Cento anni di storia, di cronaca, di tragici eventi ma anche di vita intensa e di ricordi per una comunità. La strada chiusa ormai dal 2010, collegava lo Schenèr con Canal San Bovo
di Ervino Filippi Gilli
Valle del Vanoi (Trento) – Il 18 maggio 1916 veniva aperta al transito dei veicoli la strada della Cortella, arteria che andava a congiungere la strada dello Schener con Canal San Bovo. La via di comunicazione era da sempre una delle richieste prioritarie degli abitanti della valle del Vanoi che si sentivano isolati dal resto dell’allora Tirolo: in un articolo comparso su Il Trentino del 1909 si racconta che già dal 1885 il Sindaco ed il Parroco di Canale avevano fatto pressioni sulla Dieta di Innsbruck affinché si desse mano al progetto ritenuto fondamentale per il trasporto in Veneto del legname; è bene ricordare che fino a quel momento le “bore” venivano ancora trasportate per fluitazione lungo il Vanoi prima ed il Cismon dopo.
La strada non fu però mai voluta dalle autorità austroungariche che la ritenevano pericolosa ai fini militari in quanto rappresentava, come in effetti lo sarà, una possibile via di penetrazione all’interno dei territori dell’Impero. Per togliere Canale dall’isolamento, alla Cortella venne preferita la realizzazione del collegamento con la Valsugana: la strada del Passo Broccon, il cui picchettamento da parte delle squadre di geometri era iniziato nella primavera del 1905 ed il progetto terminato nell’autunno dello stesso anno, venne inaugurata nel 1908.
L’apertura della via di comunicazione con il Tesino portò la vana speranza che anche la Cortella venisse costruita; bisognerà però aspettare fino allo scoppio delle ostilità tra Regno d’Italia ed Impero Austrungarico per veder iniziare i lavori. Come detto la Cortella è una strada realizzata a fini prettamente militari in quanto serviva da un lato a raggiungere Canale, dall’altro a rendere accessibile la zona in cui verranno scavati gli “stoli” della Totoga, ovvero quella parte della linea fortificata di resistenza (un ramale della così chiamata Linea Gialla) che aveva come capisaldi sullo Schener proprio la Totoga e le Vederne.
La carrozzabile che, come appare evidente nella fotografia non era per niente semplice da costruire, prevedeva lunghi tratti di scavo in roccia. Come si diceva non fu, con i suoi sette chilometri di lunghezza partendo dal ponte sul Cismon, un progetto di facile esecuzione: esso costò la vita a due operai, Tibolet Agostino di Mel morto il 29/09/1915 e Guadagnini Pietro di Pedavena deceduto il 22/01/1916, che sono ricordati con due lapidi lungo il tracciato. La presenza di operai civili è spiegata da Bianca Simonato Zasio in Le Alpi Feltrine nella Grande Guerra: i lavori di infrastrutturazione della Linea di Resistenza (e pertanto anche della strada della Cortella) vennero svolti da civili (nel libro vengono indicati in 21.000 unità – tra cui 1500 donne – solo quelli impiegati dalla IV Armata) con la supervisione di Ufficiali del Genio dell’Armata; questa era una scelta obbligata in quanto i genieri veri e propri erano destinati ai lavori sulla linea del fronte.
Aperta la strada e realizzata anche quella che saliva in Totoga, di qui transitarono uomini e materiali diretti al fronte del Lagorai (ma anche i cannoni che saliranno agli “Stoli” precedentemente ricordati). E’ sempre importante ricordare che Totoga e Vederna avranno un ruolo chiave nel ripiegamento dalla zona del Primiero delle truppe italiane dopo Caporetto: ma questa è una parte della storia che esula dall’argomento che qui si vuol trattare.
Tra cronaca e storia
La storia della Cortella non è solo guerra, ma è anche quella di frane ed incidenti: percorrendo la strada ed osservando da vicino i calcari della Totoga, questi appaiono abbastanza fratturati e azioni legate al gelo e disgelo od all’aumento delle pressioni idriche nelle fessure della roccia portano spesso alla caduta di sassi e piccoli massi ma anche al crollo di settori significativi di montagna; anche la ristrettezza della strada, pensata per i mezzi di un tempo, rappresentava un serio ostacolo alla circolazione.
Ricostruendo la storia delle frane in Val Cortella, già vediamo che pochi anni dopo la sua apertura, nel 1924 durante una alluvione abbastanza importante per il Vanoi, la strada venne chiusa da un crollo in roccia; una ulteriore frana si registra nel 1951 mentre nell’inverno del 1962 la via di comunicazione venne interrotta dal crollo di 600 metri cubi di roccia. Questo cedimento nella parete rocciosa, che impedì il transito per alcuni giorni, finì agli onori della cronaca in quanto si sospettava che un’auto, una FIAT 500 o forse una 600 targata Belluno o Bologna 19999 – la cosa non era ben chiara, fosse rimasta travolta dal materiale che interessò la sede stradale per una lunghezza di 100 metri. Nei giorni successivi, con lo sgombero del detrito, verrà accertato che nessuna vettura era rimase sepolta. Dopo alcuni anni in cui si segnalano solo brevi interruzioni per caduta di qualche sasso, nell’inverno del 1985 la Cortella rimase chiusa per neve per alcuni giorni. La strada della Cortella ha scritto però anche pagine di cronaca nera molto più buie, che hanno lasciato il segno nella comunità locale.
La chiusura definitiva nel 2010
Il 23 maggio 2010 che si conclude in modo inglorioso la storia di questa strada. Già nei giorni antecedenti c’era stata qualche avvisaglia del futuro crollo ma fu durante la mattina di quella domenica, verso le 10, che un settore di circa 240 metri di lunghezza e 90 – 100 di altezza sopra la strada franò andando non solo a spazzare via completamente il manufatto, ma anche ad ingombrare l’alveo del Vanoi che formò un piccolo lago a monte dello sbarramento.
>Le immagini dopo la frana del 2010 (VIDEO)
La Cortella era diventata così impraticabile ai mezzi ed ai pedoni. Attualmente non è possibile percorrere la strada in quanto esistono i cartelli di divieto di accesso ed il tracciato, a cavallo dell’area franata, è interdetto oltreché dal materiale anche da uno sbarramento di rete metallica: se però qualche persona intendesse avventurarsi in quei luoghi, si prepari ad incontrare parecchi ostacoli in quanto le pareti sovrastanti hanno scaricato numerosi sassi che ingombrano la carreggiata e la vegetazione si sta lentamente riprendendo quello spazio che un tempo era suo.
Conosco bene questa strada e mi dispiace che non venga preso in seria considerazione il suo riutilizzo almeno quale ciclabile. Porterebbe molti appassionati della bicicletta in val di Vanoi e insieme alla ciclabile dello Schener, in via di realizzazione, consentirebbe un ideale anello stradale attraverso il Passo della Gòbbera.