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Trento, La maratona della Memoria

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11.400 nomi. All’assessore provinciale alla cultura, Franco Panizza, e al direttore del Museo Storico della Guerra di Rovereto, Camillo Zadra, il compito di aprire, domenica mattina nella Sala di rappresentanza del Palazzo della Regione a Trento, il "Giorno dei Nomi", la maratona della Memoria che ha visto i sindaci o i loro sostituiti leggere i nomi dei caduti trentini nella prima guerra mondiale. È stato quello il momento centrale e più atteso dell’iniziativa "Nel cuore nessuna croce manca".

"Sentire dalla viva voce dei sindaci i nomi e i cognomi di tanti, tantissimi giovani trentini che morirono al fronte – ha detto l’assessore Panizza in apertura di giornata, – è un piccolo ma necessario risarcimento nei confronti di coloro che, morti dalla parte dei vinti, vennero dimenticati dal dolore pubblico e dovettero accontentarsi del solo dolore familiare e domestico. Oggi finalmente questo ricordo esce dal chiuso delle case e dei cuori di tanti trentini e diviene momento pubblico, solenne, ufficiale, riconosciuto da tutti. Quei giovani, quando vennero strappati alle loro case, ai loro affetti e al loro lavoro per essere catapultati al fronte come carne da macello, avevano ognuno una propria storia, una propria famiglia, una propria vita e una comunità di riferimento. Oggi queste comunità riempiono il vuoto della dimenticanza e, da oggi in poi, le cose non potranno più essere come prima. Mi impegno – ha concluso l’assessore Panizza, che questo Memoriale ha fortemente voluto, – a far sì che ogni anno, nella ricorrenza dei Morti, un’apposita cerimonia sia riservata a tutti quelli che oggi qui nominiamo, riportandoli così al centro della nostra Memoria collettiva".
 

È toccato poi a Camillo Zadra dare non solo indicazioni ai sindaci per una lettura attenta, solenne, declamata e lenta. "Non dobbiamo dimenticarci – ha aggiunto il direttore del Museo della Guerra di Rovereto, – che i nomi dei caduti della Grande Guerra sono risuonati per la prima volta, ancora indistinguibili da quelli che sarebbero sopravvissuti, al momento della chiamata alle armi, quando i gendarmi o i messi comunali consegnarono loro la carta di richiamo. Una seconda volta i nomi risuonarono nella Caserma dove avvenne la consegna e, poi, alla partenza. Al fronte i soldati camminarono fianco a fianco, ormai certi che non a tutti sarà dato di tornare a casa. Al fronte gli appelli nominali cambiano natura e funzione: li fanno i compagni e servono a contare i sopravvissuti e a segnare chi non risponde…che può essere caduto in combattimento, oppure fatto prigioniero, ferito, disperso al di là del filo spinato della trincea".
 
Ancora con la guerra in corso si cominciano a stilare le liste dei caduti, che vengono pubblicate sui giornali (erano le tanto attese e al tempo stesso temute Verlustlisten), ma erano difficili da leggere, spesso riportavano nomi simili a quelli dei propri cari, talvolta potevano contenere omonimie… Nemmeno gli annunci di morte cancellano la speranza di chi vuole continuare a sperare e intanto gli elenchi si allungano, diventano tragicamente infiniti… "Il poeta Andrea Zanzotto – ha ricordato Camillo Zadra, – scrisse un giorno al presidente Napolitano proponendogli, in modo provocatorio ma tale da rendere benissimo l’idea della vastità immane della tragedia vissuta negli anni della Grande Guerra, di regalare alle bibliotechine di famiglia o di Scuola un libro che contenesse tutti i nomi dei caduti italiani in guerra: un puro elenco di nomi di morti e relative date, sessanta righe per pagina a caratteri piccoli e stretti… sarebbe stato un libro di circa diecimila pagine! Solo per una guerra, disse Zanzotto, per un Paese, e tralasciando gli impazziti, i feriti, i mutilati".

Oggi, a Trento, è stato compiuto un gesto fuori misura, invitando i sindaci a leggere i più di undicimila nomi dei trentini caduti in quella guerra – morti per ferita, per malattia, per stenti, per fucilazione, per impiccagione, per patimenti, per sofferenze. "Quello ndi oggi non vuol essere l’ennesimo appello – ha concluso Zadra, – bensì un atto semplice di pietà e di civile ricordo".
 

La straordinarietà dell’evento la si è poi potuta toccare con mano vivendo dal di dentro l’atmosfera che si è creata per tutta la giornata nella Sala di rappresentanza della Regione, con sindaci che arrivavano alla chetichella sulla base di un ordine di lettura già stabilito, che si iscrivevano al banco dell’accettazione, che si sedevano in platea con la fascia tricolore addosso per ascoltare i nomi dei comuni letti da altri colleghi sindaci, o vicesindaci, o assessori. Al momento del loro turno, i primi cittadini si avvicinavano al leggio per cominciare la lettura declamata, lunga o breve a seconda delle dimesnioni del municipio. Al termine era difficile andarsene e in parecchi si sono fermati ben al di là del tempo necessario per leggere i "proprio" morti.
 
Molti, moltissimi sono stati i semplici cittadini accorsi per ascoltare il nome di un bisnonno, di un prozio fino ad oggi cullato nella memoria di casa e il cui nome, finalmente, riemerge alla memoria della comunità e si riappropria della sua piccola, minuscola pagina di storia. Alcuni sono anche stati presi dalla commozione, malgrado siano trascorsi quasi cent’anni dalle morti oggi ricordate: è stata una commozione che ha reso giustizia ad un silenzio imposto dalla storia scritta dai vincitori e che è sgorgata in un "finalmente" sussurrato a più riprese dai sindaci intervistati dai giornalisti presenti all’evento.

"Finalmente le nostre comunità potranno ricordare tutti i loro morti, anche quelli che una certa retorica aveva nascosto alla pietà pubblica". "Mi auguro – ha detto un altro primo cittadino, – che spariscano quanto prima certe scritte ipocrite che ancora oggi possiamo leggere su alcuni monumenti ai caduti, del tipo ‘furono obbligati a pugnar per gli oppressori’…". "Sono i nostri giovani di oggi – ha detto un giovane sindaco trentino, – i veri destinatari di questo Memoriale. Onore a chi lo ha voluto, a chi lo ha pensato, progettato e realizzato, ma sono i giovani quelli che hanno più bisogno di sapere, di conoscere, di affondare le menti nella nostra storia…"
 

Tutto sommato i tempi sono stati rispettati e la "maratona della Memoria" è corsa via in un’atmosfera carica di solennità, ma al tempo stesso piena di voci, di parole, di dialoghi. È stato il "Giorno dei Nomi", ma anche il "Giorno dell’Incontro". 
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