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Piccoli Comuni gravati dai costi fino al 50% della spesa corrente, emerge da studio Fondazione Think Tank NordEst: “Serve piano straordinario fusioni”

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Secondo lo studio della Fondazione, i piccoli Comuni hanno pochissimi margini a livello di bilancio ed in proporzione costano di più ai contribuenti. Per questo, la Fondazione Think Tank NordEst, nel corso di un convegno tenutosi al Senato, ha proposto di rilanciare le fusioni attraverso piani di riordino regionali, con l’obiettivo di garantire la sostenibilità dei servizi a livello locale


NordEst – Un piano di riordino territoriale straordinario: questa la richiesta formulata dalla Fondazione Think Tank Nord Est nel corso del convegno tenutosi a Roma. La diminuzione del numero dei Comuni (200 in meno dal 2001 ad oggi) viene considerata insufficiente, in particolare in un contesto in cui i piccoli Municipi faticano sempre più ad erogare servizi di qualità ad una popolazione in continuo declino. Serve un intervento straordinario come dichiarato da Antonio Ferrarelli, presidente della Fondazione Think Tank Nord Est: ”Innanzitutto va confermato e rafforzato l’attuale sistema di incentivi e agevolazioni, ma soprattutto, attraverso la modifica del Testo Unico degli Enti Locali (TUEL), va introdotto l’obbligo, a livello regionale, di predisporre un piano di riordino istituzionale territoriale mediante progetti di fusione degli Enti locali. Le proposte vanno condivise con i Comuni – precisa Ferrarelli – che possono giocare un ruolo fondamentale, definendo assieme ai Municipi confinanti il perimetro del nuovo Ente.”

D’altro canto, i numeri sono piuttosto chiari. Infatti, secondo lo studio della Fondazione Think Tank Nord Est, condotto sui bilanci dei Comuni italiani, la spesa corrente pro capite media dei Municipi, suddivisi per classe demografica, disegna una curva a «U»: il dato è più elevato nei Comuni più piccoli (il valore massimo si raggiunge nei Municipi con meno di 500 abitanti con 1.843 euro pro capite), per poi scendere gradualmente fino a raggiungere il minimo negli Enti locali con una popolazione compresa tra i 10.000 ed i 20.000 abitanti (774 euro). Oltre questa soglia il valore risale, senza però raggiungere un nuovo massimo.

Ancora più significativa l’analisi relativa alle sole spese amministrative, che comprendono i servizi istituzionali, generali e di gestione. Infatti, in questo caso la distribuzione disegna una sorta di «L»: il valore pro capite massimo si registra nei micro Comuni (968 euro pro capite), scendendo fino a toccare il dato più basso nella classe di Municipi con una popolazione da 20.000 a 50.000 abitanti (216 euro).

Sono poi sempre i Comuni più piccoli che si vedono assorbire una quota maggiore di spesa dalle funzioni amministrative: oltre metà della spesa corrente dei micro Municipi, infatti, viene dedicata al funzionamento della macchina amministrativa. La quota scende gradualmente, man mano che aumenta la dimensione degli Enti locali, raggiungendo il valore più basso oltre i 250.000 abitanti (20%).

I piccoli Comuni hanno quindi pochissimi margini di manovra a livello di bilancio ed in proporzione costano di più ai contribuenti. “Se vogliamo servizi migliori a beneficio dei cittadini e delle imprese dobbiamo muovere con convinzione verso processi di fusione tra Comuni – sostiene Antonio Ferrarelli, presidente della Fondazione Think Tank Nord Est – soprattutto in quei territori marginali dove lo spopolamento mette sempre più a rischio la sostenibilità delle funzioni a livello locale”.

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