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Ipertecnologici ma ancora all’abc dell’educazione emotiva…

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di Annalisa Borghese

Abbiamo poca dimestichezza con la gestione di quelle emozioni che intossicano le nostre giornate, alimentano penosi rimuginii e ci procurano malesseri di vario genere e via con una pastiglia che almeno passa in fretta come se non ci fosse alternativa.

Ma l’animo umano chiede innanzitutto di essere ascoltato. E nutrito. A pensarci bene, non mangiamo soltanto cibo. Mangiamo anche emozioni e qualcuna si ferma lì, all’altezza della bocca dello stomaco; qualcun’altra finisce dritta nella pancia che si contorce perché non è pronta a riceverla; altre ci vanno di traverso o appesantiscono il respiro…

Come facciamo ad ascoltarle, dirigerle e digerirle se ignoriamo il potere della mente sugli stati d’animo e la possibilità di diventare protagonisti della propria vita? Protagonisti cioè capaci di essere presenti a se stessi e di vivere un’emozione ricorrente e ingombrante, che mi causa un disturbo psicosomatico, come una sfida evolutiva. Che cosa mi vuole dire l’ansia, la rabbia, la tristezza in questo momento? E come posso prendermene cura?

“La rivincita degli emotivi” di Emilio Minelli e Fabrizia Berera, Feltrinelli, 2014 offre interessanti spunti di riflessione a riguardo ed esercizi pratici sulla base delle conoscenze della medicina tradizionale cinese. Considerare mente -corpo un tutt’uno e provare a percepirne l’unità dall’interno è un primo passo di rappacificamento con se stessi. Da provare con una tisana di angelica, tonico eccellente.

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