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A Natale aumenta il traffico di cuccioli, proposto divieto di vendita

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La Lav propone misura forte di contrasto fenomeno, ci sono tanti animali da adottare nei canili

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NordEst – Cuccioli da amare, non da regalare. Torna con il Natale l’abitudine ancora radicata di comprare un cane o un gatto, soprattutto delle razze più ‘in’. Una scelta che, in questi periodo più che mai, “alimenta il traffico di cuccioli soprattutto dall’Est europeo. Per questo motivo la nostra proposta alle istituzioni è di introdurre il divieto di vendita di animali da compagnia: ce ne sono centinaia di migliaia che aspettano una casa nei rifugi”. A dirlo è Gianluca Felicetti, presidente della Lega antivivisezione (Lav).

Nel 2010 è stata emanata in Italia una nuova legge per fermare il traffico illegale di animali, salvare le vittime ed evitarne altre, punire i responsabili e ottenere misure di controllo. Il reato di traffico illecito prevede la reclusione da 3 mesi a un anno e la contestuale multa da 3.000 a 15.000 euro, punendo chiunque con attività organizzate o reiterate e a scopo di lucro “introduce, trasporta, cede o riceve cani o gatti privi di sistemi di identificazione individuale e delle necessarie certificazioni sanitarie e non muniti, ove richiesto, di passaporto individuale”. L’Italia, spiega Felicetti, “possiede la normativa più avanzata in Europa in materia di traffico di animali e questo ha consentito di aumentare i controlli e i sequestri”.

Non è raro quindi leggere notizie di decine di cuccioli stipati nei bagagliai di macchine o in camion intercettati dalle Forze dell’Ordine. “Non per questo il fenomeno è in crescita, ma a nostro avviso soprattutto in questo periodo dell’anno occorre fare informazione e ribadire che l’amore non si può comprare, e che non si possono comprare quelli che sono veri e propri membri della famiglia. Piuttosto – propone – per chi ha già animali in casa il Natale è un buon momento per regalare e seguire un corso per conoscere meglio i nostri amici”.

Nel nostro Paese i cuccioli che arrivano dall’Est Europa vengono messi in vendita in negozi e allevamenti, esposti in fiere itineranti, venduti persino presso i caselli autostradali e su internet, denuncia la Lav.

Un cucciolo straniero vale economicamente fino a 20 volte meno del suo corrispettivo italiano. Un cane di razza – di origine ungherese – può essere venduto a 200 euro, ma una volta diventato italiano il prezzo sale oscillando tra i 500 e i 1500 euro. I piccoli nascono in allevamenti a conduzione familiare o in vere ‘fabbriche di cuccioli’, strutture che ospitano decine o centinaia di fattrici per la riproduzione, stabulate in box piccolissimi con cibo solo per sopravvivere. Una volta raggiunti i 30-40 giorni di età, i piccoli sono caricati su camion o furgoni e trasportati nel nostro Paese.

In questo squallido commercio di animali spesso manca il più banale controllo sanitario, evidenzia la Lav. Il precoce distacco dalla madre causa poi ai cuccioli traumi affettivi e problemi di salute. Privi delle difese immunitarie, i cuccioli possono contrarre malattie mortali, come il cimurro e la parvovirosi. Persino la rabbia, un pericolo anche per l’uomo. Un cucciolo su tre muore, spesso dopo essere stato acquistato in negozio.

Uno “scandalo – commenta Felicetti – alimentato da un commercio che è quindi sia illegale che legale. L’acquisto di un animale andrebbe per noi vietato per legge. Contro l’acquisto ‘facile’ alimentato anche dal Natale, ci dovrebbe essere un provvedimento d’emergenza, perché causa randagismo e anche aumento dei costi per le amministrazioni comunali, che si occupano della custodia degli animali abbandonati. Se non si vuole intervenire per questioni di etica contro questo commercio, lo Stato dovrebbe intervenire per motivi economici. Non si può pensare che sia colpa solo del consumatore, della famiglia, che deve essere informata in primis dai Comuni che sul proprio territorio è possibile fare una doppia buona azione: adottare un cane e sgravare il Comune da un costo”.

“Nei canili – ricorda – c’è oggi una tale varietà di animali diversi, cuccioli, anziani, grandi, piccoli, medi, da fare invidia al migliore dei negozi. Occorre un’azione congiunta da parte di ministero della Salute, Regioni, servizi Asl e comuni, affinché, prendendo atto di una situazione di totale emergenza soprattutto al Centro-sud, si vieti la vendita di animali”.

Un messaggio, infine, alle famiglie: “No all’acquisto di cani e gatti. Ma il Natale può essere comunque un momento buono per far entrare in casa un nuovo amico, in maniera informata e responsabile, prendendolo da un rifugio. E per chi ha già un cane il consiglio è regalarsi un corso di informazione e di educazione cinofila, o di convivenza con i gatti, perché li si conosce ancora poco: è un errore non riconoscere loro animalità e le loro esigenze etologiche, profondamente diverse dalle nostre”.

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One Reply to “A Natale aumenta il traffico di cuccioli, proposto divieto di vendita

  1. E, come al solito, degli allevatori seri non si fa neanche menzione. La disonestà intellettuale della LAV è davvero disarmante, in questi casi. Fa passare il messaggio che tra chi alleva amando i propri cani, facendo sacrifici incredibili per avere dei cuccioli sani ed equilibrati e chi invece fa una cucciolata di meticci perché sterilizzare la cagnetta è “contro natura”, il migliore sia il secondo… perché lui i cuccioli li regala e si sa, “l’amore non si compra”.
    Chissà perché poi i canili sono pieni di meticci, mentre i cani di razza sono davvero una minoranza (e sfido chiunque a dimostrare il contrario)…

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