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Migranti, da Comuni e parrocchie del Trentino sì ad accoglienza diffusa (LA RELAZIONE)

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Indagine della Diocesi di Trento. Vescovo Tisi: “La diffidenza è iceberg della paura collettiva”. 28-29 settembre torna la XX Festa dei popoli

L’indagine è stata presentata al Vigilianum dall’arcivescovo Lauro Tisi, accanto a don Cristiano Bettega, delegato dell’Area Testimonianza e Impegno sociale della Diocesi e a Roberto Calzà, referente (all’interno dell’Area) della Pastorale delle Migrazioni

 

Trento – La maggiore parte dei sindaci dei Comuni del Trentino che hanno accolto dei migranti negli ultimi due anni ritengono l’esperienza positiva, e considerano la presenza di un richiedente asilo all’interno della propria comunità quale un vantaggio.

È quanto emerge dall’indagine “Accogliere per crescere”, promossa dalla Pastorale delle migrazioni della Arcidiocesi di Trento.

L’iniziativa ha coinvolto 44 amministratori (80% degli enti locali contattati) e 29 parrocchie (76%) con alle spalle diversi anni di esperienza nei percorsi di accoglienza diffusa. Il 63% dei sindaci e il 56% dei parroci coinvolti ha rilevato un’opinione pubblica più positiva nei confronti dei migranti dopo il loro arrivo, grazie a conoscenza diretta, volontariato e dislocazione diffusa in piccoli gruppi. Ciononostante, il 59% ha rilevato come i pregiudizi siano rimasti immutati. Nell’insieme, il 65% dei consultati si è dichiarato favorevole a una presenza continuativa dei migranti sul proprio territorio.

“Accogliere per crescere”

L’indagine è – dal titolo “Accogliere per crescere” – stata presentata mercoledì mattina in una conferenza stampa al Vigilianum dall’arcivescovo Lauro Tisi, accanto a don Cristiano Bettega, delegato dell’Area Testimonianza e Impegno sociale della Diocesi e a Roberto Calzà, referente (all’interno dell’Area) della Pastorale delle Migrazioni e curatore della ricerca.

Alle 14 domande del questionario, sottoposto nei mesi scorsi a 55 Comuni e 38 parrocchie, per lo più reduci da almeno due anni di percorsi di accoglienza alle spalle, hanno risposto l’80% dei primi (44 su 55) e il 76% delle parrocchie (29 su 38).

L’indagine evidenzia chiaramente un “prima e un “poi” rispetto all’interrogativo su com’era e come è cambiata l’opinione pubblica nelle rispettive comunità dopo l’esperienza di ospitalità. Se 40 Comuni su 44 (il 90%) rilevavano infatti un’opinione pubblica neutrale o negativa verso gli RPI prima del loro arrivo, ben 25 (63% dei 40) passano a una valutazione “più positiva” se non “significativamente più positiva”. Discorso analogo per le parrocchie che dalle perplessità iniziali virano verso un deciso atteggiamento positivo nel 56% dei casi.

L’impressione è che abbiano inciso non poco, sul cambiamento di opinione, la conoscenza diretta, la dislocazione diffusa in piccoli gruppi e le esperienze concrete come tirocini, volontariato e altro. Tra i 54 soggetti che, complessivamente, hanno visto RPI occupati in attività di questo tipo, sono infatti ben 43 (il 78%) che ne danno un giudizio positivo o molto positivo (nessuna risposta negativa).

Pregiudizi da sconfiggere

Se l’incontro con i migranti produce un’evoluzione positiva nell’accoglienza reale, il 59% degli intervistati sostiene comunque che nell’immaginario collettivo pregiudizi e paure resterebbero immutati, mentre per il 36% sono diminuiti e per un 5% aumentati. Il dato sembra confermare la difficoltà di incidere in modo significativo a livello culturale: slogan e luoghi comuni paiono forse più incisivi di quanto vissuto nella quotidianità. Allo stesso tempo si può ipotizzare – rileva l’indagine – che i progetti di accoglienza abbiano trascurato quegli aspetti formativi e informativi utili ad una sensibilizzazione comunitaria.

Più solidali

Peraltro, alla domanda “Pensa che la presenza di RPI nella sua comunità abbia influenzato la sensibilità alla solidarietà e alla vita sociale della popolazione?”, il 62% afferma che abbia inciso “abbastanza positivamente”. Nessuno dà una valutazione negativa, mentre il 38% ritiene non sia cambiata per nulla.

Quale futuro?

Quanto al destino dei richiedenti asilo, molti vedrebbero bene la loro permanenza sul territorio. Infatti, a fronte di un 34% che non sa rispondere, il restante 65% si dichiara favorevole ad una loro presenza continuativa, una volta ricevuto responso favorevole alla loro richiesta di asilo. Evidentemente – si legge nel commento qualitativo all’indagine – non sono stati colti malesseri particolari, né tensioni sociali. Quindi, una volta completato il percorso di inserimento, l’opinione diffusa è che non vi sarebbe alcun ostacolo nel considerarli a tutti gli effetti componenti della società trentina.

Vescovo Tisi: “Paura del migrante iceberg paura collettiva”

“L’indagine fa riflettere, anche perché – ha detto l’arcivescovo Lauro – la rappresentazione della realtà a proposito di accoglienza dei migranti è spesso fuorviante. Certo, se persiste la paura dei migranti è perché essa è l’iceberg di una paura collettiva, della paura diffusa di se stessi, figlia del pensarsi senza gli altri. Figlia di un sistema di vita dove la declinazione autoreferenziale è diventata un mantra”.

“I dubbi e le perplessità che sul tema dell’accoglienza attraversano anche il tessuto ecclesiale – sottolinea monsignor Tisi – possono essere provvidenziali perché aiutano la Chiesa a ritornare all’essenziale e rimettere al centro il Vangelo per essere lievito e fermento”.

Popoli, torna la festa ventennale

Il 28 e 29 settembre torna a Trento, in piazza Fiera, la tradizionale Festa dei popoli promossa dall’Arcidiocesi trentina e giunta alla ventesima edizione. Un momento d’incontro gioioso e coinvolgente per ricordare alla società trentina il prezioso apporto delle diverse comunità di stranieri presenti (alcune da decenni) sul nostro territorio. Un’occasione per proporre tradizioni, piatti, colori e costumi di tante parti del mondo, nell’intento di offrire una conoscenza e uno spaccato di queste comunità che vada oltre lo stereotipo. Ma anche un modo per costruire una diversa mentalità, centrata sulla convivenza, il rispetto reciproco, la conoscenza e l’incontro.

Quest’anno inoltre la Festa coincide con la 105^ Giornata del Migrante e del Rifugiato indetta dalla CEI e fondata sul messaggio di papa Francesco intitolato “Non si tratta solo di migranti …” in cui il pontefice sottolinea come non sia possibile considerare chi si muove per un futuro migliore semplicemente come un numero facente parte di un fenomeno problematico da liquidare sbrigativamente. Sono storie, persone, volti, situazioni che – sottolinea il Papa – abbiamo il dovere almeno di conoscere, prima di esprimere qualsiasi giudizio.

“#creiamo ponti” è lo slogan del pomeriggio di animazione proposto sabato dal Forum delle associazioni familiari, aperto a grandi e piccini, che si concluderà verso le 18 con un flash-mob sul tema, una novità nel programma di quest’edizione. Contemporaneamente, presso il campo del Santissimo torneo di calcio a 5 per ragazzi, curato dall’US Invicta Duomo e dall’Oratorio del Santissimo, mentre sabato sera, in piazza Fiera, esibizione di alcuni gruppi musicali inter-etnici.

Domenica la manifestazione proseguirà con la tradizionale sfilata per le vie del centro, i saluti delle autorità e la preghiera ecumenica, l’apertura degli stand dei vari popoli in piazza e le loro esibizioni nel pomeriggio.

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