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Pasqua in Trentino, TIsi: femminicidio di Montalbiano, Stefano Bertoldi, i volontari. Muser da Bolzano: “Siate costruttori di pace” (VIDEO)

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Le parole di don Lauro Tisi per la Pasqua 2024. Nella celebrazione trilingue nel Duomo di Bolzano, riferimenti alle guerre in corso nel pianeta: “Oggi i cristiani sono i più perseguitati al mondo”


 

Trento – “Anche la Pasqua di quest’anno – ricorda il Vescovo di Trento – è avvolta dalle tenebre, dalla violenza e dalla guerra. Vi invito a entrare in questo tempo pasquale con una domanda: ho ancora voglia di amare? Ho voglia di mettermi in gioco? Credo ancora all’amore? Il Dio della Pasqua ci regali la convenzione profonda che non c’è alternativa alla bellezza dell’amare, che non c’è futuro senza amore. Buttiamo nella mischia la nostra determinazione a porre gesti di futuro, gesti di bontà e di solidarietà. Contribuiremo a rendere migliore il mondo e goccia dopo goccia vedremo fiorire la speranza della Pasqua. A tutti voi buona Pasqua”.




La riflessione di Bregantini

Bregantini ha ripercorso le ultime sette parole di Cristo in croce, a cominciare da quel ‘Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato‘. “È il grido – commenta – più doloroso della storia, perché racconta la crisi di senso e di vuoto che proviamo anche noi, la solitudine, la noia, le nuove terribili droghe”.

“Papa Francesco nella ‘Fratelli tutti’ – aggiunge l’ex vescovo di Locri Gerace – parla di un mondo senza speranza: è la crisi ecologica che ci avvolge, la guerra in PalestinaGaza con le morti incredibilmente numerose di tanti bambini, è l’Ucraina dove anche questa notte hanno bombardato in maniera tragica, è il terrorismo a Mosca”. “Tutti noi – argomenta monsignor Bregantini ricordando anche un suo recente ricovero in ospedale – ci chiediamo: perché proprio ora, perché proprio a me? Gesù ha vissuto, come noi, questo momento. Ma, adagio adagio, Gesù è uscito dal buco della disperazione e ci ha insegnato un metodo: se vuoi uscire dalla tua sofferenza, guarda la sofferenza degli altri. Solo così si esce dal proprio buco nero della storia, per incontrare la luce”. “Il cammino teologico e umano di Gesù Cristo – secondo il vescovo nativo di Denno – diventa anche il cammino della Chiesa, nell’ascoltare i drammi del nostro tempo, accompagnando le persone a ritrovare speranza”.

“In Dio tutte le frazioni si compongono in unità e tutto ritrova significato”

Sullo sfondo, Bregantini rammenta l’incontro a Locri con una docente di matematica malata terminale, “con la quale ebbi l’ispirazione – confida – di ripercorrere proprio le sette parole di Cristo in croce”. Il vescovo emerito di Campobasso, alla fine della sua ampia e ricca meditazione, ritorna su quell’incontro: “La professoressa di matematica mi disse: in Dio tutte le frazioni si compongono in unità e tutto ritrova significato. I figli posero questa frase, in caratteri rossi, sul suo sepolcro. Lei aveva capito che anche la sua morte entrava nella morte di Gesù, che porta a compimento ogni cosa”.


Il Giovedì Santo

Nella mattinata di Giovedì Santo si è tenuta in cattedrale a Trento la tradizionale solenne concelebrazione della Messa Crismale. Accanto all’arcivescovo Lauro Tisi e a non meno di duecento preti trentini, erano presenti l’arcivescovo emerito di Trento monsignor Luigi Bressan, 84 anni, quest’anno al traguardo del 60° di ordinazione presbiterale e del 35° di ordinazione episcopale e il noneso di Denno monsignor Giancarlo Bregantini, 75enne stimmatino, da poco arcivescovo emerito di Campobasso-Bojano e prossimo a celebrare il 30° anniversario di ordinazione episcopale. Monsignor Bregantini sarà presente in cattedrale anche domani, Venerdì Santo, per la celebrazione della Passione e Morte di Gesù di cui curerà la meditazione, con inizio alle ore 15 (diretta streaming).

Benedetti gli oli santi 

Nella liturgia odierna, nella quale i preti presenti hanno rinnovato le promesse del giorno della loro ordinazione, sono stati benedetti anche gli olii santi: l’olio del crisma (da cui prende nome la Messa, usato nel conferimento di battesimo, cresima e nelle ordinazioni sacre), l’olio dei catecumeni (coloro che si preparano al battesimo) e l’olio per l’unzione degli infermi.

“Uomini ridotti a numeri” 

Nell’omelia don Lauro ha esordito citando la “bestia dell’Apocalisse, che esercita un potere contrario a quello di Dio, contraddistinta solo da un numero e non da un nome. E’  un numero e rende numeri.  Cosa significhi, lo abbiamo visto tragicamente nei campi di concentramento, dove milioni di uomini marchiati dal numero sono stati annientati, ma lo continuiamo a vedere oggi in interi popoli che vivono come in un campo di concentramento sotto le bombe, nella fame e nella povertà; nel volto dei migranti che vengono contati per numero ma il loro nome è dimenticato e scompare spesso nelle acque del Mediterraneo”.

“Quello che è più tragico – ha aggiunto monsignor Tisi – è che nel nostro sistema la logica del numero ha il sopravvento: tutto è computato in numero e l’uomo ridotto a funzione e operatività, soggiogato a un sistema economico-tecnico che detta il passa e noi siamo solo registrati come un numero. Un sistema che entra anche nella Chiesa, dove non raramente il discernimento lo facciamo con numeri e statistiche e non con la logica del Regno”.

“Dio chiama per nome” 

“Dio, a differenza della bestia – ricorda Tisi – , ha un nome e chiama per nome. Egli è persona e cerca la persona. Ha un volto e cerca il nostro volto. Ha un cuore e cerca il nostro cuore. Dio, come ci ha ricordato il testo evangelico, predilige poi chi nel mondo non conta: poveri, oppressi, dimenticati. nel vangelo hanno un nome. Meraviglioso questo Dio che chiama per nome, Dio che ha nel nome di Gesù i suoi lineamenti“.

“Corriamo il rischio di una deriva funzionalistica” 

“Il sistema figlio della  bestia rischia di far sì – non nega l’Arcivescovo – che anche il ministero episcopale, presbiterale e diaconale cadano nella deriva funzionalistica. Come vescovo, sento il dovere di chiedere perdono a Dio e a tutti voi per le tante volte in cui nell’esercizio del mio ministero ho favorito questa deriva con la mancanza di attenzione alla vostra persona, i discernimenti frettolosi, e l’ansia nel risolvere le questioni”.

“Facciamoci aiutare dalle nostre comunità”

Don Lauro non si nasconde le fatiche derivanti dal carico pastorale sulle spalle dei preti ma invita a “tornare a raccordare il cuore e la vita con la seduzione iniziale che ha dato avvio al nostro cammino credente e in seguito ministeriale”. “La pesantezza degli eventi – ammette – fa sentire faticoso pensare positivo e percepire che questo è l”’anno di grazia’””.

L’arcivescovo –  anche guardando ai chierichetti e cresimandi presenti in chiesa provenienti dall’Altopiano della Paganella, da Rovereto, Mezzocorona, Pergine, Mattarello e della bassa Valsugana – incoraggia ulteriormente il proprio clero: “Facciamoci aiutare dalle nostre comunità, dalla storia di bellezza umana e credente che le abita. Posso testimoniarvi che quando incontro le comunità raccolgo apprezzamento e stima nei vostri confronti, la gratitudine per una parola sussurrata in un momento di malattia, per la vicinanza delicata nei momenti di fatica, per l’impegno a costruire percorsi di fraternità. Vi stimano i vostri fedeli e io vi sento come olio di consolazione per i malati, forza per chi sta cercando la fede e profumo per chi sta chiudendo i battenti alla speranza”.

“State con la Parola e stimatevi a vicenda” 

L’appello finale dell’Arcivescovo ai preti, ricordando anche la “lezione di grande fede che mi arriva dai preti anziani ricoverati alla Casa del clero”, è a “prenderci del tempo gratuito per stare con la Parola e gustare nel silenzio l’amore di Dio“. Vi invito a una comunione non funzionale alle performance pastorali ma esistenziale, fatta di apprezzamento e stima vicendevole“.

I giubilei sacerdotali 

Al termine della celebrazione, animata il vicario generale don Claudio Ferrari ha ricordato i confratelli che quest’anno celebrano anniversari significativi della loro ordinazione. Eccoli nel dettaglio:

70 anni  – 1954: don Damiano Eccli, don Giovanbattista Fedrizzi, mons. Ernesto Menghini e don Arnaldo Rizzoli

60 anni – 1964: arcivescovo emerito mons. Luigi Bressan, mons. Adriano Tomasi (vescovo ausiliare emerito di Lima), mons. Cornelio Carlin, don Renzo Corona, don Vincenzo Filippi, don Benito Paoli, don Elio Paradisi, mons. Dario Pret, don Carlo Tisot e don Fortunato Turrini

50 anni – 1974: don Mario Busarello, don Emilio Menegol, don Gilio Pellizzari, don Pietro Rattin, don Severino Vareschi e don Renzo Zeni

25 anni – 1999: don Costantino Malcotti

Triduo Pasquale con la Messa in Coena Domini   

Questa sera, con la s. Messa in memoria dell’ultima cena di Gesù, inizia il Triduo Pasquale. L’arcivescovo Lauro presiede la celebrazione in cattedrale con il rito della lavanda dei piedi. Monsignor Tisi laverà i piedi ad alcuni rappresentanti del mondo del volontariato, ecclesiale e non, ricordando così Trento capitale europea ed italiana del volontariato.


Diretta sul canale YouTube della Diocesi e su Telepace Trento

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