Tramite l’impegno quotidiano di Acli Terra e la costituzione della Federazione trentina del biologico e del biodinamico le Acli hanno assunto in questi ultimi anni un ruolo determinante nello sviluppo dell’agricoltura sostenibile e di qualità all’interno della nostra comunità
Trento – “L’ampliamento della base produttiva secondo il metodo dell’agricoltura biologica – spiega il presidente delle Acli trentine, Luca Oliver (foto) – rappresenta pertanto la logica conseguenza di un processo di “contaminazione” culturale e di valori che, partendo dalle istanze dei produttori, può estendersi all’intera società civile, nonché ai consumatori-acquirenti e a tutti i cittadini e cittadine.
Le Acli si sentono pertanto parte integrante di un processo di costruzione dal basso dell’agricoltura biologica e per questo hanno lavorato in questi anni cercando di costituire un ponte fra produttori e consumatori nonché un dialogo costruttivo e collaborativo fra imprenditori biologici e coloro che portano avanti il metodo integrato.
La scelta referendaria – sottolinea Oliver – appartiene invece ad un’altra cultura, quella che tende alla semplificazione e alla divisione in poli contrapposti. Tutt’altra cosa rispetto ad un processo di contaminazione culturale e di valori che per sua natura ha bisogno di tempi più lunghi, di sedimentazioni, cambiamenti di paradigma, formazione ed educazione, confronto e discussioni continue fra tutti gli attori dello sviluppo locale.
Il mancato coinvolgimento nel processo referendario della base produttiva e, cosa ancora più grave, di una parte consistente degli stessi agricoltori biologici ha creato una frattura che rischia di vanificare il difficile lavoro di costruzione di una cultura dell’innovazione improntata su un modello di sviluppo sostenibile che per avere successo deve contare sull’appoggio e l’alleanza tra produttori e consumatori.
Una frattura – continua Oliver – che si poteva evitare organizzando in tutt’altra maniera la proposta di istituzione del Biodistretto provinciale ricorrendo ad altri strumenti rispetto al Referendum, promuovendo azioni formative diffuse, agendo dal basso e incentivando la strada del dialogo e del confronto con coloro che la pensano diversamente.
Per vincere quindi è necessario con-vincere.
La proposta referendaria, che per sua natura spinge verso la polarizzazione e la semplificazione rappresentate dai Si alternativi ai No, ha creato un inutile quanto dannoso clima di contrapposizione fra il mondo agricolo e la società civile trentina che sarà compito nostro e di tutti gli attori di un possibile nuovo modello di sviluppo recuperare e ricomporre con saggezza e lungimiranza.
Il fatto è, e lo vogliamo ribadire con chiarezza assoluta, che i cambiamenti in agricoltura, anche quelli più dirompenti e rivoluzionari, non si possono fare senza la partecipazione ed il consenso dei contadini.
Sono queste le motivazioni che hanno spinto le Acli Terra, associazione del mondo agricolo e parte essenziale della componente economica del nostro movimento, a non partecipare alla campagna referendaria e a sollecitare la propria base associativa a non partecipare al voto.
Le Acli trentine – continua il presidente – rappresentano tuttavia un movimento composito e pluralista e tendono per loro natura ad organizzare e a dare voce ad un universo di opinioni ed appartenenze altrettanto plurali e diversificate.
Per questo abbiamo accolto anche le istanze dei moltissimi dirigenti di Circolo, cittadine e cittadini e consumatori che, da un punto di vista esterno rispetto al mondo della produzione ed indipendentemente dalle dinamiche che hanno portato alla scelta referendaria, guardano al biologico come a una fonte di speranza e di miglioramento della situazione attuale.
Per questi motivi, e pur comprendendo le ragioni della componente rurale della nostra Associazione, le Acli trentine ritengono che un’eventuale vittoria dell’astensione rappresenterebbe una sconfitta per tutti coloro che credono nel biologico e nella necessità di adeguare le politiche agricole provinciali, nonché la ricerca, la formazione e l’accompagnamento delle imprese verso la conversione a questo sistema produttivo sostenibile.
Pur non condividendo il metodo assunto – conclude Oliver -, ma consapevoli che il Referendum rappresenta un passaggio obbligato e che un’eventuale sconfitta rafforzerebbe le componenti più conservatrici e contrarie all’innovazione apportata dal biologico, le Acli trentine invitano tutte le cittadine ed i cittadini a recarsi alle urne domenica 26 settembre e a votare Si al quesito per l’istituzione di un Distretto biologico trentino”.