice di identificazione per le uova, a partire dal primo agosto 2004 l’obbligo di indicare in etichetta il Paese di origine in cui il miele è stato raccolto e dal 1° luglio 2009 l’obbligo di indicare anche l’origine delle olive impiegate nell’olio. Ma l’etichetta – precisa la Coldiretti – resta anonima oltre che per gli altri tipi di carne anche per i salumi, i succhi di frutta, la pasta ed i formaggi. L’Italia sotto il pressing della Coldiretti è all’avanguardia in questo percorso: il 7 giugno 2005 è scattato l’obbligo di indicare la zona di mungitura o la stalla di provenienza per il latte fresco; dal 17 ottobre 2005 l’obbligo di etichetta per il pollo Made in Italy per effetto dell’influenza aviaria; a partire dal 1 gennaio 2008 l’obbligo di etichettatura di origine per la passata di pomodoro.

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