NordEst

Bus nella scarpata sulla A13: 5 morti, il legale dell’autista del pullman: “Nessun colpo di sonno”

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Ha sbandato a destra improvvisamente, come un animale impazzito, e ha chiuso la sua folle corsa adagiato su un fianco, ai margini di una canaletta e con un conto di sangue da tragedia: cinque morti e 18 feriti, di cui otto gravi. C’era il sole, attorno alle 8, sull’A13 all’altezza di Piove di Sacco (Padova). Il pullman con le stelle dipinte sulle fiancate stava portando una ventina tra ex carabinieri e familiari al raduno nazionale dell’Arma, a Jesolo (Venezia). Un’ora dopo, la "festa" non c’era più; in programma solo una messa di suffragio per le vittime e una sfilata silenziosa di labari delle sezioni dell’associazione nazionale carabinieri. Il bus era partito nella notte da Aprilia (Latina) diretto verso la località veneziana. Un viaggio lungo, faticoso, ma voluto e goduto con la forza di chi sa di poter essere parte di una festa "di famiglia".
 
A guidare il gruppo, Roberto Arioli, 57 anni, presidente dell’associazione dell’Arma nella cittadina laziale. Accanto avrebbe dovuto esserci la moglie, ma un malore l’aveva costretta a restare a casa. Un viaggio tranquillo, con le soste previste per il ristoro e per fare due passi.
 
L’ultima, attorno alle 7.30 alla stazione di servizio per un caffé; poi di nuovo a bordo per l’ultimo tratto. Tutti dormicchiavano e al volante Lorenzo Ottaviani, 38 anni, forse aveva ancora in bocca il sapore del caffé, quando il pullman gli è scappato di mano. "Ho sentito il mezzo sbandare improvvisamente a destra; pensavo – ha poi raccontato l’autista – si fosse bucata una ruota, e non sono più riuscito a governarlo. Poi non so cosa sia successo".
 
Ai soccorritori, ciò che è accaduto appare subito chiaro: dall’interno del bus si sentono le urla dei feriti, a uno ad uno vengono estratti i corpi delle prime vittime; un’altra è stata sbalzata fuori a poca distanza.
 
La ‘macchina’ dei soccorsi del sistema sanitario regionale scatta all’unisono e in poco tempo arrivano sul posto tre elicotteri, dieci ambulanze, medici e infermieri. I feriti vengono portati in gran parte all’ospedale di Padova – dodici, di cui cinque in prognosi riservata – gli altri divisi tra Treviso, Piove di Sacco ed Abano Terme, nel padovano. Candidi lenzuoli ricoprono sul selciato i corpi di Arioli, Gianfranco Gruosso, 42 anni, Settimio Iaconianni, 75, Maria Aronica. La quinta vittima è una donna di 64 anni che sarà identificata con certezza nel tardo pomeriggio: Maria Domenica Colella. Sono tutti di Aprilia. La magistratura ha avviato un’inchiesta per stabilire eventuali responsabilità e al momento l’autista non risulta iscritto nel registro degli indagati. Sono stati eseguiti gli esami del sangue su Ottaviani – negativi, secondo il suo legale, l’avvocato Pier Ilario Troccolo, di Padova -, mentre la Polstrada per ore e ore ha operato sul campo per capire la dinamica della fuoriuscita del bus, su come abbia fatto ad infilarsi in quel tratto senza guardrail.
 
Tra le ipotesi al vaglio, un colpo di sonno del conducente o un guasto tecnico improvviso; mentre meno spessore pare abbia un possibile malore. Nessun colpo di sonno, dice Ottaviani al legale, indicando che viaggiava a 80 km all’ora e che ha cercato inutilmente di sterzare quando ha cominciato a sbandare ma che il pullman non ha cambiato direzione. Unanimi le manifestazioni di cordoglio e di vicinanza ai familiari delle vittime e all’Arma, dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano alle massime cariche istituzionali e militari e ai vertici dei Carabinieri. Il comandante generale dell’Arma, gen. Leonardo Gallitelli ha reso omaggio alle vittime e si è recato in visita ai feriti. 
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