400 opere dal medioevo al contemporaneo
Feltre (Belluno) – Le antiche pietre che dialogano con affreschi murali, tele, sculture e oggetti sacri, in un continuo intrecciarsi di epoche e stili. E poi la luce naturale delle bifore e delle trifore, dalle quali lo sguardo raggiunge i tetti e le montagne circostanti.
A Feltre, alla fine di via del Paradiso, l’antico Castello Vescovile è il luogo in cui la storia, la spiritualità e l’arte si danno appuntamento: qui prende vita il racconto suggestivo degli oltre 400 tesori del Museo Diocesano di Feltre e Belluno che dal 12 maggio si svela ai suoi visitatori in una veste completamente rinnovata.
Il percorso del nuovo museo, diretto da mons. Giacomo Mazzorana, si snoda lungo 27 sale, rese disponibili in seguito a un ultimo, importante restauro conservativo durato otto anni (dal 2010 al 2018) e costato circa 4 milioni e 200 mila euro, grazie al quale la Diocesi feltrina ha potuto mettere in mostra una pregevole collezione di opere provenienti da chiese, conventi, monasteri e certose del territorio.
Già nell’androne di ingresso del castello-palazzo ci si rende conto che lo stesso edificio può diventare il primo protagonista della visita: con la sua architettura e le sue mura, che in ogni angolo mostrano il trascorrere del tempo, l’imponente sede del museo resta leggibile nella sua evoluzione. Sono infatti visibili le tante sovrapposizioni storiche che lo hanno modificato: dal primo nucleo del castello, composto da due possenti torri databili al 1290, agli ampliamenti e alle ricostruzioni lungo i secoli, con i vescovi Campeggi, e poi Rovellio e Gradenigo, fino al ‘900, quando, nel dopoguerra, l’edificio divenne sede dei Canossiani, Casa del Clero e infine Colonia estiva dell’Opera Nazionale dei Sordomuti.
Le numerose testimonianze, a cominciare dalle cantine in cui è visibile la roccia di fondazione del castello, entrano in relazione con le opere esposte, divise secondo tematica. Non mancano i pezzi degni di attenzione: dalle pitture di Sebastiano Ricci, tra cui l’Adorazione dei Pastori (1719-21) e la Madonna con Bambino tra i Santi Brunone e Ugo di Grenoble, alle sculture lignee di Andrea Brustolon, con il capolavoro della Madonna Assunta (1702), dalle icone agli ex voto, dall’oreficeria liturgica, con la coppia di angeli cerofori del XVII secolo, ai piatti da questua.
E poi i paramenti sacri, le cui decorazioni riprendono quelle parietali tanto belle che sembrano tappezzerie, il Calice del Diacono Orso in argento, il più antico della cristianità occidentale, l’altare portatile del XII secolo, uno dei sei esemplari italiani, la tela firmata da Tintoretto, la Madonna con Bambino tra San Vittore e San Nicolò (1540-45), realizzata appositamente per la chiesa di Ognissanti di Feltre, le opere del pittore viterbese Domenico Corvi, del quale spicca per l’acceso cromatismo il dipinto Gedeone e il vello dell’agnello (1762).
Ma il museo, nel suo continuo connettersi con le epoche storiche, comunica anche con la contemporaneità: nel percorso infatti trovano spazio i lavori di Augusto Murer, Padre Ugolino di Belluno, Jean Pierre Rousseau, Gianantonio Cecchin e Vito Calabrò. Fino alla conclusione della visita affidata a due pregevolissime opere, Il valore dell’uomo di Mimmo Paladino, concepita per il museo, e Sole radiante di Arnaldo Pomodoro.