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Istat, aumenta la spesa per le famiglie: sarà più cara dal primo gennaio

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Un aumento della spesa media mensile familiare che, nel 2016, è di 2.524,38 euro in valori correnti (+1% rispetto al 2015, +2,2% rispetto al 2013)

NordEst (Adnkronos) – E’ quanto rivela l’Annuario statistico italiano dell’Istat edizione 2017. Tuttavia, nonostante l’aumento registrato lo scorso anno, la spesa media mensile familiare rimane al di sotto dei 2.639,89 euro del 2011, valore raggiunto prima di due anni consecutivi di calo. Le famiglie composte da soli stranieri spendono, in media, circa mille euro in meno di quelle composte da soli italiani (1.582,94 contro 2.590,59 euro); la loro spesa si concentra su beni e servizi essenziali, in particolare sulla spesa alimentare (21% cento del totale, contro il 17,6 per le famiglie di soli italiani) e sulla spesa per l’abitazione (38 rispetto al 35,7%).

SPERANZA DI VITA – L’Italia resta uno dei Paesi più vecchi al mondo: ad incidere sono il costante calo della fecondità e la speranza di vita che continua a crescere. Nel Belpaese la speranza di vita alla nascita (vita media), dopo la battuta d’arresto dell’anno scorso, riprende a crescere e passa da 80,1 anni a 80,6 anni per gli uomini e da 84,6 a 85,1 per le donne. Nel 2015 all’interno dell’Unione europea solo la Svezia – con 80,4 anni per i maschi – ha una situazione migliore per quel riguarda le condizioni di sopravvivenza, mentre per le femmine le condizioni più favorevoli si trovano in Spagna (85,8 anni) in Francia (85,5) e in Lussemburgo (84,7).

Nel 2016 – prosegue il report dell’Istat – il numero dei decessi diminuisce rispetto al picco dell’anno precedente e raggiunge quota 615.261 (32.310 in meno rispetto all’anno precedente). Il quoziente di mortalità, a sua volta, passa dal 10,7 a 10,1 per mille; è più alto nelle regioni del Centro-Nord (circa 10,4 per mille) e più basso in quelle del Sud (circa 9,5 per mille). Nel 2016 è continuato anche il calo delle nascite , che si attestano a 473.438 (-12.342 nati).

POVERTA’– Nel 2016, in Italia le famiglie in condizione di povertà assoluta sono 1,6 milioni, per un totale di 4,7 milioni individui poveri: il 7,9% dell’intera popolazione. L’intensità di povertà calcolata per le famiglie mostra una situazione critica sia nel Nord (con un valore pari al 21,8%), sia nel Mezzogiorno (al 20,5%). Si contano 4 milioni e 742 mila individui poveri, di cui oltre due milioni risiedono nel Mezzogiorno (con un’incidenza del 9,8%) e due milioni 458 mila sono donne (7,9%). L’incidenza di povertà assoluta è più elevata fra i minori (12,5%), interessando oltre un milione 292 mila ragazzi: si attesta al 10% fra le persone di età compresa fra i 18 e i 34 anni e raggiunge il suo minimo fra gli ultrasessantaquattrenni (3,8%).

SODDISFAZIONE GENERALE – Nel 2016 è migliorato il quadro della soddisfazione generale della popolazione italiana. L’anno scorso, infatti, il quadro della soddisfazione generale della popolazione di 14 anni e più mostra, rispetto al 2015, segnali di miglioramento e, su un punteggio da 0 a 10, le persone danno in media un voto pari a 7. Rimangono molto elevate le quote di persone soddisfatte per le proprie relazioni con familiari e amici, nonostante una diminuzione nel livello di soddisfazione più alto. Aumenta la quota dei soddisfatti anche per la situazione economica. Continua a diminuire la quota di famiglie che giudica la propria situazione economica in peggioramento rispetto all’anno precedente, mentre aumenta quella che la considera invariata.

SPESA PER L’AFFITTO – In Italia, il 17,5% delle famiglie paga un affitto per l’abitazione in cui vive. La percentuale è più bassa nelle Isole (12,7%), mentre vivono in affitto il 16,8% delle famiglie nel Centro, circa il 18% nel Nord e il 19%nel Sud. La spesa media per le famiglie che pagano un affitto è pari a 396,37 euro a livello nazionale ed è più elevata nel Centro-Nord (quasi 450 euro mensili nelle tre ripartizioni) che nel Mezzogiorno (sotto i 300 euro mensili; 274,18 euro nelle Isole). Le famiglie affittuarie sono inoltre più diffuse nelle città metropolitane (22,5%) e nei comuni periferia delle aree metropolitane o con almeno 50mila abitanti (20,9%) rispetto al 14% degli altri comuni fino a 50mila abitanti. Nei comuni centro di area metropolitana si paga mediamente un affitto pari a 481,49 euro mensili, circa 90 euro in più rispetto alla media osservata nei comuni periferia delle aree metropolitane o con almeno 50mila abitanti e 130 euro in più dei comuni fino a 50mila abitanti che non fanno parte delle aree metropolitane.

  • Spesa più cara dal primo gennaio – Dal primo gennaio anche i sacchetti utilizzati per imbustare frutta e verdura, carne, pesce, affettati, ma anche prodotti di panetteria, dovranno essere pagati. Considerando che usare lo stesso shopper non sarà possibile, avendo i prodotti prezzi diversi, bisognerà aggiungere all’importo di ogni alimento acquistato il costo, seppure di pochi centesimi, di tutti i singoli sacchetti utilizzati. Una spesa in più alle casse di supermercati e negozi che, a conti fatti, rischia di avere un peso non indifferente sul budget delle famiglie.QUANTO COSTERANNO – Ciascun sacchetto, che dovrà essere biodegradabile e compostabile, secondo i primi rumors, dovrebbe costare da 2 centesimi fino a un massimo di 10, ossia quanto costa la shopper per la spesa che viene venduta alla cassa.COSA PREVEDE LA NORMA – Le nuove norme sugli shopper, contenute nella legge di conversione del decreto legge Mezzogiorno che ha avuto il via libera lo scorso agosto, prevedono che anche i sacchetti leggeri e ultraleggeri, ovvero con spessore della singola parete inferiore a 15 micron, siano biodegradabili e compostabili, con un contenuto minimo di materia prima rinnovabile di almeno il 40%, e che siano distribuiti esclusivamente a pagamento. Si punta così a reprimere pratiche illegali tanto dannose per l’ambiente come quella dell’uso, per eludere la legge sugli shopper, di diciture quali ‘sacchetti a uso interno’.

    MULTE SALATE – Per chi contravviene la legge sono previste pesanti multe. Un sacchetto utilizzato nei reparti gastronomia, macelleria, ortofrutta, etc., che con diciture o in altro modo tentasse di porsi al di fuori della normativa, rappresenterà un’elusione di legge per la quale scatteranno sanzioni da 2.500 euro fino a 100.000 euro se la violazione del divieto riguarda ingenti quantitativi di borse di plastica oppure se il valore delle buste fuori legge è superiore al 10% del fatturato del trasgressore.

    COSA NE PENSANO GLI ITALIANI – Quasi 6 italiani su 10 (il 58%) si dichiarano favorevoli all’introduzione dei sacchetti in materiale biodegradabile e compostabile. Per quanto riguarda il pagamento di tali shopper, il 71% ipotizza un esborso economico mentre circa un intervistato su tre (29%) si dichiara assolutamente contrario.

    In ogni caso, il 59% valuta il costo di 2 cent per sacchetto del tutto accettabile; mentre una minoranza (13%) si dichiara in disaccordo. I dati emergono dal rapporto di ricerca integrato ‘I sacchetti biodegradabili per il reparto ortofrutta’ realizzato da Ipsos Public Affairs e presentato oggi all’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo da Nando Pagnoncelli e Luisa Vassanelli. Il rapporto è uno studio integrato composto da una ricerca qualitativa e una ricerca quantitativa, con 1.000 interviste Cawi (Computer-Assisted Web Interview) su un campione rappresentativo della popolazione italiana dai 18 ai 65 anni.

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