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Tonno radioattivo? È un’altra bufala

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In rete una mail che lancia l’allarme su un presunto tonno radioattivo proveniente dalla zona di Fukushima: non è attendibile

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Nordest – Gira in rete un post che esorta a controllare ed evitare il consumo di scatolette di tonno “economico” che recherebbero l’indicazione della zona di pesca FAO 61 e 71, corrispondente al mare intorno al Giappone, inquinato dall’incidente di Fukushima. Il post, di provenienza sconosciuta, contiene i tipici elementi che ne mostrano la inattendibilità.

Zona di pesca del Giappone

In primo luogo, benché entrambe le zone FAO 61 e 71 corrispondano a zone di pesca localizzate nell’Oceano Pacifico, il Giappone rientra nella zona FAO 61 (e non nella zona FAO 71). La mail allarmistica contiene quindi un vero e proprio errore.

In secondo luogo, l’indicazione della zona di pesca sulle scatolette di tonno non è obbligatoria, e infatti spesso non si trova: sarebbe davvero assurdo che un produttore di tonno “economico” perché inquinato, si affrettasse però a indicare volontariamente sulla confezione la provenienza sospetta.

Controlli degli alimenti importati dal Giappone

Sgombrato il campo da questa bufala, vale la pena ricordare che è vero che tra gli alimenti che vengono importati  in Europa e nel nostro Paese dal Giappone vi sono anche i prodotti della pesca.

Proprio per questo, al momento dell’incidente nucleare di Fukushima, l’Europa (e di conseguenza anche l’Italia) ha rafforzato i controlli effettuati sulle merci provenienti dal Giappone e ha imposto l’obbligo di accompagnare ogni partita di alimenti e mangimi importati dal Giappone con una dichiarazione di conformità, corredata da certificati di analisi nel caso in cui gli alimenti provengano dalle zone incriminate. La verifica della validità della documentazione fornita dall’importatore e l’esecuzione di eventuali ulteriori controlli risultano ancora attualmente in vigore presso i posti di ispezione frontalieri.

Ad oggi non risulta nessun caso di prodotto risultato non conforme ai controlli. Non c’è dunque ragione di temere il consumo di prodotti ittici provenienti dalla zona FAO di pesca 61.

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