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Agordo, Elezione di Papa Luciani 40 anni fa: celebrazione solenne con Arcivescovo Trento. A passo Paradiso Festa Fratellanza

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Arcivescovo Trento presiede S. Messa a Canale d’Agordo

 

NordEst –  L’arcivescovo di Trento Lauro Tisi in occasione della commemorazione dei 40 anni dall’elezione a Papa di Albino Luciani, con il nome di Giovanni Paolo I., ha presieduto la s. Messa a Canale d’Agordo, paese natale di Luciani, in provincia di Belluno.

Un pontificato di soli 33 giorni per il “papa del sorriso”, che, a detta di monsignor Tisi, ha “frequentato la Parola di Gesù raccontandola con linguaggio nuovo, concreto, immediato”.

Monsignor Tisi, nella sua omelia, ha esaltato tra l’altro l’umiltà di papa Luciani, intesa come “habitat naturale di Dio” e “figlia dello stupore della meraviglia davanti alla vita”.

L’omelia del vescovo Tisi

Omelia 40°anniversario elezione papa Giovanni Paolo I

(Canale d’Agordo 26 agosto 2018)

Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?

Dura è la parola che ammonisce: non basta il pane per vivere. Siamo incontro,
relazione. Senza i volti, il pane non sfama. Quante case e comunità hanno risorse
economiche, strutture, ma non conoscono la gioia del condividere, dell’amore che si
fa spazio gratuito di accoglienza.

Dura è la parola del maestro che mette alla prova i discepoli invitandoli a farsi carico
della fame della folla. Dura è la parola che non ti lascia scampo domandandoti
conto del fratello. Ogni giorno, purtroppo, sentiamo risuonare nelle nostre strade,
nel web e nelle nostre stanze ecclesiali la sprezzante risposta di Caino: “Sono forse
io il custode di mio fratello?”.

Dura è la parola della libertà: “Volete andarvene anche voi?”. Le nostre parole
vanno di fretta, non hanno tempo per ascoltare, non attendono risposta, sono
parole saccenti, presuntuose; vogliono chiudere le questioni, non affrontare
l’ebbrezza e la fatica del dialogo. Non conoscono la discrezione di chi prova a capire
e comprendere, di chi si accosta in punta di piedi all’altro rispettandone il mistero.
Dura è la parola che accetta di essere contradetta, perfino respinta e tradita. Dura è
la parola che rimane fedele a se stessa, che non vuol diventare fake news, che non
si guarda allo specchio, ma si adopera in ogni modo per dare campo all’altro.

Dura è la parola che si fa carne e sangue, la sola, proprio perché rivestita di vita, in
grado di edificare, far crescere, immaginare futuro, offrire speranza.

Dura è questa parola e nello stesso tempo bellissima. Questa Parola è il segreto
desiderio del cuore di ogni uomo e di ogni donna.

Questa Parola è Gesù di Nazareth, di questa parola abbiamo bisogno. “Tu, o Cristo,
ci sei necessario”. (Paolo VI)

Albino Luciani ha frequentato questa Parola, l’ha raccontata con un linguaggio
nuovo, immediato, concreto, narrativo, ma soprattutto è vissuto all’ombra di
questa Parola.

Questa Parola gli ha regalato la possibilità di frequentare l’umiltà, che prima ancora
di essere semplicemente una virtù o il suo motto episcopale, era per lui l’Habitat
naturale di Dio, il suo tratto inconfondibile.

L’umiltà di Giovanni Paolo I, come quella di Maria di Nazareth, è figlia dello stupore
e della meraviglia davanti alla vita; partecipazione all’incanto di Dio che guarda
l’uomo e la creazione e vi vede bontà e bellezza.

A contatto con la bellezza, con l’arte, con la natura, con la poesia, con le fiabe si
scopre che esiste un cielo più alto del tetto di casa. Si scopre di essere inseriti in un
disegno stupendo di festa e di gioia. Si scopre che la storia è grembo di vita e non
camera ardente. L’umiltà è anzitutto stupore!

Un documento bellissimo di quest’attitudine di papa Luciani a frequentare la vita
abitato dalla meraviglia, è il libro “Illustrissimi” che raccoglie le lettere che l’allora
patriarca di Venezia scrisse per la rivista “Messaggero di Sant’Antonio” dal 1971 al
1975, indirizzandole a grandi personaggi del passato.

Questo percepirsi amati in modo radicale, partecipi di un disegno stupendo di
misericordia, permette all’umile, come ci ricorda la vergine di Nazareth, di partire in
fretta per riscattare chi è stato ferito; di liberare in noi la gratitudine nei confronti
della vita, degli altri; di riaprire varchi di speranza lì dove si sperimenta la caduta e il
fallimento. Lo stupore dell’umile, allora, non è fine a se stesso si concretizza nel
dono e nel servizio.

L’augurio ,allora, per ognuno di noi è fare nostre le parole di Pietro : “Signore, da chi
andremo? Tu hai parole di vita eterna”.

A passo Paradiso per festa Fratellanza

Successo per la 40esima edizione del momento dedicato alla pace sul ghiacciaio del Presena, in Trentino. Un leggero manto nevoso ha accolto le centinaia di persone giunte a passo Paradiso per la festa della Fratellanza, un evento che unisce i nemici di un tempo in nome della pace. La tradizionale sfilata lungo la linea del fronte che vide contrapposti l’esercito Austroungarico e quello Italiano dal 1915 al 1918 quest’anno si è svolto in un percorso ridotto a causa della neve caduta nella notte. A testimoniare l’importanza della manifestazione e la vicinanza delle istituzioni e ricordare il valore della pace, il presidente della Provincia di Trento Ugo Rossi e il console generale d’Austria a Milano, Wolfgang Spadinger. Al promotore dell’iniziativa, Achille Serra, figlio di Emilio che, insieme a Kurt Steiner, diede vita a questo evento, è stato consegnato un riconoscimento del Governo austriaco, “a comprovare l’importanza di una festa il cui messaggio non ha confini”, come ha detto il console.

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