NordEst

Turismo, piano decennale del governo non piace al Veneto

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"La buona fede del ministro Piero Gnudi è fuori discussione, ma la sua proposta di piano decennale, ‘elaborato con i consulenti di Boston Consulting’, non potrà essere molto diverso dal costoso e inefficiente carrozzone statale del passato, che ha dato il via dalla fine degli anni ‘70 al declino del turismo italiano, sprecando risorse a josa e complicando la vita a tutti”.
 
Marino Finozzi, assessore al turismo del Veneto, è sconcertato dalle proposte enunciate dal Ministro.. “Sconcertato e preoccupato: lo Stato dai quasi 2 mila miliardi di debiti vuole spendere e non assecondare lo sviluppo, sostituendosi agli imprenditori: non ha mai funzionato e non funzionerà. Il Veneto, da quando ha potuto operare più liberamente, ha aumentato, in un decennio, le sue presenze di circa il 30 per cento, superando i 63 milioni, e quelle straniere sono passate dalla metà del totale al 65 per cento di quest’anno.

Non servono a nulla le pianificazioni e i finanziamenti per rottamazione finchè la fiscalità turistica e l’IVA ci mettono fuori concorrenza rispetto al resto d’Europa e del mondo e finchè vincoli di incerta interpretazione, inefficienze pubbliche, colpevoli tolleranze sugli abusi compromettono le possibilità degli imprenditori, il territorio e gli aspetti monumentali. I numeri sono chiarissimi: da noi, in Veneto, il turismo è cresciuto e quello estero continua a crescere, spesso a due cifre, mentre è quello nazionale, impoverito dalla depressione e da un prelievo fiscale unghiuto che lascia vuoti nei conti e nei redditi d’impresa, a tutti i livelli. Il turismo non è passato alle Regioni per graziosa concessione, ma perché nessuno ne poteva più di baracconi di Stato che facevano solo danni e anche a caro prezzo”.
 

“Ricordo a Gnudi che nel nostro Paese il turismo lo hanno inventato, costruito e sviluppato gli imprenditori, spesso partendo dal nulla, che non hanno mai avuto problemi quando hanno trovato istituzioni che li hanno affiancati, mentre sono oggi strizzati da una fiscalità demente, confusi da regole pensate per chi le scrive e talvolta solleticati malamente da un apparato pubblico che ha tollerato tanti, troppi scempi ambientali, mentre il sistema creditizio pensa troppo spesso ad altro piuttosto che agli investimenti produttivi. Il solo leggere di una tassa di scopo mi fa rabbrividire: è deprimente sentire un ministro che pensa di creare sviluppo sottraendo altre risorse per spenderle in proprio. Per quanto mi riguarda, mi riservo la facoltà di ricorrere alla Corte Costituzionale per veder ristabilito l’ordine delle competenze”.
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