NordEst

Veneto non esente da infiltrazioni mafiose, Trentino e Friuli meno a rischio (I DATI)

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La mafia, dopo un anno di ‘tranquillita’ torna ad uccidere in Sicilia, mentre in Campania la camorra con le discariche illegali produce danni notevoli alla salute dei cittadini. A Roma e’ allarme delinquenza ma non si puo’ parlare di ritorno della Banda della Magliana. Questi alcuni dei tratti attuali del crimine organizzato nel 2011 fotografati dalla Relazione che la Procura nazionale antimafia, diretta da Pietro Grasso, ha consegnato alla Commissione antimafia presieduta da Giuseppe Pisanu che la ha resa pubblica

Veneto – Non e’ esente da infiltrazioni mafiose, soprattutto nel tessuto economico. Il dato emerge dalla relazione annuale del procuratore della direzione nazionale antimafia (Dna). Secondo il procuratore, in buona parte del Veneto, ‘per ragioni allo stato inspiegabili’, si e’ lasciato campo libero ad organizzazioni criminali di tipo mafioso diverse dalla calabrese, nell’ambito di quella che puo’ definirsi una ‘strategia di delocalizzazione del crimine organizzato’ che nel Veneto ha riguardato la camorra campana.

 
Trentino e Friuli non a rischio – Non sono interessati da infiltrazioni della criminalita’ organizzata, Trentino e Friuli Venezia Giulia, se non per un caso che ha ‘lambito’ Rovereto. Lo afferma la relazione della Direzione nazionale antimafia, nel paragrafo curato dal Consigliere Roberto Pennisi per Trento, Trieste e Venezia. Viene spiegato che le analisi ‘sulla presenza o infiltrazione nel tessuto sociale e economico di organizzazioni criminali o esponenti di esse, ovvero di investimenti, di matrice mafiosa (calabrese o siciliana) o camorristica’ ha dato ‘esito negativo. Va solo rilevato – si legge nella relazione – che il territorio in questione, in particolare il comune di Rovereto, e’ stato lambito dagli effetti della attivita’ criminale di una organizzazione di matrice camorristica operante nel Veneto’.
 
La relazione dettagliata – Il dato più inquietante è il ritorno dell’uso dell’omicidio come strumento per la risoluzione di problemi dell’organizzazione, abbandonato per tutto il 2010. Cinque i morti nel distretto di Palermo. Cosa Nostra e’ ancora alla ricerca di una nuova leadership e di nuove strategie. Il latitante ‘numero Uno’ è sempre Matteo Messina Denaro il cui arresto e’ una priorità assoluta e infliggerebbe un duro colpo. 

Violenza nella Capitale –
Roma c’é una violenza efferata, ma non si può parlare di "nuova Banda della Magliana perche’ non c’è un gruppo criminale egemone sugli altri. Una porzione dei delitti "non é riconducibile a logiche di criminalità organizzata, ma piuttosto deriva da fatti occasionali (come l’aggressione al musicista nel rione Monti) o rappresenta l’estrema conseguenza di episodi delittuosi di altra natura (come l’omicidio a seguito di rapina in zona S. Basilio). Occorre però ammettere che molte aggressioni, per le modalità o le caratteristiche delle vittime, sono maturate per contrasti nel traffico degli stupefacenti.

Camorra, tumori e diossina –
Il business dei rifiuti che inquinano il territorio e arricchiscono le entrate dei clan produce l’aumento dei tumori e della presenza di inquinanti come la diossina nel sangue e nel latte materno della popolazione campana. Ad essere colpiti di più sono i residenti nella provincia nord di Napoli e nel basso casertano.

‘Ndrangheta in Lombardia –
Radicamento era intuibile da due decenni attraverso la pratica, nei confronti di imprenditori, politici e pubblici amministratori, dell’avvicinamento-assoggettamento (spesso cosciente e consenziente) di soggetti legati negli stessi luoghi da comunanze di interessi. Qui la malavita calabrese ha realizzato un vero fenomeno di colonizzazione. Tuttavia i clan che operano in regione non sono autonomi, ma rispondono ad una struttura di coordinamento attiva in Calabria. Il leader delle famiglie ‘lombarde, Carmelo Novella, che coltivava sogni ‘automomisti’, è stato per questo ucciso nel 2008 a S.Vittore Olona.

41Bis – Il carcere duro é imprescindibile" nella lotta alla mafia, per questo deve essere potenziato e mai attenuato. Dato l’elevato numero di detenuti sottoposti (686 nel 2010) a questo regime carcerario servono finanziamenti per nuove strutture detentive.

Giochi e scommesse –
Il settore dà lavoro a 5.000 aziende e 120.000 persone, con un fatturato di almeno 70 miliardi ed é di preminente interesse della criminalità organizzata, dati gli elevatissimi e rapidi guadagni; la possibilità di riciclare ingenti somme provenienti da attività illecite; la penetrazione territoriale connessa alla gestione delle sale gioco, dei corner, degli apparecchi da intrattenimento.

Intercettazioni indispensabili –
Senza questo strumento investigativo l’azione repressiva ed anche preventiva risulterebbe sostanzialmente priva di ogni efficacia. Permane, ovviamente, l’esigenza di operare uno stretto controllo sulle conversazioni registrate al fine di utilizzare giudiziariamente soltanto quelle effettivamente rilevanti ai fini delle indagini, tralasciando – ed anzi tutelando sotto il profilo della loro segretezza – il contenuto di quelle non utili penalmente.

Attenzione alle rimesse cinesi –
Sotto monitoraggio il flusso verso la Cina delle enormi disponibilità finanziarie delle comunità cinesi, per verificare se siano collegate ad attività illecite non solo dal punto di vista valutario, ma anche dell’evasione fiscale o del riciclaggio. Contraffazione, contrabbando non esauriscono il crimine dagli occhi a mandorla. Numerosi i casi accertati di immigrazione clandestina e sfruttamento del lavoro e della prostituzione.

Investimenti in Spagna –
Servendosi anche di intermediari finanziari affiliati ai clan, la camorra ricicla e investe all’estero gli enormi guadagni del traffico di droga. Soprattutto nel settore immobiliare spagnolo, come fa la famiglia Di Lauro. Il business avviene anche attraverso l’impiego di posizioni fiduciarie nel principato di Monaco e aventi la sede in Paesi off-shore.

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