Promotore dell’iniziativa il noto scultore locale e appassionato di storia, Silvano Zeni che ha ripreso e integrato un importante lavoro svolto precedentemente dallo storico Graziano Cosner. Oggi quel lavoro è patrimonio della comunità
di Christian Zurlo
Mezzano (Trento) – Oltre mille toponimi per raccontare una comunità che cambia, ma che non dimentica il proprio passato. E’ un lavoro di squadra, quello che ha portato a termine lo scultore e appassionato di vicende locali, Silvano Zeni, partendo da una precedente ricerca dello storico, Graziano Cosner, con la preziosa collaborazione dell’attuale presidente della Sat locale, Silvano Doff Sotta, ma anche dell’ufficio tecnico del Comune di Mezzano, dei custodi e di molti anziani del territorio.
Quando nasce l’idea, abbiamo chiesto a Silvano Zeni e quando ha preso avvio questo progetto? “E’ stato un lavoro che è durato un paio di anni. Ho cominciato raccogliendo i toponimi che mio padre mi ricordava e che io stesso non conoscevo. Per questo ho pensato, sarebbe importante salvaguardare questa toponomastica del comune e quindi ho deciso di intraprendere questo impegnativo progetto. Graziano Cosner è stato però fondamentale, venti anni fa o anche più, aveva già fatto una raccolta della toponomastica di Mezzano. Era stata esposta anche nella sala del Consiglio comunale, per raccogliere i suggerimenti della comunità locale. Erano stati archiviati circa 1200 toponomi del territorio. Nella mia carta invece, ci sono circa 950 nomi, grazie ad una scrematura che ho effettuato con la preziosa collaborazione di Silvano Doff Sotta, che è davvero un libro di storia.
Come avete organizzato la cartina? E’ stata realizzata una griglia (nella foto in alto) – spiega ancora Silvano Zeni – con la toponomastica principale, poi i sotto toponimi ristretti per area, la terza griglia è riferita alle località specifiche e alle famiglie. Infine la quarta griglia con i punti di riferimento, i vari capitelli, le sorgenti e così via. Molto prezioso è stato il lavoro di mio figlio che ha riportato ogni punto di interesse, in digitale sulla cartina. La stampa che abbiamo realizzato è lunga 3 metri e mezzo per un metro e 70 in scala 1 a 5000. il paese di Mezzano, corrisponde ad un decimetro, quindi era impossibile mettere tutti i nomi nel dettaglio.Sarebbe bello esporla in Comune, per ottenere altri riscontri e integrarla ulteriormente.
Tutto questo lavoro è stato quindi donato al corpo dei vigili del fuoco di Mezzano? Certo, abbiamo pensato di stampare la cartina e donarla proprio ai nostri vigili che più conoscono il nostro territorio. Il comandante dei vigili del fuoco, Luigi Orler, ha molto apprezzato questa iniziativa che è stata presentata nelle scorse settimane durante l’assemblea del corpo. Oggi la cartina è esposta in caserma a Mezzano.
Ma quali sono i toponimi più originali che avete ritrovato? In Val Noana troviamo spesso, ma anche in altre zone del paese, “el carga” (carica) o “el descarga” (scarica), riferito alle teleferiche dove si caricavano e scaricavano i tronchi e il legname, ma anche fieno caricato sulle slitte in legno dopo una stagione al maso e poi caricato sui carri trainati da cavalli. Tra le altre zone interessanti, ricordo la “val dei ponti”, ma anche l’area dei “Gai” riferito al gallo cedrone e poi la “valpiana” perchè era una valle pianeggiante. Non manca – per restare sull’attualità – la “posa dell’ors” verso le Vederne, dove gli orsi erano di casa anche tra Mezzano e Imèr. Ma poi non possiamo dimenticare “el prà del prete” verso il Vanoi (il prato del parroco, ereditato dalla parrocchia). Non mancano le varie croci, i costoni ma anche “el capitèl del Tasé”, che racconta una storia di vecchi confini tra comuni, molto spesso decisi nel passato con gare di briscola o di morra. Alla “calchèra” si produceva la calce, ma non mancano le storiche segherie, la “piaza del diaol” sulle Vette Feltrine al confine con il bellunese, dove c’è un prato completamente senza sassi. Ma proprio sulle Vette Feltrine abbiamo anche noi la nostra Marmolada, con un confine molto contestato tra il Comune di Mezzano e Cesiomaggiore. Ancora: “l’Avedon della val de Stua” (il grande abete bianco) e poi il “Pian delle carbonère” (la zona del carbone) e così via con molti altri, tuti da riscoprire”. Nonmancano nemmeno le proprietà contestate nel passato, tra i Comuni di Imèr e Mezzano.
Oggi quale consiglio si sente di dare alle Amministrazioni locali. Non avete pensato di rendere digitale questo progetto, pubblicandolo anche in rete? La Provincia ha già realizzato alcuni testi sulla toponomastica locale. A Primiero sono stati pubblicati due volumi divisi per zone. Il nostro lavoro propone invece una cartina più snella, con una visione integrale del territorio. Io invito – conclude Silvano Zeni – tutti i Comuni a realizzare la loro mappa con i nostri toponimi storici, che rischiano di andare persi e con questi anche la memoria di un intero territorio.
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