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Alberghi dismessi e residenzialità lavorativa in Trentino: via all’iter in Commissione

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Nella Terza Commissione, presieduta da Vanessa Masè della Civica, è stato avviato lunedì pomeriggio l’iter del disegno di legge 19, firmato dall’assessore Gottardi, sulla residenzialità lavorativa. Il testo nasce dal percorso dell’articolo 12 del ddl di variazione di bilancio, stralciato dalla manovra in seguito a un accordo tra maggioranza e opposizione volto al superamento dell’ostruzionismo in Aula

La Terza commissione, ddl 19 al via

 

Trento – L’obiettivo dichiarato è di portare il ddl in emiciclo con convocazione d’urgenza il 9 aprile prossimo; per la prossima settimana sono in programma le audizioni e l’esame dell’articolato.

Il ddl di iniziativa giuntale interviene a integrare la legge provinciale per il governo del territorio del 2015 con disposizioni urbanistiche in materia di residenzialità lavorativa. Disciplina la realizzazione di opere stagionali per il soddisfacimento delle esigenze temporanee di alloggio dei lavoratori stagionali del settore agricolo e si concentra sul riutilizzo e recupero degli alberghi dismessi per l’ospitalità dei lavoratori sul territorio (qui la presentazione sul sito). In apertura dei lavori della Terza commissione, Vanessa Masè ha proposto di invitare alle audizioni che si terranno lunedì i rappresentanti del mondo agricolo e il Coordinamento provinciale imprenditori. L’assessore Mattia Gottardi ha presentato quindi il ddl. Ha citato l’articolo 1, volto a soddisfare le esigenze alloggiative dei lavoratori stagionali del settore agricolo: l’obiettivo è incontrare l’esigenza sul territorio nei momenti di massima tensione, ha spiegato ricordando che l’articolo è frutto di una lunga concertazione tecnica.

Quindi ha indicato come fondamentale l’articolo 4. Ha ricordato la mappatura svolta in passato che vede sul territorio circa un centinaio di strutture abbandonate da tempo e una quarantina-cinquantina di immobili fatiscenti ormai irriconoscibili, ma pianificati come aree alberghiere per i Comuni. L’articolato, ha detto Gottardi, nasce dalla forte criticità espresse dagli operatori sul territorio. Ha quindi ricordato la posizione dei Comuni e sottolineato che il testo recepisce la posizione del Consorzio dei Comuni prevedendo che non ci sia necessità che l’attività alberghiera sia sospesa da almeno 12 mesi: si prevede invece una comunicazione del gestore al Comune per cui la licenza alberghiera risulta sospesa. La messa a disposizione, ha rimarcato Gottardi, è temporanea, non si pianifica una destinazione differente da quella alberghiera.

L’assessore ha ricordato il timore di speculazioni e l’esigenza dei Comuni di mantenere massima libertà pianificatoria e citato in proposito il limite temporale di 5 anni indicato. Si agisce, ha proseguito, tramite una destinazione temporanea in deroga: vengono fatti la manutenzione ordinaria o interventi che non modificano strutturalmente l’edificio e la disposizione interna dei locali. Una garanzia questa per Gottardi che permanga la sovra-destinazione alberghiera e che al termine del periodo provvisorio, se non c’è un accordo con l’amministrazione comunale, la destinazione rimanga quella originaria. Decorso il periodo di temporaneità di sospensione della destinazione, entro i 5 anni, ha aggiunto, a richiesta degli interessati è possibile immaginare una variante puntuale al piano regolatore.

Sempre l’assessore Gottardi ha indicato alcune questioni poste dal Cal e vi ha replicato: una tra queste riguarda la modalità esplicativa sul mercato dell’offerta di posti letto ai lavoratori. Il rapporto, ha rilevato in questo senso, non è tra lavoratore e struttura, ma tra questa e i datori di lavoro. Un altro tema che ha riportato è quello di un’eventuale richiesta di residenza di un lavoratore: il tema non è urbanistico, ha detto Gottardi, la normativa di riferimento è il Testo unico per la sicurezza che ora prevede che si debba dare la residenza a chi la chiede con autodichiarazione e svolgere quindi le verifiche. In ogni caso non compete al Comune mandare via eventualmente una persona, ha aggiunto, anche se il lavoratore cessa di lavorare il rapporto è privatistico. Come si fa a evitare la speculazione edilizia? è un altro interrogativo a cui Gottardi ha risposto ricordando che la norma non è rivolta alla gran parte degli immobili abbandonati indicati dall’Osservatorio per il paesaggio, che sarebbero già ri-pianificabili, e citando la legge Gilmozzi che già evita la logica della speculazione del mercato immobiliare. Ragionevolmente ci saranno 5-6 interventi, ha aggiunto. Quindi l’ulteriore rassicurazione: sono messe in sicurezza le opere fatte nel periodo della temporaneità e c’è il tempo per decidere con il Comune la destinazione e rimane in capo al Comune la capacità pianificatoria. Si cerca di risolvere un’esigenza (anche se il provvedimento non risolve il problema abitativo), di fare ordine.

Michela Calzà (Pd) ha chiesto di poter audire anche i sindacati, visto che si parla anche di lavoratori e detto importante la contestualizzazione della proposta di alloggi temporanei nella socialità generale e del luogo dove vengono istituiti. Ha proposto inoltre di audire i presidenti degli Ordini tecnici, ad esempio degli Architetti, che saranno interessati. Masè ha ricordato che l’articolato è passato dalla Prima Commissione dove si sono già sentiti i sindacati.

Lucia Coppola (Verdi e Sinistra) ha sostenuto la proposta di Calzà: audire i sindacati a fianco alle categorie e agli enti già proposti può dare un ulteriore punto di riferimento. Coppola ha chiesto poi un chiarimento: la gestione materiale di queste strutture a chi sarà in capo? Gottardi ha risposto che si tratterà di un’attività commerciale regolamentata come la gestione di un albergo: si può dare dunque il caso in cui gestore e proprietario siano una persona sola oppure quello in cui siano due persone differenti, si tratta insomma di un’attività commerciale che prevede anche la possibilità di prevedere servizi (quale la pulizia). Gottardi ha parlato di un rapporto contrattualistico di natura privatistica tipico di un’attività commerciale. Calzà ha proposto per l’articolato di definire cos’è una foresteria. Gottardi ha detto che le case vacanze sono già definite dalla legge sul turismo: gli strumenti ci sono già, si tratta di richiamarli. E anche la foresteria è una categoria già definita, pure la questione della residenza è già normata, ha aggiunto.

In merito alle audizioni, Roberto Stanchina (Campobase) ha ricordato che gli aspetti urbanistici sono un campo su cui gli Ordini professionali potrebbero dare un contributo importante. Daniele Biada (FdI) ha chiesto chiarimenti su cosa significhi manutenzione ordinaria e concordato sulla necessità di definire bene cosa significa foresteria. Si è detto convinto che non serva un’audizione dei sindacati e si è detto pure perplesso sull’audizione eventuale degli ordini di Architetti e Ingegneri. Ha fatto riferimento alle zone poco turistiche dove qualcuno ha già pensato di realizzare appartamenti vacanze non usando tutta la struttura: ha chiesto se è ammesso un utilizzo misto, rilevando un problema tecnico relativo alla stagionalità in campagna. Bisogna tutelare anche chi affitta gli appartamenti, ha aggiunto: gli strumenti che ci sono sono talmente blandi per cui ci sono persone che preferiscono non affittare pur di non incorrere nei disagi legati ad affittuari che ad esempio non pagano.

Gottardi ha risposto che non è tramite questa norma che si può dare una destinazione mista, resta la capacità pianificatoria del Comune con una normale variante. Ha aggiunto che gli strumenti per liberare un alloggio non sono veloci per rientrare in possesso degli appartamenti, ma il datore di lavoro ha strumenti aggiuntivi. “Foresteria” non è una categoria urbanistica, ha proseguito, come non lo è “struttura dismessa”. Su ciò, ha ribadito, ci sono stati dibattito e qualche elemento di fraintendimento, ma l’articolato è ora più equilibrato di quanto fosse prima. Si è detto disponibile al confronto.

Calzà ha chiesto infine chiarimenti su un eventuale contributo richiesto ai lavoratori e se sia fissato un limite per queste strutture per ogni Comune. Il ragionamento è urbanistico, non di welfare aziendale, ha risposto Gottardi. Non c’è, detto ciò, ha affermato, alcun intento speculativo sull’esigenza di dare un tetto caldo a chi lavora sul territorio, non ci guadagnerà nessuno: non ci sono rischi speculativi quindi non si ritiene di fissare un numero per Comune.

Masè ha ricordato in chiusura della seduta i prossimi appuntamenti legati al ddl 19. Per lunedì 25 marzo sono previste le audizioni dei rappresentanti del mondo agricolo, del Coordinamento provinciale imprenditori, del Cal e degli ordini professionali tecnici. Martedì 26 marzo sarà invece la volta dell’esame e della votazione del ddl in Terza commissione.

 


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