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“Futurismo 1910 – 1915″ in mostra nello storico Palazzo Zabarella di Padova

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Fino al 26 febbraio 2023 una interessante mostra dedicata al movimento che tra le avanguardie del Novecento è quello maggiormente animato da un sentimento rivoluzionario di rinnovamento. ma anche di ribellione nei confronti della tradizione e di fiducia nelle possibilità offerte dal futuro e dalle sue innovazioni tecniche


di GianAngelo Pistoia

 

NordEst – Situato nel pieno del centro storico di Padova, Palazzo Zabarella – edificato per volere dell’omonima famiglia tra la fine del XII secolo e l’inizio del XIII – è un’importante memoria della più illustre storia cittadina e, oltre a questo, una notevole testimonianza artistica degna del rilievo nazionale che possiede. Ma esso rappresenta anche – e soprattutto – quella prestigiosa realtà culturale che da oltre vent’anni si propone di progettare, ospitare e promuovere mostre d’arte di spessore internazionale, sia in termini di rigore e serietà scientifica, che di entusiasmo e coinvolgimento del pubblico. Aspetti, questi, entrambi coltivati con la massima cura, fin dalla riapertura dell’edificio dopo i rilevanti e scrupolosi interventi di restauro per assumere le rinnovate ed attuali vesti di centro culturale polivalente di grande respiro e prestigio.

Dal 1997, infatti, Palazzo Zabarella ha ideato, presentato e realizzato una grande mostra evento ogni anno. Ciascuna di esse è stata la tappa caratterizzante di un lungo ed affascinante dialogo instaurato con il pubblico nel corso del tempo, inizialmente volto alla riscoperta e valorizzazione dei movimenti e degli artisti italiani dell’Ottocento e Novecento. Una serrata attività testimoniata e documentata anche da prestigiose pubblicazioni scientifiche e raffinati cataloghi la cui stesura è stata affidata a studiosi di meritata e riconosciuta fama internazionale. Ogni evento, infatti, è stato – ed è – il frutto di un attento e rigoroso percorso di approfondimento e di ricerca condotti sempre da una selezione dei massimi esperti.

[ Zabarella Palace in Padua (external) – © Diego – Local Guide / Google Maps
Zabarella Palace in Padua (interior) – © courtesy of Zabarella Palace in Padua ]
Tutte le esposizioni succedutesi fin qui nel corso degli anni, infatti, si sono sempre distinte per il loro grande e riconosciuto valore scientifico ed artistico, come anche per le notevoli capacità di accoglienza e personale coinvolgimento dei visitatori. E non a caso, ogni iniziativa è sempre stata premiata tanto dalla critica più autorevole, quanto da un numeroso e fedele pubblico fidelizzato negli anni: caso più unico che raro, in effetti.

Oggi Palazzo Zabarella continua la sua attività di ricerca e di promozione dell’arte ampliando i propri orizzonti di interesse e rinnovando così le tematiche di indagine culturale sulla base di nuovi ed importanti eventi capaci di esprimere la tradizionale qualità delle sue proposte al pubblico. Un approccio che mantiene le ragioni fondanti dell’importante centro culturale che da realtà privata – esempio unico nel suo genere – è stato capace di porsi fin dal suo esordio come serio ed affidabile interlocutore, del tutto paritario, rispetto a musei nazionali ed internazionali, soprintendenze ed istituzioni culturali di primaria importanza, nonché grandi collezionisti privati. E ciò nella volontà comune e condivisa di contribuire a sostenere, organizzare e promuovere attività artistiche e culturali ispirate a valori e standard di pura eccellenza scientifica ed espositiva, senza mai dimenticare l’obbiettivo di un pieno appagamento emotivo e culturale del pubblico dei visitatori, di ogni età e nazionalità essi siano.

Con questi presupposti e in tale ottica è stata inaugurata a Palazzo Zabarella lo scorso 1° ottobre e sarà visitabile fino al 26 febbraio 2023 anche l’esaustiva mostra “Futurismo 1910 – 1915. La nascita dell’avanguardia”.

[ Banner of the exhibition “Futurismo 1910 – 1915” – © courtesy Zabarella Palace in Padua ]
«Noi futuristi, Balla e Depero, vogliamo realizzare questa fusione totale per ricostruire l’universo rallegrandolo, cioè ricreandolo integralmente. Daremo scheletro e carne all’invisibile, all’impalpabile, all’imponderabile, all’impercettibile. Troveremo degli equivalenti astratti di tutte le forme e di tutti gli elementi dell’universo, poi li combineremo insieme, secondo i capricci della nostra ispirazione, per formare dei complessi plastici che metteremo in moto». Così si legge nel “manifesto della ricostruzione futurista dell’universo”, pubblicato a Milano l’11 marzo 1915 a opera di Giacomo Balla e Fortunato Depero, “astrattisti futuristi”, come loro stessi si firmano. Il manifesto costituisce la prima teorizzazione e testimonianza della tendenza non figurativa dell’arte d’avanguardia in Italia prefigurando un’arte “polimaterica”, un’arte nuova che diventa arte-azione, cioè volontà, ottimismo, aggressione, possesso, penetrazione, gioia, splendore geometrico delle forze, proiezione in avanti.

[ Fortunato Depero at the Perotti refuge in Trentino – © courtesy of Mart Historical Archives of Rovereto
Giacomo Balla “Artista plástico” – © courtesy of Archive of the 900 of the Mart of Rovereto ]
Ed è proprio il “manifesto della ricostruzione futurista dell’universo”, a siglare il punto d’arrivo di una stagione artistica, quella del Futurismo, che è l’anima e l’essenza di una mostra d’eccezione che indaga in modo assolutamente inedito le origini del movimento. “Futurismo 1910 – 1915. La nascita dell’avanguardia”, allestita nelle sale di Palazzo Zabarella a Padova, con la curatela di Fabio Benzi, Francesco Leone, Fernando Mazzocca, si impone infatti, come “sguardo altro”, offrendo una visione nuova ed originale e invitando alla scoperta di una realtà artistica fino a ora poco, o per niente, svelata.

[ Exhibition view of “Futurismo 1910 – 1915” – © Irene Fanizza / courtesy of Zabarella Palace in Padua ]
Sebbene negli ultimi quarant’anni si siano succedute molteplici rassegne dedicate al Futurismo, nessuna si è mai focalizzata in termini critici ed esaustivi sui presupposti culturali e figurativi, sulle radici, sulle diverse anime e sui molti temi che hanno concorso prima alla nascita e poi alla deflagrazione e alla piena configurazione di questo movimento che ha caratterizzato in modo così dirompente le ricerche dell’arte occidentale della prima metà del Novecento.
“Futurismo”, innanzitutto, significa “arte del futuro”, e infatti, tra le avanguardie del Novecento è quella maggiormente animata da un sentimento rivoluzionario di rinnovamento, di ribellione nei confronti della tradizione e di fiducia nelle possibilità offerte dal futuro e dalle sue innovazioni tecniche. Gli artisti della prima generazione di futuristi – Umberto Boccioni, in primis, e poi Carlo Carrà, Luigi Russolo, Antonio Sant’Elia, Giacomo Balla e Gino Severini – si pongono come obiettivo di risvegliare l’arte figurativa poiché non è più immaginabile che continui a dar voce a tematiche lontane dalla realtà, spesso vincolate a soggetti religiosi e mitologici.

[ “Meriggio. Officine a Porta Romana” (1910) by Umberto Boccioni – © Collezione Intesa San Paolo, Gallerie d’Italia ]
E per farlo, guardano al Divisionismo, tanto che nel “manifesto della fondazione artistica del Futurismo” (1910) si dichiara l’ammirazione per i pittori di questa corrente che hanno messo a punto una elaborata tecnica mutuata dal Post-Impressionismo e dal Puntinismo. I futuristi si approprieranno quindi della loro pennellata, pur non nascondendo la loro attrazione per le forme sintetiche, la scomposizione dei piani e la distruzione della prospettiva del Cubismo (di cui però rinnegano la staticità), e senza dimenticare che dal Neoimpressionismo prendono in prestito la luminosità cromatica e dai Nabis il simbolismo dei temi.

[ “Il ponte della velocità” (1913-1915) by Giacomo Balla – Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma – © Giacomo Balla by SIAE 2022 ]
È partendo da questi presupposti tecnici che il Futurismo, si pone come chiave di rottura verso gli schemi del passato, assurgendo anche a precursore di idee ed esperienze del Dadaismo, delle avanguardie russe e delle neo avanguardie del secondo Novecento. Diventa così l’interprete di una vera “rivoluzione” artistica che vede quale ideale un’opera d’arte “totale” che supera i confini troppo angusti del quadro e della scultura per coinvolgere tutti i sensi, facendo di massimo contrasto cromatico, simultaneità (per determinare l’effetto dinamico) e compenetrazione (per liberare l’oggetto dai suoi confini), i suoi tratti salienti.

[ Exhibition view of “Futurismo 1910 – 1915” – © Irene Fanizza / courtesy of Zabarella Palace in Padua ]
Raccontano tutto questo e molto altro ancora, snodandosi in un percorso in crescendo, le oltre 121 opere che animano le sale di Palazzo Zabarella, tutte appartenenti a un arco cronologico piuttosto ristretto, dal 1910, anno di fondazione del movimento in ambito pittorico, al 1915, quando la pubblicazione del “manifesto della ricostruzione futurista dell’universo” e l’ingresso in guerra dell’Italia tracciarono un netto spartiacque nelle ricerche artistiche del movimento. Opere d’eccezione, alcune delle quali esposte raramente, provenienti da gallerie, musei e collezioni internazionali, per un totale di oltre 45 prestatori differenti, un corpus davvero unico che già definisce il prestigio della mostra.
A siglare l’avvio della mostra, le radici simboliste del Futurismo e i legami con l’arte divisionista grazie al confronto tra i lavori di Giovanni Segantini, Gaetano Previati, Giuseppe Pellizza da Volpedo tra gli altri, e quelli dei padri fondatori del movimento da Umberto Boccioni a Giacomo Balla, da Gino Severini a Carlo Carrà, da Luigi Russolo a Mario Sironi. Un “dialogo” che attesta come questi primi futuristi siano accomunati da una formazione artistica di natura secessionista, legata alla tecnica divisionista e alla temperie simbolista di tardo Ottocento e di inizi Novecento. Poi si scoprirà lo “Spiritualismo” con la meraviglia di “Stati d’animo” di Boccioni del 1911 e altri capolavori di Balla e Russolo tra gli altri.

[ Exhibition view of “Futurismo 1910 – 1915” – © Irene Fanizza / courtesy of Zabarella Palace in Padua ]
Di sala in sala si giunge nel cuore della mostra, che vede protagonista il “Dinamismo”, in cui si fronteggiano le opere di Boccioni, Balla, Severini, Sironi, Carrà, Russolo e quelle di Gino Rossi, Gino Galli, Ardengo Soffici e Ottone Rosai. Ci si tuffa poi nella “Simultaneità”, con opere di Carrà, Boccioni, Fortunato Depero, Russolo ed Enrico Prampolini. Lo spirito rivoluzionario e di completa rottura con i canoni del passato, è il fulcro della “Vita moderna”, con opere di Sironi, Carrà, Boccioni, Antonio Sant’Elia, Fortunato Depero, ma anche di Aroldo Bonzagni e Achille Funi, emblemi del desiderio di una nuova vita, lontana da immobilismo e tradizione. Si indagano poi i temi della “Tridimensionalità” della scultura e del “Polimaterismo” dove, a testimonianza dell’utilizzo in arte di materiali diversi, troviamo “Forme uniche della continuità nello spazio” e “Sviluppo di una bottiglia nello spazio” di Boccioni, “Complesso plastico colorato di linee-forza” di Balla (appositamente ricreato per questa rassegna poiché andato perduto) e le “Marionette dei Balli Plastici” di Depero.

[ “Sviluppo di una bottiglia nello spazio” by Umberto Boccioni – © MET (Creative Commons CC0 1.0 Universal)
“Forme uniche della continuità nello spazio” by Umberto Boccioni – © Kröller -Müller Museum of Otterlo (NL) ]
Dopo una sezione sulle “Parolibere” il percorso si snoda fino a toccare il tema della “Guerra”, vista dai futuristi come mezzo che permette di sbarazzarsi del vecchio e noioso passato e di far prevalere la gioventù. Troviamo in mostra capolavori firmati Carrà, Balla, Sironi e Severini. Chiude il percorso appunto la “Ricostruzione futurista dell’universo”, con il concetto di arte totale che si impossessa del mondo degli uomini e delle cose e che ha trovato proprio con i futuristi la prima, piena configurazione in seno ai movimenti d’avanguardia.

[ Exhibition view of “Futurismo 1910 – 1915” – © Irene Fanizza / courtesy of Zabarella Palace in Padua ]
Con la genialità di Balla, la creazione artistica futurista poté esondare nella moda, nell’ambientazione domestica, nella grafica, nell’editoria, nella progettazione di oggetti, arredi e giocattoli. Questi sviluppi del Futurismo ebbero notevole influenza sulle avanguardie europee, aprendo il campo a sperimentazioni di arte comportamentale, ambientale, processuale che hanno innovato profondamente l’espressione artistica fino ai giorni nostri.

[ “Le vêtement masculin futuriste – 1914” manifeste by Giacomo Balla
and the “manifesto della ricostruzione futurista dell’universo – 1915” by Giacomo Balla and Fortunato Depero ]
Premesse fondamentali per l’estetizzazione del quotidiano vennero postulate nel manifesto “Le vêtement masculin futuriste” (20 maggio 1914) – riedito in lingua italiana e riadattato in vista della Grande Guerra con il titolo “Il vestito antineutrale” (11 settembre 1914) – in cui Balla intese l’abito maschile come traslato dell’uomo nuovo futurista, emblematicamente rappresentato dal “Genio futurista” di Balla. L’aspirazione a riformulare il vissuto culminò infine nel “manifesto della ricostruzione futurista dell’universo” (11 marzo 1915) redatto da Balla e Depero. «Troveremo – affermarono i due artisti nel manifesto – degli equivalenti astratti di tutte le forme e di tutti gli elementi dell’universo, poi li combineremo insieme, secondo i capricci della nostra ispirazione». Da allora il dipinto e la scultura cessarono di essere le uniche espressioni artistiche deputate a definire l’estetica del contemporaneo. La mostra “Futurismo 1910 – 1915. La nascita dell’avanguardia” allestita a Palazzo Zabarella di Padova, è aperta fino al 26 febbraio 2023. Questo il sito web dell’esposizione: www.zabarella.it

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