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Possibile chiusura del punto nascita dell’ospedale di Pieve di Cadore

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Bottacin: “Sindaci cadorini, uniamoci per scuotere il governo” 


Belluno –
 Sulla possibile chiusura del punto nascita dell’ospedale di Pieve di Cadore l’assessore regionale alla specificità di Belluno Gianpaolo Bottacin esprime forte la sua preoccupazione insieme alla contrarietà rispetto alla decisione del governo di imporre che chiudano alcuni punti nascita con numeri ridotti, tra cui appunto quello cadorino.

“Purtroppo anche in questa occasione – afferma l’assessore – emerge quanto avevamo già evidenziato nei mesi scorsi di fronte a una cattiva propaganda di parte piddina che tentava di lanciare messaggi fuorvianti: non la Regione, ma lo Stato ha stabilito di chiudere i punti nascita della montagna bellunese per farne uno solo nel capoluogo. Nonostante le indicazioni governative che hanno stabilito che sotto i 500 parti non ci siano le condizioni per mantenere dei punti nascita, con un enorme sforzo anche economico come Regione stiamo tuttavia tenendo duro su Pieve di Cadore anche per dare risposte concrete nel disincentivare lo spopolamento della montagna”.

“Noi proviamo a resistere – aggiunge – sebbene i numeri siano davvero bassi; in altre realtà, dove l’istituzione regionale è allineata con il governo, già da tempo hanno invece smobilitato la struttura che era scesa sotto il livello numerico dettato da governo e Oms, come nel caso del punto nascita di Latisana in Friuli. In tal senso la nostra Giunta ha infatti approvato una delibera con cui si individua una proposta per evidenziare al Comitato nazionale nascite, l’organo governativo cui spetta la decisione finale, che delle eccezioni sono necessarie. L’auspicio è che ora anche i sindaci interessati e pure la Provincia facciano sentire, insieme a noi, la loro voce”.

“La buona fede e l’impegno che stiamo mettendo per la montagna – prosegue Bottacin – sono d’altro canto dimostrati anche dal riparto sanitario che abbiamo approvato sempre in Giunta nei giorni scorsi, che riconosce alla nuova Ulss Dolomitica ben 35 euro in più procapite rispetto a quanto previsto per le altre aziende sanitarie regionali. Uno sforzo non da poco, peraltro  fortemente contestato dal Pd veneziano che, aldilà del continuo chiacchiericcio bellunese, non ha gradito una parametrazione diversa del riparto tra Ulss e non sembrerebbe avere interesse alcuno a valorizzare la specificità montana”.

“Certo – conclude Bottacin – se fosse lasciata sul territorio anche solo una piccola parte di quel residuo fiscale di circa 800 milioni, versati dai bellunesi annualmente e che Roma trattiene, ciò permetterebbe di diminuire ulteriormente il gap che continuiamo a soffrire nei confronti di province come Trento e Bolzano e in parte anche del Friuli”.

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