Presentato stamani da Agenzia del lavoro il 29° Rapporto sullo occupazione in provincia di Trento
NordEst – Dopo l’Annus Horribilis 2013, nei primi nove mesi del 2014 il mercato del lavoro in Trentina evidenzia i primi segnali di speranza: l’occupazione cresce del 2% e la disoccupazione si è mantiene stabile con un tasso dello 6,6%. La conferma arriva dal 29 Rapporto sull’occupazione in provincia di Trento e relativo al 2014, presentato stamani da Agenzia del lavoro presso il Muse di Trento. “Il Rapporto – ha esordito il presidente di Agenzia del lavoro, professor Michele Colasanto – è l’occasione per fare il punto della situazione ma soprattutto per individuare nuove direttrici delle politiche del lavoro. La situazione del Trentino è migliore del resto d’Italia e si avvicina agli standard europei. Gli obiettivi verso cui dobbiamo lavorare sono il compimento del modello di flexsecurity, realizzato dalla Provincia a seguito della crisi, con l’attuazione della delega degli ammortizzatori sociali e di interventi a favore dei lavoratori in grado di sviluppare sinergie con le politiche industriali. Questo comporta un rischio, ovvero di perdere in universalismo degli interventi, che va compensato con una maggiore attenzione verso le fasce più deboli”.
Il 29° Rapporto sull’occupazione in provincia di Trento fornisce degli elementi di speranza per il futuro: nei primi nove mesi del 2014 la disoccupazione rallenta fino ad attestarsi ad un tasso del 6,6%, con le forze di lavoro e le assunzioni in crescita rispetto allo stesso periodo del 2013. L’altro dato fortemente positivo riguarda le politiche del lavoro realizzate nel 2013 e 2014 in Trentino che hanno permesso ai disoccupati di essere sistematicamente presi in carico dai Centri per l’impiego e seguiti con una molteplicità di interventi. Nessuno è stato dimenticato o lasciato a se stesso.
La situazione occupazionale – per usare le parole del presidente di Agenzia del Lavoro, professor Michele Colasanto – è di ‘tenuta’, nel senso che il tasso di disoccupazione totale si attesta sui livelli dello scorso anno, con segnali interessanti quali una diminuzione seppure lieve nell’ultimo trimestre: “Il problema è che la crisi economica occupazionale è una crisi da domanda, ovvero investe la capacità del sistema produttivo di creare nuovi posti di lavoro. Di conseguenza, gli interventi sull’offerta (cioè i lavoratori) devono riguardare sì la loro occupabilità ma gli stessi interventi devono garantire maggior intreccio con le politiche industriali, rivolte alle imprese”. Via libera quindi ad una maggiore selettività del sistema contributi alle imprese e l’adozione di servizi in grado di concorrere a sostenere le situazioni aziendali incrisi (modello Whirlpool). La via all’occupazione passa in Trentino anche attraverso i contratti di rete e l’appoggio sempre più convinto ad una contrattazione aziendale che punti a far crescere la produttività e la creazione di nuove imprese.
Non mancano le criticità ma almeno indirizzi e strumenti sono chiari. “Desta preoccupazione – avverte Colasanto – il divario con la disoccupazione giovanile, ancora alta, ma sui cui Agenzia del Lavoro e Provincia autonoma di Trento si stanno muovendo in modo sempre più organico, così come mostrano gli interventi di Garanzia giovani”.
L’obiettivo è di creare nuove opportunità per i giovani con nuovi interventi sul lavoro più integrati con altre politiche quale l’istruzione (“Straordinariamente importante”, sottolinea Colasanto), e quelle a favore del sistema imprese“. Come ricordato, in Trentino ha preso il via la Garanzia giovani: l’intervento richiederà dal 2014 l 2016 alla Provincia autonoma di Trento un investimento superiore ai 10 milioni di euro (di cui 8 finanziati da fondi europei) e interesserà ben 3 mila giovani. “Questo tipo di interventi provinciali – come spiega la dirigente di Agenzia del lavoro, Antonella Chiusole – sono fortemente innovativi e si aggiungono a quelli già attuati sul territorio. Fino ad oggi, Garanzia giovani ha coinvolto 160 giovani su quattro linee di azione: tirocinio, formazione specialistica con tirocinio, apprendistato per la qualifica e diploma professionale, oltre al servizio civile”.
L’altro dato di attenzione riguarda l’occupazione femminile: il differenziale occupazionale tra uomini de donna rimane ancora troppo elevato in Trentino. “Se le donne – fa di conto Antonella Chiusole – lavorassero con il tasso di occupazione degli uomini, ad oggi avremo 27 mila donne in più occupate”. Gli interventi portati avanti dalla Provincia ed Agenzia sono rivolti principalmente al superamento della segregazione scolastica, che riduce le opportunità professionali, e della difficoltà di conciliazione tra tempi di vita e tempi di lavoro. Su quest’ultimo aspetto abbiamo avviato interventi che sostengano le imprese nell’introduzione di modelli organizzativi coerenti, quali ad esempio la flessibilità degli orari di lavoro e i servizi di welfare aziendale”.
Altra tema affrontato nel corso della presentazione del Rapporto riguarda il reddito di attivazione. La Provincia di Trento, unica in Italia, ha introdotto lo strumento di sostegno ai lavoratori disoccupati che prolunga le indennità statali. “Siamo già partiti e i primi assegno sono stati pagati – ricorda sempre Chiusole – La misura interviene in una prima fase a favore degli over 54 e dei precari (mini aspi) e da gennaio 2015 si estenderà agli Under 50. I requisiti riguardano la residenza in Trentino e il rispetto del patto di servizio”. Complessivamente, la Provincia ha stanziato 28 milioni di euro fino al 2016 che andranno a beneficio di circa 36 mila lavoratori.
Veniamo ora nel dettaglio delle cifre del 29° Rapporto sull’occupazione in provincia di Trento.